Ma è una strega! No: le streghe hanno la scopa.
(Mary Poppins, nel film al minuto 22,55)
La nostra comprensione contemporanea delle antiche figure di Dioniso e di Afrodite è pregiudicata dalla ricezione di massa del Freudismo e del Niccianesimo, che fa della sensibilità contemporanea un melting pot di sessualismo, disincanto e culto dell'alienazione.
Tutto ciò ci fa dimenticare come Dioniso sia in primo luogo il nume della danza, della musica e dell'iniziazione, mentre il tema sessuale nel Mito greco è un tema più che altro alluso, allegorizzato, e spesso velato e celato negli aspetti più rituali e più misterici, su cui incombeva l'obbligo del segreto e del silenzio, per cui è poco utile e poco corretto romanzarci sopra. Lo stesso Nietzsche fu corrotto nella sua ricezione e uso del Mito greco dalla pessima ipoteca psicologica di un padre pastore protestante, con il suo moralismo repressivo e la sua isterica e rabbiosa repressività, in questi ultimi aspetti simile al padre del piccolo Adolf Hitler, poi improvvisamente mancato per una morte prematura; trauma nel trauma.
Figli sensibili e fragili, rovinati da padri psicopatici! Questa premessa per far comprendere come si possano evidenziare aspetti dionisiaci e afroditici anche nella casta immagine di Mary Poppins, senza per questo dover per forza scomodare il tema sessuale e l'ideologia sessualista oggi implicitamente imperante. Che Mary Poppins sia una figura magica appare di un'evidenza assoluta, non solo confermata dalle straordinarie vicende che la vedono protagonista nell'omonimo film ma è fatto narrativo autocertificato dalla stessa Mary appena prima di “entrare” nel dipinto a pastelli di Bert e ribadito in molte altre scene come quella celeberrima della rivelazione della magica parola: “supercalifragilistichespiralidoso”. Ma di che magia di tratta? E come precisare i tratti magici di Mary?
Proviamo a evidenziare alcuni aspetti e passaggi, alla ricerca di un campo semantico unitario. Mary arriva con il Vento dell'Est, specchiandosi tra le nuvole, e accogliendo la lettera di ricerca sparsa nel vento dal camino, e se ne va via con il Vento del Nord-Ovest. Il suo attributo principale è un ombrello scuro, stesso attributo sociale del Signor Banks, ma in una versione magica e più volatile, con una testa di pappagallo parlante. Arriva durante una tempesta, con i tacchi uniti, come seguendo un rito preciso. I bambini ne rivelano immediatamente la natura, ma per negarla subito, come a velare ed esorcizzare accostamenti tanto evidenti quanto imbarazzanti.
Mary è uno “spirito dell'aria”, un essere notturno e ventoso, una “strega”(Strix), una “Fata”, cioè un'evoluzione moderna dell'immaginario di Afrodite, Artemide e Dioniso. Come ogni iniziata gioca con gli specchi: sostituisce lo specchio della sua stanza con uno più grande, la sua immagine si anima duplicata nel nuovo specchio e si rivela con la sua ombra in un riquadro che imita uno specchio in un disegno a terra fatto da Bert il quale riveste il ruolo di giullare, jolly, bagatto, cioè l'adepto e paraninfo della Sacerdotessa.
Bert è polimorfo: musico, pittore, spazzacamino e venditore di aquiloni. È mediatore tra la Maga Poppins e i profani. Continua a cambiare maschera e colori nei vestiti, come Arlecchino, e nella gita in campagna dentro il dipinto è vestito diabolicamente a righe. Mary in quella gita appare portare un'afroditica fascia rossa ai fianchi che archetipicamente corrisponde al celebre nastro di Ino-Leucotea, che salva Odisseo naufrago. Non solo: danza sull'acqua fra i cigni, animale afroditico, calcando due tartarughe, come l'immagine di Afrodite Urania. Il cigno ritorna come talismano nel menù tenuto dai pinguini e il primo animale della fattoria che canta verso Mary è un bianco caprone.
Mary è inseparabile dal suo ombrello, che riveste lo stesso ruolo rituale del bastone degli iniziati di Dioniso e delle verghe delle streghe, poi storicamente deformato nella più prosaica ramazza. L'ombrello è segno di sovranità notturna, indicando la volta del cielo e il grembo della Notte. Quando non brandisce militarmente l'ombrello guida il corteo con altre analoghe simbologie assiali, come il palo dei cavalli della giostra, che ondeggia solcando ritmicamente il terreno.
Altro aspetto essenziale di Mary infatti è la dimensione artemidea. Come Artemide la Poppins parla con i cani e domina i cani, fa catturare da Bert una volpe rossa, per salvarla, e si rivela quindi una vera e propria potnia theron: signora sciamanica degli animali. Nel corso del viaggio nella natura Mary si rivela tramite il canto di Bert con tratti sacrali, primaverili, floridi propri sia di Artemide che di Afrodite e ancora presenti nell'immaginario britannico rinascimentale-barocco quale emerge nella Regina delle Fate di Edmund Spencer.
Mary quale nuova epifania di Cibele: intoccabile ma traboccante, danzante ma dominatrice, fino a vincere gli uomini nella gara di corsa dei cavalli e apparire incoronata di fiori. Pure sciamaniche sono alcune figure di contorno come lo zio Albert il cui riso delirante lo fa lievitare in aria, elemento ben dominato da Mary e da lei prediletto, come predilige i pettirossi e i tetti. Mary compie anche operazioni di magia mentale inducendo nel Signor Banks l'idea di portare i bambini con sé in Banca e nel contempo opera un'altra operazione di manipolazione mentale sui bambini suggestionandoli con la visione a distanza della vecchina dei colombi bianchi.
In tal modo Mary già prepara e precondiziona cosa accadrà il giorno dopo: il conflitto sul denaro fra i “corvi neri” del Tempio-Banca e le bianche colombe della Cattedrale. Non a caso le colombe sono un'altra immagine arcaica associata ad Afrodite. Materia di contesa: l'umanità fanciulla, elemento base di un Opus alchemico che deve convertire i corvi in colombe. Mary è una maga matriarcale. Proprio per questo la figura della madre dei bambini appare del tutto evanescente e inconsistente, non tanto e non solo per lasciare lo spazio narrativo centrale alla Poppins quale protagonista della vicenda ma anche per una ragione più sottile: la signora Banks, come la vecchina dei colombi, sono tutte epifanìe di Mary.
Accade un qualcosa di simile al rapporto di esclusione e implicazione reciproca che notiamo nella fiaba di Hansel e Gretel fra madre e strega: una esclude l'altra ma si equivalgono nel contempo. Quando muore la strega sparirà la madre. Così Mary Poppins irradia la sua presenza magico-matriarcale anche tramite la volatile madre suffragetta che lotta contro l'elemento maschile per il ritorno del matriarcato.
Nella scena di Mr. Banks che va da solo e di notte nella Banca-Tempio di Londra abbiamo poi un vero rito esoterico di tipo infero-massonico. Il nostro amico viene scortato da due adepti fino a una stanza buia con pavimento rosso dove un consiglio di anziani, dominato da uno ierarca con mantello rosso, che lo sottopone a una procedura che da una parte ricorda il rito militare di degradazione e dall'altra evoca una specie di contro-iniziazione fatta di fiori rossi sfiorati, cappelli sfondati e ombrelli invertiti.
La reazione è sorprendente: un riso delirante e sciamanico che ricorda quello di Albert. In quella stessa notte avviene un altro parallelo rito notturno che ricorda strutturalmente il Sabbat fatato: Mary quale Regina rossa della Notte, quale Ecate danzante al fuoco dei camini, circondata da una folla di neri adepti pittati di cenere che rischiano la vita a strapiombo tra cornicioni e ringhiere. Sembra anche un'esaltazione alchemica della fuliggine. Non è un caso che il vecchio ammiraglio vicino di casa li chiami “diavoli scatenati” e “ottentotti”! In riso veritas!
Il racconto inizia come finisce, con il camino quale segno di una soglia di passaggio ad altri mondi. Intanto in una casa Banks (e il tema quasi collodiano del mistero alchemico del denaro appare ritornante) resa fantasmatica da veli bianchi che coprono tutti i mobili, accanto al camino il saggio Bert inizia al segreto trasformativo della dolcezza il padre, nuovo iniziato. Il finale è dato dalla congiunzione fra la nera folla degli spiriti dei tetti e la casa bianca dei “morti rinati”. Il tutto si completa con il sacrificio dei due penny che i “bimbi colombi” fanno al papà ex corvo!
Il finale è sempre specchio dell'inizio, non solo con il segno del camino ma anche con il padre scomparso, al posto dell'iniziale sparizione dei bambini dietro all'aquilone. Il vento cambia e Mary s'invola mentre il padre restaura l'aquilone proprio con due penny di spago, in una sorta di controsacrificio di reversione dai corvi alle colombe. La positiva conclusione del racconto coincide infatti con il controllo dell'elemento aria allegorizzato dall'aquilone restaurato. Mary Poppins in quanto visione esoterica presenta la medesima perfetta coerenza e completezza propria dell'epica di un Pinocchio e del sogno misterico di un'Odissea.