Ancora qualche settimana di tempo per visitare la mostra antologica dedicata alla pratica artistica di Enrica Borghi presso gli spazi da poco restaurati del Castello Visconteo di Novara che ci ha regalato due prime assolute: per la prima volta nella sua storia dedica una mostra personale a una donna e sempre per la prima volta dedica una mostra a un'artista vivente. Occasione preziosa quindi per ammirare l'evoluzione del percorso artistico di Enrica Borghi iniziato ormai quasi trent'anni fa e qui molto ben rappresentato da opere “storiche" raccolte in un unico luogo proprio per l'occasione ma anche tante, tante opere inedite.
Nata in provincia di Verbania e residente sulle colline del Lago d’Orta, Enrica Borghi ha oramai un curriculum artistico importante comprendente diverse mostre personali nel contesto internazionale: Castello di Rivoli, Galleria d’arte moderna di Bologna, MAMAC di Nizza, Musee de Beaux-Arts di Bordeaux, Estorick Collection di Londra, ecc. Artista poliedrica ha fatto della trasformazione la peculiarità della sua ricerca artistica. “Voglio raccontare la seduzione dei rifiuti, la possibilità alchemica della trasformazione".
Il mondo di Enrica Borghi inizia lì dove il nostro finisce. Il suo atto creativo è tutto incentrato sul concetto di trasformazione in senso ampio, e ha il suo incipit nel recupero e ri-uso di materiali provenienti dall'ambiente domestico e femminile, materiali che la nostra società rifiuta e scarta e che quindi sono superflui, non più utili in una società oramai malata che non si accontenta mai di quello che ha, ma che vuole ottenere sempre di più, che vuole ottenere sempre qualcosa di diverso e che quindi abbandona subito, scarta con facilità per passare a soddisfare il desiderio successivo che avrà però la stessa sorte in una corsa incessante verso un obiettivo che ha nella propria irraggiungibilità la sua ragione d'essere.
Enrica Borghi parte da qui, trasformando i rifiuti in opere d'arte, creando bellezza e vitalità da ciò che era destinato all'oblio, alla morte. E il tema degli scarti, dei rifiuti anche umani pensiamo infatti alle tesi di Bauman è uno dei temi più attuali e caratterizzanti della società contemporanea: “un fantasma si aggira tra gli abitanti del mondo liquido-moderno e tra tutte le loro fatiche e creazioni: il fantasma dell'esubero. La modernità liquida è una civiltà dell’accesso, dell'esubero, dello scarto e dello smaltimento dei rifiuti" (Z. Bauman, Vite di scarto, Laterza, p.120).
In mostra arazzi l'ordito dei quali è creato a partire da striscioline ottenute da buste di plastica, Veneri e busti rivestiti di unghie posticce, strofinacci e pagliette metalliche, meduse create dai colli di bottiglie di plastica, mosaici ottenuti con i fondi delle bottiglie di plastica, giganteschi abiti di bottiglie di plastica ma anche fotografie di grande formato e pezzi unici dove l'elemento luminoso gioca tra i riflessi scintillanti delle superfici plastiche che prendono il posto dei più pregiati vetri. Enrica Borghi raccoglie le macerie, gli avanzi di un mondo in crisi, avvolto su se stesso e prova a generarne uno nuovo modificando il punto di vista con il quale guardiamo il mondo. ECO. Opere di Enrica Borghi è un viaggio all'insegna della meraviglia cioè “dello stupore suscitato da una cosa o situazione nuova, straordinaria inattesa", stupore che come per la filosofia antica è sinonimo di filosofeggiare, di interrogarsi, di riflettere quindi di crescere, di prendere consapevolezza, di maturare di cambiare, di trasformare.