Nel Palazzo Reale di Milano gli appartamenti del Principe si aprono alle visioni trasfigurate delle creature frutto dell'arte di Sølve Sundsbø. I luoghi e le forme del corpo umano sono sognati e donati dall'occhio mutante del fotografo norvegese. Sovrannaturali creature che in sé sembrano manifestarsi ai nostri occhi nella loro natura senza artificio alcuno, ma con assoluta veridicità di forma ed esperienza d'immagine.
Attraverso un percorso composto da foto iconiche e opere inedite, video, proiezioni e installazioni site-specific, viene approfondita la lirica del bidimensionale che trascende se stesso in funzione della terza dimensione alla quale Sundsbø giunge attraverso la tecnologia.
Sølve vive a Londra, città nella quale si trasferisce nel 1995 per frequentare un corso al London College of Printing, corso che abbandono dopo soli 4 mesi per diventare assistente di Nick Knight, suo maestro, con il quale lavorerà per 4 anni, a bottega, in una sorta di connubio assoluto tra allievo e maestro.
Ora Sundsbø collabora regolarmente con riviste come Pop, i-D, Dazed & Confused, Numéro, Visionaire, Vogue, Love, W e Times Magazine. Oltre alle riviste patinate del fashion ha lavorato con nomi della moda del calibro Yves Saint Laurent, Hermès, Nike e della cosmesi quali Lancôme e Mac e ha realizzato copertine di album per gruppi musicali come i Coldplay.
Sundsbø è stato eletto miglior nuovo esordiente al Festival internazionale della moda a Hyères nella primavera del 1999 ed è stato scelto come fotografo di moda da Creative Review per la sua mostra Creative Futures, nell'autunno dello stesso anno. Ha anche contribuito alla Biennale di Firenze, con Alexander McQueen e tenuto una mostra personale al Festival internazionale della moda di Hyeres nel 2003.
Nel 2013 la prima galleria dedicata esclusivamente alla fotografia d’arte, a Oslo, inaugura con Sølve Sundsbø la sua attività espositiva. La tecnica fotografica di questo allievo di Nick Knight non applica il rimaneggiamento astratto sull'immagine, ma si limita all'uso di processi analogici, ritenuti dai più obsoleti, per fonderli con l'avanguardia della tecnologia. Il suo lavoro è sull'immagine al naturale: dal ritocco dipinto a mano sul soggetto ritratto, sino ai raggi x, per poi addizionarvi la scansione tridimensionale delle forme che è certamente quanto di più pionieristico il mondo della fotografia possa esprimere oggi.
Tutto è partito, a suo tempo, dalla passione per lo sci e dal bianco che tutto circonda in tale pratica sportiva. Neve e candore come luogo dove ogni traccia pigmenta e trasforma: ricettore caleidoscopico dei segni di una storia dell'uomo, per l'uomo. Sul bianco le impressioni sono contenuti manifesti del passaggio dell'azione della natura così come il nero è affondo diretto, nell'opposto negativo, di quanto esiste e si accende di colore e prospettiva nella luce. Tra questi due estremi si afferma la svolta emotiva e illuminotecnica di Sølve Sundsbø. Attraverso la fotografia di moda, suo soggetto d'elezione, trova la zona franca dove sperimentare in totale libertà il suo esprimersi per le forme e la loro gamma pigmentale.
L'agire a regola d'arte, verso i soggetti catturati, è a favore di una vita tridimensionale nella pagina motoria di un video o in quella altrettanto penetrante e semovente di uno scatto fotografico che di bidimensionale ha solo il piano d'appoggio perchè si esprime in profondità di traiettoria attraverso lo sguardo del suo autore. La base creativa di Sundsbø è l'uomo, ma la sua creatività travalica la sostanza dell'umano e della natura stessa per raggiungere la verità che la fotografia “convince” dell'esistere, oltre le convenzioni e il noto, dentro il chiaro/scuro dell'anima.