Uno dei compiti più difficili che mi sia capitato nella già lunghissima carriera di precario è quello di descrivere cosa è stato Parco Poesia”a Rimini (ha vinto lui 10-1, prima edizione per me), il Festival della Poesia Contemporanea ed emergente curato da Isabella Leardini. Potrei parlare della presenza di tutta l’intellighentia della poesia italiana e rischierei di far sbattere capate al muro a chi di versi ne ha piene le pa... gine. Potrei allora cominciare dalle flotte di giovani riunite sotto questo “Io vado a capo” e qualcuno (come è già stato fatto) potrebbe bruciarmi il vessillo del culto del giovanilismo. Mi tocca dunque partire da alcuni dati di fatto: la poesia è sdraiata, intanto. Un piacere immenso ascoltare reading di giovani poeti degli Anni Ottanta e Novanta completamente abbandonati sul prato di Castel Sismondo. Una chicca, poi, l’umidità che si poggia a sera durante i versi musicati o le Lettere ad un giovane poeta dei big (De Angelis, Villalta, Bertoni, Galaverni, Rondoni).

Il secondo dato di fatto: la poesia non l’ammazzi. Santa miseria, l’avranno data per morta da secoli, forse solo da anni. Ma non credeteci: burla di qualche giornalaio di quartiere. Il Centro di Poesia di Bologna è una realtà che funziona meglio del Ministero ai Mali Pubblici, nelle scuole Isabella Leardini, mente e braccia della kermesse, fa della poesia una lingua viva e una materia persino coinvolgente. A 17 anni possiedono un senso della sonorità che meraviglia, a 20 anni si pubblicano i primi libri. E se non c’è l’editore le plaquette son fatte in casa, persino più belle e preziose. Quella di Ivonne Mussoni è in edizione limitata a 99 copie e s’intitola: A un quarto d’ora di universo. Tradotto: in dieci minuti puoi iniziare a viaggiare in mondi paralleli. Me la dona, la leggo con cura. La sua minuta silloge nasce da un’idea di Valerio Grutt e ell’Associazione Culturale Heket. Poi c’è, ad esempio, Eugenia Galli che nemmeno maggiorenne scrive che vorrebbe “solo qualcuno/ che mi porti a teatro,/ vorrei sentirti salire le scale/e riconoscere il rumore delle chiavi” oppure Federica Bologna che sa condurre gli incontri nel senso letterale del termine: ha 18 anni e prende per mano i poeti, tutti più grandi di lei. E ancora Alice Gori, che trova il tempo di tornare dalla spiaggia in stile “Baywatch” perché le letture non vuole perdersele.

Molti, specie i non “giovanissimi” (i poeti a 30 anni son vecchi?), leggono dai libri appena pubblicati. Come Bernardo Pacini, che addirittura cita un suo contemporaneo per aprire la sua raccolta, Giuseppe Nibali, a sua volta già autore della silloge Come Dio su tre croci. Diversi sono gli habituée di Parco Poesia, tra cui Domenico Arturo Ingenito, Matteo Fantuzzi, Roberto Cescon, Tommaso Di Dio, Matteo Greco, Maria Borio: conferme che avanzano. A dimostrazione che una nuova generazione – nonostante tutto – si stia facendo largo, c’è anche la presentazione della nuovissima redazione di Nuovi Argomenti diretta da Carlo Carabba: rigorosamente under 40. Ho dimenticato sicuramente non qualcuno, ma tanti. Chiedo venia.
Direte voi: che cosa c’entra l’età con la poesia? Nulla, esattamente: zero. Eppure io non ho incontrato una persona – una sola che potesse definirsi “vecchia”. “L’Arte dà vita alla vita, l’Arte è vita al quadrato”: Rondoni ha più volte specificato nei suoi libri che “la poesia mette a fuoco la vita”.

A Parco Poesia non c’è proprio il tempo di pensare a quanti anni si compiono. È festa e basta. A spegnere 10 candeline è il Festival stesso, forse – ecco – il più anziano di tutti è lui. Ma l’atmosfera che nessuno saprà restituirmi di questi tre giorni mi sembra un ottimo carburante per continuare a camminare. E poi ardere. “Ah dì”: i romagnoli traducano.