Molte malattie, come l'insufficienza cardiaca, possono avere una prognosi peggiore rispetto alla maggior parte delle evenienze neoplastiche. Il cancro però suscita paura! Quando comunemente si dice "dopo una lunga malattia", si vuole indicare un decesso dovuto a un cancro. Nel tempo la scienza medica ha combattuto affinché questo morbo letale potesse essere curato o, quanto meno, compreso nel suo meccanismo genetico: sulla base di questo “timore” pure i voltagabbana hanno avuto spazio per le cure più improbabili.
Nel tempo la ricerca sulla neoplasia ha avuto grande sostegno da un florilegio di iniziative finalizzate a raccogliere fondi per le scuole mediche che vi si dedicavano in modo specifico e vennero i primi risultati.
L’arrivo del nuovo millennio ha fatto nascere, sotto la “Direzione generale della ricerca e dell’innovazione in sanità”, nel 2002, l'Alleanza Contro il Cancro (ACC):
Raggruppa tra l’altro i 19 istituti di ricerca e cura oncologica, accreditati con standard europei definiti dall’Organisation of European Cancer Institutes (OECI), con lo scopo di coordinare la ricerca oncologica italiana. ACC rappresenta la più grande rete oncologica italiana che ha come obiettivo di portare al letto del paziente oncologico le migliori diagnosi e cure e di adottare le migliori pratiche cliniche sviluppate dai singoli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS), per facilitare e velocizzare il trasferimento delle eccellenze con ricadute positive sulla salute dei pazienti. L’obiettivo di ACC è di rendere accessibili le sperimentazioni cliniche innovative, tra cui quelle di medicina personalizzata, i cosiddetti genomics driven trial, al fine di dare al paziente giusto, al momento giusto, la terapia giusta. […]
L’ACC ha avviato la creazione di un primo gruppo di lavoro (working group WG) sulla genomica chiamato ACC-Genomics per poter dare rapidamente attuazione anche in Italia ai programmi di medicina di precisione. Questo gruppo di lavoro in pochi mesi ha sviluppato nuove metodiche di analisi genomica per il tumore del polmone e della mammella. […]
L’ACC ha attivato collaborazioni tra la rete e i più grandi centri oncologici del mondo, tra questi l’MD Anderson di Houston negli Stati Uniti punto di riferimento mondiale nel settore, al fine di sviluppare programmi congiunti. Tale accordo è stato firmato a Roma il 2 maggio 2016 nel contesto di un convegno scientifico di altissimo livello al quale hanno partecipato le massime autorità di entrambe le parti [1].
Tali studi non hanno tardato a dare i risultati e la notizia, De Maria, Direttore scientifico della Fondazione dell’Istituto Oncologico di Viagrande e Dirigente di ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con il Dipartimento di Discipline Chirurgiche e Oncologiche dell’Università di Palermo, l’ha voluta dare su un quotidiano della sua Catania [2]:
Una nuova scoperta scientifica che potrebbe rivoluzionare la terapia del cancro al colon è stata effettuata da un équipe di ricercatori coordinata da Ruggero De Maria direttore scientifico della Fondazione dell’Istituto Oncologico del Mediterraneo (Iom) di Viagrande e dirigente di ricerca presso l’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con il dipartimento di Discipline Chirurgiche e Oncologiche dell’Università di Palermo. De Maria è romano di nascita ma catanese di adozione: egli infatti è figlio del compianto prof. Aldo che fu patologo chirurgo dell’ateneo di Catania e della signora Giuliana a sua volta figlia del grande Luigi Condorelli. Per di più la scoperta ha avuto nei laboratori dello stesso Iom uno dei più decisivi supporti.
Questo cambiamento, nel 2008, Ruggero De Maria, ormai Ricercatore dell’Istituto Superiore di Sanità e insegnante in America, alla George Mason University in Virginia, lo ha raccontato nel settimanale Donna moderna ad Antonella Trentin [3]:
«Dieci anni fa, quando ho ottenuto il primo finanziamento per i miei studi dall’Associazione italiana ricerca sul cancro, ero senza capelli, nel mezzo di una chemioterapia. Quei fondi mi hanno ridato la speranza, la voglia di lottare anche per gli altri, malati come me».
Da allora De Maria ha cambiato vita e lavoro: dalle malattie autoimmuni è passato allo studio delle staminali tumorali, cioè le cellule alla base dello sviluppo del tumore e delle metastasi. Il tema dell’edizione 2008 è stato il “dialogo tra esperienza e innovazione”, cioè l’incontro tra differenti approcci alla lotta contro il cancro. Quello più “antico”, ancora fondamentale, che si basa su chemioterapia e radioterapia. E quello all’avanguardia dei farmaci “intelligenti”, meno aggressivi e mirati su un singolo bersaglio: le cellule tumorali.
«Io sono guarito grazie a una cura classica, una combinazione di farmaci chemioterapici» racconta De Maria. «Ma la decodificazione del genoma umano ha cambiato completamente le frontiere della ricerca. Oggi con soli 400 dollari si può conoscere la propria predisposizione genetica a un certo tipo di tumore o a una malattia come l’Alzheimer.
Queste scoperte hanno aperto un altro filone di ricerca: la proteomica, cioè l’identificazione delle proteine, le loro caratteristiche e struttura. E un filone decisivo perché il cancro deriva quasi sempre da un’alterazione delle proteine. Sono decine di migliaia e la loro composizione è dettata dai geni: se questi mutano danno origine a proteine malate».
Il Presidente dell’ACC è nominato ogni 5 anni dal Ministero della Salute tra figure di alto profilo scientifico proposte dal Consiglio Direttivo. La carica è attualmente ricoperta dal professor Ruggero De Maria. Il corposo curriculum di questo studioso è stato pubblicato dalla Fondazione ATENA onlus in occasione del Premio Atena 2010 assegnato a un ‘ricercatore in attività’ in Campidoglio, Sala della Protomoteca il 10 giugno: tanto curriculum fa pensare che il nostro ricercatore, a monte, abbia avuto trasmesso geneticamente un DNA particolarmente elaborato. Non posso infatti non ricordare che il suo nonno materno è stato Luigi Condorelli [4], cardiologo e maestro di due generazioni di medici del secolo XX. Né sottovalutare il carattere rigido e fedele del nonno paterno, Salvatore De Maria [5], Medaglia d’argento al valor militare e promozione sul campo nella prima guerra mondiale. Più vicino nel tempo è stato il padre, Aldo [6], chirurgo e autore del primo trapianto di rene in Italia.
E siamo ai nostri giorni. Gli entusiasmi degli anni 2006 non sono stati semplici intuizioni ma la base dei risultati odierni [7]:
L’analisi del tessuto tumorale dei pazienti affetti da glioblastoma multiforme, il più maligno dei tumori cerebrali, ha permesso ai ricercatori italiani coordinati da Ruggero De Maria, direttore del Dipartimento di ematologia, oncologia e medicina molecolare dell’Istituto superiore di sanità-ISS, di scoprire il meccanismo con cui agiscono le cellule staminali tumorali.
La Ricerca, finanziata dall’Associazione italiana per la ricerca sul cancro-AIRC, ha svelato che le cellule staminali dei tumori hanno delle capacità finora insospettabili che rivoluzioneranno la biologia dei tumori, spiega Ruggero De Maria: “Abbiamo esaminato i tessuti di circa quaranta pazienti ammalati di glioblastoma multiforme, uno dei tumori più aggressivi, per il quale non esistono terapie efficaci, e abbiamo potuto osservare come le sue cellule staminali siano in grado di far crescere il tumore, generando direttamente dei nuovi vasi sanguigni. Questi nuovi vasi nutrono il tumore e gli permettono di crescere e invadere il cervello”.
“Si tratta di una osservazione molto importante - aggiunge il ricercatore - perché questo studio, in particolare, ha mostrato come la maggioranza dei vasi sanguigni del tumore sia costituita da cellule staminali tumorali trasformate in cellule endoteliali, cioè nelle cellule che normalmente sono deputate alla formazione dei vasi del sangue necessari a portare ossigeno e sostanze nutritive al nostro organismo”.
Uno scenario, quello aperto da questa ricerca, che conforta i clinici: il dottor Roberto Pallini, ricercatore dell’Istituto di neurochirurgia dell’Università Cattolica di Roma, e coordinatore dello studio assieme al dottor De Maria, afferma che “la scoperta che le cellule staminali tumorali danno origine ai vasi sanguigni dei glioblastomi può avere notevoli implicazioni terapeutiche in quanto l’individuazione di farmaci in grado di bloccare questo processo potrebbe costituire una terapia efficace per la cura di questi terribili tumori”.
Risultati positivi in tal senso sono già stati osservati da noi in modelli sperimentali di glioblastomi.
Il dottor Pallini e il professor Luigi Maria Larocca, anatomo-patologo dell’Università Cattolica, già da alcuni anni studiavano le cellule dei vasi sanguigni del glioblastoma e avevano dimostrato che esse presentavano caratteristiche atipiche che le distinguevano nettamente dalle cellule dei vasi cerebrali normali. A partire da queste osservazioni, con uno studio durato più di 3 anni e grazie all’importante collaborazione con il dottor De Maria, si è giunti alla attuale pubblicazione su Nature.
Tra l’Istituto di neurochirurgia dell’Università Cattolica e l’ISS è in atto una stretta e proficua collaborazione scientifica per lo studio dei tumori cerebrali, che ha portato alla creazione di una banca delle cellule staminali del glioblastoma, indispensabile per analisi biomolecolari su larga scala.
Potrei chiudere questa nota con un “Osanna” ma la tristezza che mi pervade ogni volta che la RICERCA viene dileggiata da un dilettantismo pressapochistico di massa non me lo consente: tornerà la saggezza?
Note
[1] Il testo è ripreso da internet apportando le modifiche del caso.
[2] Angelo Torrisi, Scoperte a Catania le staminali che danno il via al cancro del colon, “La Sicilia”, 20 novembre 2006, p. 8; De Maria ha detto: Così individueremo terapie più efficaci.
[3] Antonella Trentin, La ricerca mi ha salvato la vita, “Donna moderna”, a. XXI, n. 45, p. 43.
[4] Condorelli Luigi, Enciclopedia Italiana, III appendice, 1961; cfr. pure L. Condorelli, Sull’educazione etica del medico, De Luca ed., Roma 2015: “Io dico che vero Medico è chi sa penetrare e scrutare nell’anima dei suoi malati (L.C.).
[5] Vicario, Un fecondo ceppo nebroideo: Salvatore De Maria, “Il Nastro Azzurro”, a. XLVII, n. 4, Lug.-Ago. 2008, pp. 24-25. Cfr.
[6] Vicario, Aldo De Maria Marthiano, “Dizionario biografico degli italiani”, ad vocem; Il Premio Nobel 2005.
[7] 20/11/2010, Milano, Cancro. Ricercatori italiani svelano il meccanismo con cui le cellule staminali generano i tessuti tumorali (Internet).