La fortuna è una ruota in continuo movimento, ciò che un giorno è in alto ammantato di gloria, il giorno dopo è caduto in basso disconosciuto da tutti. Per Machiavelli la fortuna corrisponde all’occasione: la più importante virtù del principe sta nel cogliere al volo le opportunità che possono aprirsi secondo i giri della ruota.
Ci sono uomini che sono passati alla storia per aver approfittato di queste occasioni, vivendo ascese improvvise e cadute disastrose più e più volte nel corso della loro vita. Queste le riflessioni che sovvengono nel visitare la villa dei Mulini a Portoferraio, residenza di rappresentanza di “S.M.I e R. Napoleone il Grande Imperatore de’ Francesi”, come scriveva il maire dell’isola d’Elba il 3 maggio 1814, giorno in cui l’Indomabile, con a bordo il Corso “accompagnato da S.E. il Gran Maresciallo Conte Bertrand, dal Sig. Conte Drouot, e da trenta due altri del suo seguito” diede fondo nella rada di Portoferraio.
Nei 300 giorni di permanenza sull’isola il nuovo sovrano mise mano a una vera e propria trasformazione migliorandone la viabilità, le condizioni igieniche, il commercio, l’agricoltura e dando avvio a numerosi lavori pubblici. Così come fu per il Granducato di Toscana sotto i Lorena pochi anni prima, il piccolo Principato che gli era stato assegnato dal Trattato di Fontainebleau profondamente riformato dall’opera di Napoleone. Si può dire che il turismo – oggi la principale fonte di reddito – sia nato proprio in questo momento, quando numerosi viaggiatori affollarono l’isola a causa della presenza della corte imperiale.
Ma il primo fra i lavori ordinati dal sovrano fu l’allestimento della sua residenza personale, individuata lungo il camminamento di ronda fra il Forte Focardo e il Forte Stella, dove al tempo vi erano tre mulini a vento. La villa dei Mulini è stata negli anni scorsi restaurata e riaperta al pubblico. Dal suo arrivo fu costruita in neanche venti giorni e la notte tra il 21 e il 22 maggio l’Imperatore dormì per la prima volta nella sua nuova residenza. Nei giorni seguenti si occuperà di far pervenire mobili e arredi da Parigi e dalle residenze toscane della sorella Elisa. In giugno acquisterà anche la tenuta di San Martino per farne la propria residenza estiva.
Chi oggi raggiunge la villa salendo dal porto lungo le scalinate lastricate in calcare rosa della città vecchia, magari di mattina presto, alle 8.30 quando i custodi aprono il cancello d’entrata, ha la fortuna di immergersi in questa vicenda storica. Le stanze sono ancora disposte secondo la costruzione originale che ospitava diversi saloni di rappresentanza, una sala da ballo e gli appartamenti privati di Napoleone, secondo uno schema ridotto, ma del tutto simile alle altre residenze imperiali parigine. Di grande rilievo è la collezione libraria (già aveva colpito Alberto Moravia che la descrisse in un articolo del 1939) conservata nelle due sale della biblioteca che ospitava più di cinquemila volumi fatti pervenire da Fontainebleau e in seguito donati, insieme a tutte le altre proprietà, da Napoleone al comune di Portoferraio. Dagli ambienti del piano terra si accede ai giardini esterni che ancora oggi conservano il fascino della disposizione che avevano in origine: il giardino all’italiana e quello privato dell’Imperatore. Da qui si gode una vista unica sulla baia e sulle montagne della costa antistante, come un hortus conclusus a picco sul mare, luogo di meditazione e di svago.
Napoleone lasciò l’isola il 25 febbraio 1815, fece ritorno in Francia e dopo i fatidici 100 giorni subì l’ultima sconfitta, quella finale di Waterloo, dalla quale non si rialzò mai più. Scrivo queste righe in navigazione a vela, quando ho appena lasciato l’Elba salpando nella tarda mattinata con rotta sulla Corsica: guardando i suoi monti azzurri, che si confondono fra cielo e mare, mi viene da pensare che laggiù, in un piccolo borgo dell’entroterra, nacque un uomo che seppe cogliere le opportunità che gli offrì la fortuna e, al di là di ogni giudizio storico che possiamo attribuirgli, mise a frutto queste occasioni cambiando le sorti del mondo nel bene e nel male. All’Elba certamente nel bene.