È sotto gli occhi di tutti l'universo concentrazionario dell'editoria, dove gloriosi nomi di case editrici indipendenti sono fagocitati da grossi gruppi monopolistici, uno su tutti, "Mondazzoli", i cui proprietari vi aggiungono quotidiani, periodici e qualche rete televisiva in sovrappiù, caso unico in Europa. Il tutto nella quasi totale indifferenza; anzi, se, come profeticamente aveva scritto Pasolini, l'Italia è un paese senza memoria, presto non se ne parlerà più. Tanto più, dunque, lodevoli, le poche, volonterose, case editrici indipendenti, che facendosi anche carico della distribuzione, altro "moloch" che non risparmia i non allineati, riescono a dare visibilità ai difensori della libertà di cultura.
Caso paradigmatico, le vicissitudini della casa editrice milanese Viennepierre, fondata da Vanna Massarotti Piazza con il marito Piero e che, pur con un ricco e articolato catalogo incentrato sulla cultura lombarda e milanese, fu costretta a chiudere nel 2011. L’ interesse per la poesia meneghina è poi confermato anche recentemente dalla pubblicazione di tutte le poesia di Carlo Porta nella traduzione di una personalità della poesia contemporanea, la milanese di adozione Patrizia Valduga.
La prima pubblicazione, e una delle più importanti della piccola e coraggiosa casa editrice, era stata, nel 1986, il Florilegio di poesie milanesi dal seicento a oggi, a cura di Guido Bezzola, con le traduzioni di Sandro Bajni e le note di Angelo Romanò.
La magistrale introduzione del Bezzola, chiarisce e sfata tanti luoghi comuni relativi al dialetto, primo fra tutti quello che connota la poesia dialettale come popolare, spontanea, facilmente comunicativa. Scontata la differenza tra "poesia dialettale, concepita come qualcosa di limitato, di buffo o di lacrimoso-memorial-sentimentale", e "poesia in dialetto", che va al di là di generi e sottogeneri, il curatore puntualizza che: "Nel momento in cui una persona si accinge a munirsi di carta penna e calamaio e a scrivere i propri pensieri in sillabe ritmate, detta persona compie un'operazione riflessa che di colpo la immette nel numero dei dotti ..." . Inoltre, la scelta del dialetto ha un valore culturale aggiunto, che è quella del "codice" dialetto in alternativa al "codice" italiano, con la relativa scelta, spesso, di argomenti apparentemente comici, ma, in verità, spesso pirandellianamente "umoristici": basti pensare a certe tragiche figura di Carlo Porta, o a certe atmosfere "espressionistiche" di Delio Tessa.
Queste più che cinquecento pagine, non solo ci offrono un affresco godibilissimo di perle poetiche che vanno da Carlo Maria Maggi a Franco Loi, da Tommaso Grossi a Emilio De Marchi, oltre a tanti "minori" da riscoprire e ai due mostri sacri Porta e Tessa, ma rappresentano anche uno spaccato storico e culturale di quattro secoli di una città che non ha mai smentito la sua vocazione mitteleuropea e internazionale e che conferma la "linea lombarda di moralità (non di moralismo) che sembra permeare la produzione letteraria lombarda appunto, in lingua e in dialetto ... una continua sottile taglientissima e spietata capacità di distinzione tra essere e parere".
Oggi, l'antologia è riproposta, "con emozione e convinzione" dall'Associazione culturale Viennepierre, che, con i mezzi consentiti da chi vuole mantenere la propria indipendenza, desidera ripercorrere lo spirito innovativo della casa editrice. Ettore Buccianti, presidente dell'associazione ripercorre l'itinerario di questo progetto editoriale, partito dalla zia Vanna Massarotti Piazza, che, forte della sua attività in importanti case editrici come Garzanti e Vallardi, una volta in pensione, pensò di fondare, assieme al marito Piero, la VNPR, acrostico del suo nome e di quello del marito. Una volta terminata questa esperienza, è stato Ettore Buccianti a voler proseguire questo originale itinerario di cultura milanese, prima promuovendo edizioni fuori commercio di testi rari come i Poemetti di Rajberti, poi creando un'associazione culturale che riprendeva le tematiche della VNPR.
Il primo frutto è stato, appunto, la riproposizione dell'antologia del Bezzola sopra citata, ma, entro fine anno dovrebbe uscire la traduzione in milanese della Divina Commedia di Ambrogio Maria Antonini e un libro fotografico sulla Milano degli anni '70 di Angelo Cremonesi. L'associazione si avvale anche della collaborazione di Gianfranco Scotti, storico e dialettologo, e di Silvia Morgana, docente emerito di Lingua Italiana, che ha promesso di portare alla luce la poesia delle “Businate”, versi scherzosi dialettali che satireggiavano costumi e personaggi ambrosiani. In programma anche, curato dalla professoressa Marina Cavallera, la rivisitazione di uno degli itinerari più amati dai milanesi, quello tra la capitale lombarda, Varese e i laghi.
Ettore Buccianti, alla fine, sottolinea che questo suo impegno è nato anche come “divertimento”, senza nessuna pretesa di diffusione commerciale, e infatti, per non dipendere dalla grande distribuzione, è lui stesso che rifornisce le librerie delle sue pubblicazioni, fra l'altro, con ottimi risultati di vendite. Un divertimento che stimola quell'interesse per la scoperta, la riscoperta e la memoria di quella cultura milanese e lombarda, così generalmente schive ad esibirsi, ma così pregne di opere e autori che hanno segnato e segnano l'identità di una città e di una regione.