Scopriamo Isaac de Martin, un giovane talento che ci racconta grazie alla sua musica come “il pianeta terra sia un enorme cantiere per tutte le forme di vita, le quali sperimentano continui tentativi di migliorarsi come esseri viventi…”.
Come è nata la tua passione per la musica?
Ricordo il periodo delle medie, il mio rapporto con la professoressa di musica era pessimo, non riusciva (forse neanche ci provava) a comunicarci un minimo di passione per la musica e l'unico strumento utilizzato era il flauto dolce, che veniva usato il più delle volte come una cerbottana (spesso puntato verso la prof.ssa stessa). Io scrivevo nei quaderni "la musica è tempo... perso!". Poi in casa mia sorella suonava distintamente il pianoforte (lei già andava a scuola di musica). Sicché un giorno, spinto non poco dai miei genitori, ho deciso di provare a studiare l'unico strumento libero in casa: il sax contralto di mia madre. Ho fatto un anno di sassofono nella scuola della banda musicale del paese per passare ben presto alla chitarra.
Qual è stato il tuo percorso di studi?
Dunque, a 12 anni i primi 3 nella scuola di musica del paese per poi incontrare il M. Angelo Amato (del 1937) di Venezia, con cui ho studiato per circa 10 anni chitarra classica, imbracciando una chitarra dieci corde che capii avere molte possibiltà espressive e di colore. A 17 anni poi ho conosciuto Franz Falanga (1933-2018), stregone dello stride piano e del ragtime. Con lui è stata una vera e propria iniziazione allo swing ed è nata la Adovabadan Jazz Band attiva in Italia e all'Estero. Poi mi sono iscritto al conservatorio Steffani di Castelfranco Veneto, diplomandomi in chitarra jazz.
Quali sono state le esperienze più significative finora?
Difficile rispondere sinteticamente a questa domanda, più ne ricordo e più ne affiorano. Oltre agli incontri con i miei Maestri ricordo significative le produzioni artistiche a fianco di Fabio Calzavara, talentuoso jazzista trevigiano, matto al punto giusto da lanciarsi in lunghi viaggi in giro per l'Europa a suonare la nostra musica composta e ispirata da folletti, demoni e fate, abbiamo anche musicato parecchi film muti. Con lui ho conosciuto il produttore colombiano John Montoya che al tempo lavorava a Fabrica, isola felice di creatività nel triveneto, ci ho collaborato per qualche anno fino a quando proprio li ho incontrato Alaa Arsheed (violinista siriano), con cui ho inziato a suonare in tutta Italia. Negli ultimi 8 anni ho avuto il piacere di lavorare anche per il teatro ed il cinema e un'esperienza particolarmente formativa è stata lavorare a Mosca componendo e orchestrando le musiche del film In Guerra con la Russian State Symphony Cinema Orchestradiretta da Sergei Skripka. Di tutti i viaggi fatti in Europa in auto, treno e aereo ne è poi uscito naturalmente l'album Construction Site.
Quanto è complicata la vita di chi sceglie la musica?
Per me è sempre stata complessa più che complicata, ma se guardo la vita di qualunque persona è la stessa cosa. La complessità è propria dello stare al mondo. La sfida è trovare un ordine al caos, tutto qui.
Parlaci del tuo disco Construction Site, come mai questo titolo?
Questo disco è frutto di due anni di lavoro, completamente autofinanziato e prodotto in appartamenti tra Berlino e Cavaso (in provincia di Treviso dove sono cresciuto), oltre che nelle sale d'attesa degli aeroporti, in auto, nelle stanze d'albergo. Avendo tutto sotto controllo con i potenti programmi audio al giorno d'oggi basta avere un portatile per abbozzare delle idee o finalizzare un arrangiamento. Construction Site vuol dire Cantiere, Baustelle in tedesco. E l'idea è che il pianeta terra sia un enorme cantiere per tutte le forme di vita che lo vivono. Una consapevolezza diversa e necessaria che pone l'essere umano non al di sopra di altre forme di vita ma alla pari di piante, batteri, animali ecc... tutte forme di vita che in questo cantiere chiamato Terra sperimentano tentativi di migliorarsi come esseri viventi. Di questo parlano anche i testi scritti dalle artiste che ho coinvolto.
Quali sono le tue fonti d'ispirazione?
Le fonti di ispirazione in questo disco sono molteplici e le più disparate e provengono, come gli artisti coinvolti, da Italia, Germania, Finlandia, Bulgaria, Serbia, Polonia, Siria e Nigeria. Ho avuto la fortuna di incontrare talentuosi creativi con cui ci siamo intesi artisticamente, ma umanamente prima di tutto. Niklas Ahlsved ha registrato la batteria a Helsinki, Karla Hajman le voci a Belgrado, Alice Vivian a Berlino, Iva Marcon a Bassano del Grappa, Alaa Arsheed il violino in un appartamento di Treviso, Mauro Brunato il e Riccardo Carli il basso elettrico, Nicola Barbon il contrabbasso, Fabio Calzavara e Tommaso Troncon i sassofoni, Julian Bidner il trombone a Berlino e Hannu Lamminmäki lo ha registrato a Helsinki (oltre ad aver curato il mix di alcune tracce e il mastering finale dell'album), Giacomo Li Volsi l'arpa celtica, poi ho avuto il piacere di collaborare e avere come ospiti il quartetto vocale di voci bulgare Abagar Quartet e il virtuoso di Kaval Krastio Dimov (sempre bulgaro). La copertina e la grafica è frutto di una collaborazione tra l'artista polacca Klaudia Kost e l'italiana Silvia Toja dell'Accademia di Belle Arti di Brera. Senza di loro questo lavoro avrebbe certamente un nome diverso e un'atmosfera diversa: probabilmente il suono del prossimo disco a cui sto già lavorando.
Quali sono le collaborazioni in essere al momento?
Al momento sto lavorando intensamente con Arsheed alla esecuzione delle musiche dell'opera teatrale di celebrazione della fine della Prima guerra mondiale Senza Vincitori né Vinti scritta a quattro mani da Francesco Niccolini e Mario Rigoni Stern (nel 2007) con le musiche composte da Alessandro Grego. Saremo assieme al Coro Valcavasia diretto da Tarcisio Dal Zotto, Filippo Faes al pianforte e direzione, Anna Serova alla viola, Mattia Tormen e Andrea Bordignon alle percussioni. La recitazione è affidata a Marco Paolini e Simone Cristicchi. Oltre a questo, sto lavorando ad un EP che uscirà in autunno e che ha come chiave di lettura la musica tradizionale giapponese, in particolare ho fatto ricerca sullo strumento a corde Koto e ne ho estrapolato un'amalgama con i suoni elettronici delle drum machine. Ne sta uscendo un lavoro atmosferico, serale, danzante.
Uscirà per la fine dell'estate un altro EP in collaborazione con il cantante hip hop Andrea Endi Moretto. Sto portando in giro un live assieme ad Alaa Arsheed al violino e Riccardo D'Errico alla batteria ed elettronica. Formazione nata grazie al progetto Sound Routes, Notes to get closer. Avremo una tourné in Spagna a novembre.