La necessità di comunicare qualcosa e di ampliare le proprie esperienze è da sempre stata alla base del comportamento dell’uomo; la comunicazione consente di scoprire nuovi mondi, nuove realtà e quindi di arricchire il proprio bagaglio complessivo.
La civiltà romana ha interpretato in modo completo e articolato questo bisogno innato nella natura umana facendosi portatrice di una cultura della comunicazione e dello scambio già molto tempo prima dell’avvento della attuale strumentazione sociale. I social network dei tempi andati erano le terme e infatti sono stati rinvenuti resti di stabilimenti termali risalenti all'epoca romana, a significare che anche le terme assolvevano alla necessità di comunicazione e di socializzazione; molto spesso in questi luoghi veniva privilegiata la cultura e perciò erano dotate di biblioteche e il frequentarle era occasione di incontri per transazioni di diverso genere, sia strettamente personali che commerciali.
Attualmente i centri termali oggi funzionanti sono numerosi; naturalmente quelli moderni sono lontanissimi dai loro corrispondenti di età romana, ma in qualche modo abbiamo voluto dare loro un significato analogo collocandoli in un discorso turistico ampio e diversificato. Le cure termali infatti, oltre che essere pura cura del corpo possono divenire cura della mente e dello spirito se durante un soggiorno si spazia nel territorio circostante alla ricerca di bellezze naturali ineguagliabili (di cui il nostro Paese è ricchissimo), di bellezze artistiche uniche al mondo presenti in ogni angolo del più piccolo paesino italiano, di feste tradizionali e di carattere gastronomico che riassumono perfettamente le nostre origini e la nostra evoluzione sociale.
La grande civiltà romana si basò e propagò su basi terrestri e proprio tali collegamenti resero possibile l’assoggettamento dell’Europa alla civiltà classica. Le strade romane completarono la già presente ramificazione idrica e il loro percorso si basò spesso su antiche strade e su semplici tracciati, e tale sistema rimase il più funzionale in tutta Europa. Alcuni tracciati romani rimasero ancora in uso in epoca medievale e anche oggi molte strade insistono lungo gli antichi percorsi.
I romani presero atto della necessità di unire due città nel modo più veloce in termini di percorrenza e più funzionale possibile realizzando importanti interventi sull’ambiente, in alcuni casi ancora visibili; ciò portò a una divisione razionale dello spazio europeo e a una ottimizzazione dell’uso delle terre fertili che determinarono un beneficio alle funzioni amministrative e militari. Quasi sempre lungo il percorso di una strada venivano fondate nuove città, determinando un cambiamento dei traffici e delle relazioni economiche anche in altri paesi limitrofi, d’altro canto la costruzione di strade fu spesso la conseguenza di una conquista.
Elemento non trascurabile era la funzione economico/commerciale delle strade, l’uso delle quali consentiva l’esportazione dei prodotti agricoli e dei manufatti, quindi un motore commerciale vero e proprio. Per i romani il III secolo a.C. fu periodo di grande fermento: la letteratura, le lingue, i culti religiosi e un rinnovato programma urbanistico trovarono nuovi impulsi e proprio all’inizio del III secolo venne costruita la prima strada, cioè la Via Appia.
Voluta dal censore Appio Claudio Cieco nel 312 a.C. ricalca, in parte, una vecchia strada che arrivava verso i Colli Albani e in seguito protratta fino ad arrivare a Brindisi (190 a.C.); è la più importante tra le strade consolari romane e a buon diritto chiamata “Regina viarum”. La sua ideazione seguì un piano eccezionalmente moderno per cui il tracciato non attraversava i centri abitati minori ma raggiungeva direttamente i siti interessati aumentando la percorribilità, inoltre la sua costruzione comportò un notevole lavoro di ingegneria e importanti interventi sull'ambiente. Fu realizzata con grandi lastroni poligonali di basalto, aveva una larghezza sufficiente a far transitare due carri nello stesso momento ed era delimitata da due marciapiedi in terra battuta. A distanze fisse erano situate stazioni di fermo per il cambio dei cavalli e per il ristoro dei viaggiatori, quasi fosse una moderna superstrada.
In prossimità dei centri abitati ai suoi fianchi venivano erette tombe e monumenti. Di molti di questi sono ancora visibili le vestigia come nel caso di Terracina. Fondata probabilmente dagli Etruschi nel V secolo, fu conquistata dai Volsci e nel 406 a.C. dai Romani i quali ne apprezzarono la posizione strategica. Numerose sono le testimonianze di epoca romana come i resti dell’Anfiteatro (I sec. d.C.), di un impianto termale e dell’imponente Tempio di Giove Ànxur. Testimonianza della civiltà romana si ha nell’utilizzazione frequente, in edifici di varie epoche, di elementi architettonici di età classica; è inoltre da rilevare il fatto che ciò sia avvenuto anche con le pietre basaltiche provenienti dal lastricato della via Appia.
Proseguendo, in direzione sud, si trova Sperlonga, le cui più lontane origini sembrerebbero legate agli Spartani anche se la leggendaria Amyclae o Amunclae sembra abbia avuto vita breve. La zona visse comunque un periodo di ricchezza in epoca romana, periodo durante il quale fu meta di turismo per i Romani che utilizzarono a tale scopo le grotte sul mare, all’interno delle quali sono state rinvenute numerosi parti di opere scultoree. Tanto le grotte quanto i suddetti reperti, oggi raccolti nel locale Museo Archeologico, sono da collegare alla vicina Villa di Tiberio. I gruppi più interessanti sono stati rinvenuti nella grotta dedicata proprio a Tiberio, si tratta di colossali sculture in marmo, tra le quali di particolare valore il gruppo di Polifemo e quello di Scilla, nonché piatti votivi e vasi attici che testimoniano la vivacità culturale del proprietario della villa.
Un’altra località situata nei pressi della Via Appia, anzi unita a questa tramite un’altra strada romana, la Via Valeria o Placca, è Gaeta, utilizzata in epoca romana come porto dalla vicina Formia e idealmente collegata a questa da numerose ville ivi edificate da ricchi romani. Pochi i resti a testimonianza di questa presenza e tra questi una villa del II secolo d.C. Al contrario, numerosi ruderi romani sono presenti nella località di Mìnturno, antico insediamento ausone che nel 296 divenne colonia romana e accrebbe la sua importanza grazie alla funzione di collegamento commerciale con la Campania resa possibile dal transito della Via Appia e della quale si conservano integri numerosi tratti. E fu proprio questa a condizionare l’orientamento degli edifici di età romana. Sono visibili i resti di un acquedotto, di vari templi eretti in epoche diverse, di un teatro, di edifici termali, di un anfiteatro e, forse, di una basilica. La città venne probabilmente distrutta dai Longobardi intorno al 580/90, e molto materiale proveniente dagli edifici romani, venne riutilizzato in opere realizzate nella zona in epoche successive.
Camminare lungo la “Regina viarum” è interessante oggi come lo era allora a testimoniare che la vivacità e l’interesse di questi luoghi non cambiano nel tempo.