In questo articolo mi interessa raccontare una mia recente esperienza di conversione di una piccola azienda tradizionale agricola in un orto-frutteto biologico.
La conduzione dei terreni secondo la tradizione e il metodo colturale degli ultimi cinquanta anni ha comportato diverse conseguenze in agricoltura che si sostanziano soprattutto in un impoverimento dei macro e micro elementi nutritivi del terreno: l’azoto, il fosforo e il potassio, boro, rame, manganese, ecc.. Inoltre, la ripetitività di colture altamente consumatrici di nutrienti e il trattamento delle erbe infestanti con erbicidi a largo spettro hanno causato la perdita della microfauna e della microflora del suolo. Infine grande responsabilità hanno avuto le lavorazioni a notevole profondità con il rovesciamento della zolla che sposta in basso lo strato più utile alle radici delle piante, quello più ricco di sostanza organica.
È così che il terreno agricolo difficilmente riesce a creare quello strato importantissimo per la coltura, chiamato in gergo tecnico humus, e dopo anni di questo metodo il suolo rimane un supporto piuttosto povero. Quindi l’agricoltore di professione, o appassionato che sia, dovrà sempre nutrirlo artificialmente con apporti sempre più massicci di concimi inorganici e organici ma non riuscirà a ricostituire in tempo per la coltura successiva quell’apporto naturale di sostanze come avverrebbe se venisse lasciato a riposo e migliorato con interramenti di specie leguminose, ad esempio lavorato solo con ripuntature o leggere lavorazioni molto superficiali.
Non va dimenticato poi come l’avvento della meccanizzazione ha comportato il passaggio ripetuto dei mezzi agricoli per le lavorazioni, trattamenti diserbanti e concimanti e le raccolte. Il risultato è stato il compattamento dei terreni che se già di natura pesanti, perché ricchi di argilla e limo, hanno impedito alle radici di espandersi nel migliore modo possibile in tutto lo strato di coltivazione e di usufruire bene della soluzione circolante per mancanza di quella porosità del terreno, indispensabile per una buona crescita della pianta.
Tutto questo, unito al depauperamento dell’ambiente inteso in senso ecologico, cioè le componenti come le siepi poderali, le alberature, la vegetazione lungo fossi e rete fluviale minore, ha generato un’uniformazione del tessuto rurale con forti ripercussioni sugli equilibri della flora e della fauna e microfauna. Il risultato è stato: maggiori infestazioni di malattie, insetti anche provenienti da altri paesi (in virtù della globalizzazione) che nelle specie locali hanno goduto di maggiore successo non trovando i predatori dei paesi di origine.
Aiutata da un proprietario di terreni incline al cambiamento ho cercato di mettere in atto tutte quelle azioni utili a migliorare lo stato ambientale e microclimatico di un’area agricola bella di per sé, ricca di acqua e risorse ma semplificata, e ho provato a ripristinare un equilibrio ecologico andato perduto con l’eliminazione delle siepi, la monocoltura e i continui trattamenti, diserbi, insetticidi, fungicidi. Naturalmente benché le dimensioni dell’azienda siano medio-piccole, circa 3 ettari, il proprietario dovrà dedicare a questo impianto colturale tutto il tempo necessario sia ad avviarlo sia a mantenerlo secondo dei principi che si ispirano a metodi ben precisi e assodati come quello biologico - cioè un metodo di coltivazione e di allevamento che ammette solo l’impiego di sostanze naturali, presenti cioè in natura, escludendo l’utilizzo di sostanze di sintesi chimica (concimi, diserbanti, insetticidi) - e quello biodinamico cioè quando la fertilità e la vitalità del terreno devono essere ottenute con mezzi naturali: compost prodotto da concime solido da cortile, materiale vegetale come fertilizzante, rotazioni colturali, lotta antiparassitaria meccanica e pesticidi a base di sostanze minerali e vegetali.
La prima cosa che ho proposto è di diversificare le produzioni cioè realizzare un ORTO, un FRUTTETO, piantare siepi miste di specie locali, inserire piante con PICCOLI FRUTTI e inserire colture cerealicole diverse come farro, avena, sorgo, girasole, colza. Inoltre ho proposto di alternare le specie principali con colture invernali ed estive da sovescio, cioè quelle specie che oltre a produrre massa verde poi interrandole danno nuova fertilità al terreno apportando materiale che incrementerà il livello di sostanza organica del suolo; due esempi tra tutte il grano saraceno, il sorgo sudanese e la senape. Inoltre la scelta colturale cadrà in quelle specie, sopra citate, a minore consumo di fertilizzanti e migliorative della struttura del suolo e del contenuto azotato del terreno.
Sarà fondamentale poi ricreare una sorta di campo chiuso soprattutto a protezione dell’orto e del frutteto piantando una siepe mista che delimiti la proprietà più possibile e ricrei una difesa ecologicamente importante dalle avversità e degli insetti in particolare, e infine introdurre due o tre arnie di apicoltori locali per migliorare il livello di impollinazione delle colture arboree e dei piccoli frutti. Ho inserito poi nel mio progetto dei filari di alberature a bordo campo per ricostituire una maglia del tessuto agrario spesso sede di predatori di insetti nocivi (afidi, nottue, cimici, altiche, ecc.) oltre che fungere da frangivento e parziale ombreggiamento. Le siepi e i filari saranno utili per produrre anche legname di piccola dimensione (frasche, rami).
Sarà prioritario per il proprietario, imprenditore agricolo, fare un piano di produzione a medio/lungo termine e nel frattempo inserirsi in una rete di agricoltori con lo stesso ideale di produzione per essere sempre aggiornati sulle novità varietali, varietà antiche di cereali, e inserirsi nelle filiere corte locali. Inizialmente potrà anche affidarsi a cooperative locali e aziende che ritirano prodotto biologico per venderlo con il loro marchio, successivamente qualora fosse avviato potrebbe pensare a formule di vendita diretta come lo spaccio aziendale, farmer market e gruppi di acquisto locali. Per fare questo bisognerà produrre piante orticole con specie e varietà non comuni e già in eccedenza sul mercato locale, accedendo a collezioni di sementi rare e insolite oltre a quelle più richieste. Inoltre in autunno si metterà a coltura un frutteto misto con varietà resistenti, tradizionali e rustiche per la zona senza necessità di trattamenti costanti come concimi e prodotti fitosanitari.
Ho così cercato di guardare anche agli aspetti formali di questa azienda cercando di curare anche la bellezza dell’orto e del frutteto. Un ettaro di orto-frutteto di circa 1000 mq sarà costituito da un orto ripartito in riquadri dove alterneremo piante da orto, officinali e fiori utili a tenere lontani insetti dannosi (calendule, tagete, convolvoli) e stabilire un buon microclima. Qui oltre a produrre sperimenteremo l’attività che poi verrà gradatamente sviluppata su altri 3000 metri quadrati a pieno campo anche con eventuale predisposizione di serre mobili per produrre primizie (piselli, meloni, rucola, insalatine) mentre l’ultima parte l’ultima parte sarà quella destinata a frutteto misto: peri, meli, cotogni, susini, albicocchi, noccioli e kiwi. Ho voluto inserire anche piccoli frutti (more, lamponi, uvaspina, ecc.) e piante mellifere a mo’ di siepe e spalliere nonché piante officinali richieste sul mercato del biologico: rosmarino, salvia, menta, maggiorana, origano, timo, finocchio selvatico, coriandolo, senape.
La siepe mista sul lato nord dell’appezzamento a fianco della rimessa agricola proteggerà l’orto dai rigori invernali e sarà anche decorativa nelle fioriture con Viburno, Acero campestre, Prugnolo selvatico, Pero corvino, Evonimo, Alloro, Cornus sanguinea, Corniolo, Sambuco, che sarà molto utile per ripristinare le condizioni di vita di predatori e competitori di insetti nocivi (afidi, nottue, cimici, altiche, ecc.). L’orto avrà necessità di spazi destinati ad attività di compostaggio e per questo ho pensato di mettere sul lato nord del confine ma riparato dalla siepe e esposto alla luce due o tre compostiere create ad hoc in legno di recupero anche fai da te. Il cumulo da compostaggio va a costituire una riserva di materiale per pacciamature e concimazione delle aiuole dell’orto con diversi livelli di maturazione.
La strategia per ottenere un'azienda redditizia, ecologicamente sostenibile, rivolta all’autosufficienza familiare e alla produttività è presto detta: migliorare lo stato di biodiversità dell’azienda con impianto di più specie possibile tra alberi, arbusti, colture da pieno campo, orticole, piccoli frutti, officinali e fiori selvatici lasciar riposare a turno il terreno con riposo e sovescio, rispettare le rotazioni e i giusti avvicendamenti (colture a forte asporto con colture a basso asporto e azotofissatrici), ridurre al minimo apporti esterni minerali ma solo di origine vegetale o animale e infine avvalersi di sistemi di controllo dei funghi e dei parassiti con prodotti omeopatici o fai da te, tipo macerati d’ortica e di equiseto, rispettare i tempi lunari per le semine. L’impegno deve essere costante e appassionato poiché solo così si potrà appurare come questo tipo di agricoltura che integra tradizione e innovazione sia la migliore strada possibile da percorrere.