Un autoritratto implica di conoscersi a fondo e non credo che questo sia il mio caso. Diffido di chi dice “ho capito chi sono e sono padrone della mia vita”. E confesso che spesso mi sorprendo di me stessa, nel bene e nel male. Posso dire con certezza che le esperienze più importanti sono state quelle in cui ho imparato qualcosa. Nella gioia e nel dolore, come si dice. Ogni volta che quello che mi è accaduto, le persone che ho incontrato, i luoghi che ho scoperto, la lettura di un libro, la sorpresa di un’opera d’arte o di una musica magari sentita per caso in lontananza, una notte d’amore, mi hanno insegnato qualcosa, aprendo i miei occhi come fossero finestre e facendomi riflettere e sognare, ecco, quelle sono le esperienze che ricordo. Il resto è semplice cronaca quotidiana. In verità potrei dire di aver vissuto senza progettare la mia vita, o meglio, senza programmarla. Curiosando qua e là, ma con fervore. Almeno spero.
Un libro che amo molto, I nutrimenti terrestri, di un autore tormentato, inizia così: Natanaele, ti insegnerò il fervore… l’ho letto da adolescente e mi ha strappato il cuore, dandomi un imprinting fatale. Il fervore di vivere, alquanto impegnativo e faticoso ma bellissimo. Chi ne fa esperienza con forza sono i grandi artisti e per loro a volte si tramuta in un incurabile male di vivere. Io per fortuna non ho nessun talento! Anche se ho sempre avuto desiderio di sapere, di conoscere, di riflettere, di studiare. Di guardare cosa c’è un po’ più in là. Se nell’angolo estremo della mia visuale entra qualcosa di inatteso, sono sempre andata a vedere di cosa si trattava. E non sono mai rimasta delusa. A volte è stata una sliding-door che ha cambiato la mia vita. È successo, sì. È così che ho avuto gioie immense, tra cui di recente il matrimonio di mio figlio Ludovico con Marta, una giovane donna che amo come fosse mia figlia, e dolori profondi di cui uno inesprimibile, la perdita di un figlio adorato. E questa è stata la nascita di un’altra me, che non conosce la paura. Dopo questo, di cosa potrei mai aver paura? E di sicuro non ho più paura della mia morte. Sono certa che avrò - credo che questa sia una capacità che abbiamo tutti pur senza saperlo - la forza per affrontarla e accoglierla. Sorella morte…
Sono una fan sfegatata di San Francesco, sono andata anche a Assisi a piedi, seguendo i suoi passi e fermandomi nei suoi luoghi più amati, La Verna, soprattutto. E un amico filosofo che ho conosciuto da poco ma che ringrazio per questo insegnamento, mi ha svelato che esiste una ars moriendi e sto cercando di capire come fare a impararla. Penso che morire bene sia possibile, ma credo che dobbiamo volerlo. Darò un giudizio severo, che mi attirerà critiche di presunzione o di arroganza, ma pazienza… detesto le persone che tremano per la paura della morte, le trovo codarde e sciocche. Ma penso che forse è la vita che le terrorizza e provo pena per loro.
Detto questo, voglio essere sincera… non so se sarò capace di fare quello che in teoria, da viva e vegeta come sono, mi pare possibile. Potrei smentirmi clamorosamente. Dubito ergo sum, diceva quel tale. Vedremo. In quel momento sarò sola e niente e nessuno potrà aiutarmi, e non potrò tornare a raccontarlo ma scoprirò finalmente il Grande Mistero … se c’è qualcosa da scoprire, ovviamente…
Scrittrice, fotografa, manager, viaggiatrice-escursionista, ecc.: qual è il filo rosso che unisce tutte queste attività?
Credo che il fil rouge sia proprio la appassionata e fervida curiosità di cui parlavo, da un lato, con la ricerca di esperienze che ogni volta siano “conoscenze” e mi diano entusiasmo, energia e nuove speranze, e dall’altra una cronica “inconcludenza”… intendo dire che non ho mai cercato di raggiungere un traguardo, un primato, una meta. Mi è sempre piaciuto intraprendere un percorso, qualunque esso fosse, per dimostrare a me stessa che potevo farcela, ma senza accanirmi, senza insistere. Con perseveranza sì, ma fino al punto in cui restava tale e non diventava una fissazione o una ossessione. Quando questo accadeva semplicemente cambiavo strada. Non molto furba, no? Ho lasciato all’improvviso gli studi, già avanzati, di medicina e tanto altro ancora.
Non ho mai avuto molta fiducia nelle mie capacità, questo va detto e va probabilmente ricercato nella mia infanzia, e quindi non mi sono mai posta obiettivi irraggiungibili. Per questo, nel momento in cui il risultato era alla mia portata ecco che cessava di interessarmi. Ed è così che sono diventata brava in tante cose senza mai eccellere in nulla. Ma sono soddisfatta, ho battuto tanti sentieri e credo di aver vissuto con intensità e coraggio. Ho fatto l’archivista, la top manager, la fotografa, la scrittrice, ho solcato mari, galoppato nei boschi, camminato sulle antiche vie, meditato per ore infinite in zazen. Ho fondato un movimento “politico” del tutto inedito, un vero esperimento durato 5 anni e molto intenso, ho fotografato persone straordinarie, ho pubblicato 6 libri e ne stanno per uscire altri due mentre alcuni manoscritti sono già “in panchina”. Non male, no, per un’inconcludente?
È vero che donna non si nasce ma si diventa?
Un amico carissimo - purtroppo scomparso - diceva di me che ero un uomo in corpo di donna… Aveva ragione, in tutti noi sono presenti i due opposti, ma bisogna scegliere. E io ho scelto senza esitazioni di essere donna, con tutto quello che comporta in termini di accettazione di un ruolo a volte defilato proprio per definizione. Non intendo dire che mi sono sentita inferiore agli uomini, questo mai, anzi sono sempre stata forte e combattiva per ottenere e difendere il mio spazio e il mio ruolo, ma non ho mai pensato di mettermi a gareggiare con loro. Troppa fatica!
“Una donna che insiste sull’eguaglianza rinuncia alla propria superiorità” (Anatole France)
Appunto…
Single, coppia, famiglia … qual è il futuro della donna?
A vent’anni avrei detto coppia, a trenta e quaranta famiglia, a cinquanta avrei detto boh, a sessanta suonati dico SINGLE! Scherzo… credo che l’importante sia saper scegliere in ogni momento quello che si ha.
Come s’incontrano e confrontano uomo e donna nel 2000?
Le armi a mio parere sono sempre state pari, ma l’uomo era a cavallo e la donna a piedi. Poi siamo salite in sella anche noi ed è iniziato un grande torneo che non avrà mai fine e spero che sia finalmente un gioco a somma diversa da zero in cui vincono tutti.
Ha scritto nel suo romanzo Qualche lontano amore, che l’amore è anche una questione di potere …
Lo penso perché ne ho esperienza. Nel libro scrivo che l’amore è violento non perché usa la forza, ma perché esercita un potere, il potere di uno sull’altro. "Possibile" si chiede Clara, la protagonista "che non si possa mai star tranquilli, e fronteggiarsi alla pari?". E aggiunge. "L’amore è un’altalena, mentre dovrebbe essere una danza. Un minuetto, un valzer, un twist o un rock’n roll…".
Si è definita una “pellegrina laica”…
Sì. la definizione più adatta a me è questa, perché implica da una parte una ricerca spirituale da “pellegrina” e non solo da camminatrice, dall’altra rispecchia la mia visione del mondo che non fa riferimento alla religione in senso stretto.
È appassionata di fotografia di interni, in particolare ambienti e stanze d’albergo, ma anche di opere d’arte all’aperto, come le sculture del Cimitero Monumentale di Milano: con quali diversi stati d’animo affronta queste diverse riprese?
Dirò una cosa molto ambiziosa, e chiedo perdono in anticipo… cercando, come incitava Henri Cartier-Bresson, il più grande di tutti, di mettere sulla stessa linea di tiro l’occhio, la mente, il cuore. È difficilissimo ma quando senti - raramente almeno per quanto mi riguarda - di esserci riuscito diventi, per un attimo, una stella luminosa. Oggi, con vari, diffusi programmi di ritocco, l’elaborazione delle immagini sembra alla portata di tutti: è un modo intelligente per avvicinare i profani alla fotografia o un livellamento che allontana dalla creatività? Lo so che è banale dirlo ma sono vere entrambe le cose. Il fotoritocco, in fondo, si faceva già in camera oscura. È assolutamente lecito usarlo per migliorare o esaltare un paesaggio o un volto, quando però prevale sulla fotografia e diventa manipolazione spinta allora è diverso. Se hai qualcosa da dire e lo dici bene sei un artista, altrimenti sei un pasticcione.
Esiste un “occhio femminile” alla fotografia?
Esiste una voce femminile in letteratura? Un pennello femminile nell’arte? Un pentagramma femminile nella musica? Potrei continuare e dire di no, vista l’impari presenza dei due generi in ogni campo… invece dico di sì, perché le donne che si sono affermate in questo settore artistico, perché di questo si tratta, dominato dagli uomini, sono state e sono straordinarie. Perché sono donne? Certo, questo ha il suo peso.
Oltre che il Cimitero Monumentale, che con la sua attività di presidente dell’Associazione Amici del Monumentale, sta contribuendo a far conoscere, quali angoli di Milano meriterebbero di essere riscoperti?
Milano è bellissima, lo dico sempre. Nasconde un po’ i suoi capolavori, ma nemmeno troppo, basterebbe non dare per scontato, come fanno molti, che non è bella. È meno sfacciata di Roma, meno romantica di Firenze, meno struggente di Venezia, ma splendida e molto, molto interessante e intrigante. Per questo non mi piace che come brand o claim o slogan o come diavolo si dice si sia scelto “Yes Milano”… Yes cosa? Perché? SÌ Milano, SÌ.