Fin dal IX secolo Salerno era rinomata per la sua Scuola Medica. Questa città, insieme alla Puglia e alla Calabria, faceva parte dei possedimenti normanni, discendenti dal celebre Guglielmo detto il Conquistatore, che oltre a tanti luoghi, si era impadronito anche dell'Inghilterra.
Sul finire del 1100 giunse a Salerno, reduce dalla Palestina, dove aveva combattuto nella I Crociata con Goffredo di Buglione, Roberto, uno dei tre figli di Guglielmo che, in seguito alla morte del suo fratello maggior Guglielmo Rufo, stava rientrando in Inghilterra dove avrebbe dovuto ereditare il trono. Il fratello Enrico Beauclerc, però, approfittando della sua assenza riuscì a impossessarsi del trono, infatti, Roberto, che si trovava ancora in Puglia, dove si era sposato, sarebbe arrivato in Normandia solo a settembre.
Pare che Roberto si sia fermato a Salerno per consultare i famosi dottori, perché aveva bisogno del loro aiuto. Durante l’assedio di Gerusalemme aveva riportato una ferita al braccio destro, mal curata e degenerata in fistola. I medici salernitani esaminarono la piaga di Roberto e, dopo un consulto, dichiararono che la causa della fistola era dovuta al veleno presente nella freccia che lo aveva colpito e che non se ne poteva ottener la guarigione se non facendola succhiare sino alla completa estrazione di tutto il veleno.
Questa operazione avrebbe, però, causato la morte di colui che avrebbe compiuto questo atto. Non volendo il principe mettere a rischio la vita di nessuno, Roberto aveva predisposto la sua partenza per l’Inghilterra. La principessa Sibilla sua sposa, con raro esempio di amor coniugale, non si preoccupò di esporsi a tal pericolo e, durante la notte, mentre Roberto dormiva, senza ch'egli potesse accorgersene, tante volte succhiò la piaga fino ad estrarne tutto il veleno.
Gli storici, però, ritengono favoloso tale racconto e sono orientati a credere che i medici di Salerno riuscirono a risanare Roberto, il quale prima di ripartire per l’Inghilterra, mostrò desiderio di portar con sé una regola per ben conservare la salute anche in avvenire. I medici salernitani si misero di buon grado all'opera, e si vuole che incaricassero il loro più dotto collega, Giovanni da Milano, a stendere e a raccogliere i precetti, che furono poi divulgati sotto il titolo di Schola Salernitana a lui dedicati nell’incipit. Roberto, giunto in Normandia, non poté poi occupare il trono d'Inghilterra, perché Enrico, suo minor fratello, lo aveva già nella sua assenza usurpato; né gli fu più possibile riacquistarlo, per cui il titolo di Re Anglicano datogli dai medici di Salerno, non gli fu confermato né dagli altri scrittori, né dalla storia.
La Regola sanitaria, che ricorda nel primo verso Anglorum Regi Scribit Schola Tota Salerni ebbe, invece, più successo: se ne contano circa 200 edizioni dal 1480 alla fine del 1800! Conosciuta in tutta Europa, tradotta nelle lingue nazionali, subisce varie stesure e titoli differenti. Perfino nella carta 210a del manoscritto 2197 del Canone di Avicenna, custodito presso la Biblioteca universitaria di Bologna e datato ai primi del XV secolo, è raffigurata questa storia: in primo piano sulla sinistra vi è una donna stesa a terra e sullo destra un edificio turrito e un golfo con alcune barche. Secondo alcuni studiosi, la miniatura illustra questa leggenda e l’edificio potrebbe rappresentare la sede della Scuola Medica.