Nei primi mesi del 1918, nell’infuriare della Grande Guerra, Pablo Picasso tornò a Parigi dove venne allestita un’importante mostra dedicata alle sue opere e a quelle di Matisse. La mostra si tenne nell’importante galleria Paul Guillaume, appassionato collezionista che venne introdotto alla conoscenza dei più influenti artisti del tempo da Apollinaire.
Mercante d’arte e proprietario della Galleria, alla sua morte Guillaume lasciò una ricchissima collezione di prestigiosi quadri. Modigliani gli dedicò tre ritratti molto particolari, in cui l’uomo è raffigurato seduto a un tavolo con un occhio solo perché, secondo il pittore, con uno guardava il mondo e con l’altro guardava se stesso. Guardava anche i dipinti di Picasso del periodo cubista, del quale questi è stato l’esponente più noto.
Anni folli, vennero definiti, di una Parigi che si voleva dimenticare la guerra trovando sollievo nell’alcol e nella trasgressione, anche con l’uso di droghe, ma che cercava pure una dimensione spirituale, che desse un senso a tutto quanto stava accadendo poco lontano di lì, a migliaia di giovani. La Ville Lumière metropolitana continuava ad essere vessillo di moda e di possibilità di successo, mentre tutto veniva travolto dal rombo dei cannoni e la società borghese sembrava sull’orlo dell’abisso, come raccontavano i molti fuoriusciti della Russia in preda alla riconquista di un difficile equilibrio dopo la rivoluzione, peraltro ancora in atto.
Città liberale che consentiva espressione e incontri, sarà sempre pervasa da un’esplosione di ispirazioni, tanto da crogiolare artisti e scrittori da ogni dove. Picasso, dopo il Periodo blu, aveva schiarito i suoi colori approdando al Periodo rosa degli anni 1905 e 1906, per diventare cubista tra il 1906 e il 1907, anni in cui la morte di Cezanne, che ebbe grande influenza su di lui, lo porteranno a una retrospettiva sulla sua pittura.
La fase cubista portò Picasso a numerose sperimentazioni in cui il pittore metteva in discussione il concetto di rappresentazione artistica, passando dal Cubismo formativo e analitico a quello sintetico, in modo da semplificare il concetto di figura. Proprio il periodo sintetico si svilupperà tra il 1912 e il 1915, identificando in una decina d’anni l’appartenenza di Picasso a questa evoluzione, con inserimento di piani larghi e colorati nelle forme scomposte, con ampio utilizzo del collage polimaterico. Il soggetto, infatti, veniva rappresentato come si proponeva alla mente dell’artista e poteva essere il risultato di composizioni con carta, carte da gioco, tele e altro che acquisivano valore d’arte nel momento in cui si univano per comporre una sintesi in una figura. La funzione plastica del lavoro acquisiva grande importanza, come se si volesse comporre la natura tutta che a breve sarebbe stata devastata dal conflitto. C’è una profonda reazione all’Impressionismo facendo prevalere il volume sul colore.
Nello stesso 1918, nella chiesa russa della capitale francese, Picasso si sposerà.