#MEMEPROPAGANDA è un progetto espositivo online/offline, curato dal collettivo Clusterduck e ospitato da Greencube.gallery, uno spazio espositivo online diretto da Guido Segni e Matìas Ezequiel Reyes. Il progetto si focalizza e promuove progetti che mettano in discussione i limiti e il rapporto tra virtuale e reale. Clusterduck è un collettivo interdisciplinare attivo al confine tra ricerca, design e filmmaking, con particolare attenzione agli attori e ai processi che stanno dietro alla produzione dei contenuti della Rete.
La mostra rappresenta una riflessione sulla crescente influenza dei meme e dei contenuti memetici sulla società digitale, e un tentativo di esaminare criticamente il loro crescente impatto in vari ambiti della contemporaneità. #MEMEPROPAGANDA è anche un esperimento di produzione memetica collettiva, che sfida il pubblico a partecipare a una competizione online di meme character design.
La mostra si articola in varie tappe. Nella prima fase, sei artisti selezionati, Simon Villaret, Jules Durand, David Renaissance man, Shay Ariely , Dottor Pira, Nicole Ruggero, Polyducks con la partecipazione speciale di Pietro Parisi lavoreranno per creare un set di poster iconici, che avranno come protagoniste le favolose creature conosciute come meme characters. I poster saranno diffusi in località selezionate del mondo online e offline. Questi poster avranno la funzione di invitare il pubblico a visitare la mostra e a prendere parte alla sua seconda fase, interattiva e partecipativa. Questa avrà luogo online, e sarà un omaggio all’ambiente dove i reaction meme e le prime creature memetiche hanno avuto origine: le imageboard. Per una finestra di tempo stimata in due settimane, gli utenti saranno liberi di partecipare a uno o più draw thread, lanciati col fine sperimentale di creare nuove creature memetiche.
Le interazioni generate dagli utenti sulla board verranno fedelmente documentate e archiviate, mentre alcune delle nuove creature originate dal pubblico partecipante diventeranno parte integrante della mostra. La mostra si concluderà con una celebrazione online in forma di disegno collettivo e partecipato, che avrà luogo nella superinternet.space room: una festa in omaggio a vecchie e nuove rinascite memetiche. Un esperimento aperto alla partecipazione, ma anche consapevole dei rischi di contestazioni e attacchi da parte delle frange più elitiste dei memer: un tentativo di ricreare uno spaccato delle ferventi attività politiche, artistiche e ideologiche che ogni giorno affollano le board, i forum e i thread del social web.
Da quando Donald Trump, in una fase cruciale delle passate elezioni presidenziali americane, ha postato su Twitter un disegno che lo ritraeva nelle sembianze di Pepe The Frog, accendendo una discussione ancora in pieno svolgimento sull’uso politico dei meme, la potenzialità comunicativa e simbolica dei meme è diventata evidente: non solo tra gli addetti ai lavori, ma anche per il più vasto pubblico. I meme sono uno strumento capace di veicolare informazioni complesse, in brevissimo tempo, catalizzando massicciamente il consenso degli utenti del social web e non solo.
In modo non dissimile dalle prime forme di pubblicità di massa, nate dallo sviluppo delle moderne tecniche di propaganda, e diffuse grazie a tecnologie allora emergenti quali la radio, il cinema e la televisione, oggi, nell’era di una progressiva frammentazione del mondo sociale e digitale, la memetica ci seduce per le sue intuizioni germinali sulla manipolazione semantica, e la sua capacità di evolversi e adattarsi costantemente alle nuove forme della comunicazione.
Si possono facilmente tracciare dei parallelismi tra la nascita delle prime tecniche di manipolazione dell'opinione pubblica, avvenuta a seguito dell’applicazione in ambito commerciale delle metodologie sviluppate dalla psicologia del subconscio, e l’attuale ossessione della platform economy per la razionalizzazione della gestione dell’attenzione pubblica. In modo analogo, nuove forme d’arte, nate sotto l’influenza della meme culture, vengono spesso paragonate alla pop-art per il loro uso ironico e spregiudicato di iconografie mainstream e la celebrazione dell’estetica consumista e della cultura pop.
A tracciare una distinzione netta tra la pop-art e l’arte memetica sta però la figura dell’autore: presente nel primo caso, assente o meglio infinitamente molteplice e variegata nel secondo, andando a mettere in discussione la legittimità dei tradizionali approcci curatoriali. Del resto, sarebbe mai possibile applicare una curatela ai meme? E cosa sono i meme? Arte? Mitologia? Un nuovo formato linguistico di matrice collettiva? Un iperoggetto?
Se per alcuni aspetti, come già rilevato dagli osservatori più attenti, i meme presentano molte delle caratteristiche proprie di una sottocultura, quali l’esclusività, la ricercatezza estetica e l’opacità linguistica, se teniamo conto della portata del loro impatto, tale paragone appare quantomeno riduttivo. Risulta perciò oggi più che mai urgente capire, analizzare e diffondere il sapere che la memetica implica. Se è vero che questi piccoli artefatti semantici, all’apparenza così triviali, possono contribuire a rovesciare il potere dell’establishment tradizionale, diffondere la conoscenza dei meme diventa un atto di educazione politica.
#MEMEPROPAGANDA vuole perciò trascendere l’annosa contrapposizione fra i cosiddetti normie, esponenti del vituperato mainstream, e gli autoproclamati autistici, presunti guardiani di una cultura memetica “autentica”, approfondendo invece la riflessione sul portato delle varie correnti memetiche, dagli edgy agli wholesome.
#MEMEPROPAGANDA, partendo da quest’analisi, sceglie di adottare la posizione dell’osservatore partecipante: come un antropologo che tenta di comprendere gli sviluppi delle nuove sottoculture urbane, o dell’archivista, che conserva, compara, e ripercorre gli avvenimenti a ritroso in cerca di un fil rouge. Grazie a questo approccio, la mostra potrà proporsi come catalizzatore di nuovi (o vecchi) processi memetici. Tuttavia, non pretenderemo di essere neutrali in questo processo: riteniamo che la posta in gioco sia troppo alta, e il potenziale impatto che determinate correnti memetiche potrebbero avere sulle scelte ideologiche e culturali del futuro siano troppo significative, per concederci il lusso dell’indifferenza. Avremo i nostri eroi, le nostre principesse e nostri principi, e ovviamente i nostri cattivi: ma potreste rimanere sorpresi nello scoprire che gli eroi possono fallire, principesse e principi essere malvagi, e i cattivi forse rappresentano la nostra unica speranza.
Ammirate il magnifico mondo di #MEMEPROPAGANDA: un mondo popolato di bizzarre creature memetiche, che senza sosta intrattengono, provocano, confondono ed incantano il loro pubblico. Possono essere rospi, orsi, umani, mostri, freaks, o qualcosa di completamente diverso: la loro essenza comune è la capacità di divenire specchi, riflettendo i nostri desideri e le nostre paure più reconditi, svelando le nostre sofferenze ed i nostri sogni. Sono strumenti preziosi, ed esseri potenti: ma soprattutto, sono ciò che vogliamo che diventino.