Da più di 50 anni seguo i primi segni poi i disegni di figli e nipoti con la consapevolezza di avere tra le mani l'enigma dell'origine. Per me anche una meta. Per comprendere pensieri, teoremi, sistemi di altissima natura devo partire da ciò che condivido quotidianamente con le persone che mi sono vicine e se queste sono venute al mondo da poco, ancora meglio.

Per arrivare a loro vado a ritroso come i gamberi. Ed eccomi approdata nel loro campo d'azione, un foglio bianco e una piccola matita nera. Insieme a loro condivido il caos. Sì, il caos, segni neri circolari senza incertezze narrano il percorso attorno al nulla. Non un nipote ma tutti gli esseri viventi appena nati. Una bambina o un bambino dopo aver sistemato il proprio insediamento in questo mondo sentono in modo prepotente il desiderio di raccontare quello che esiste e resiste lì, fuori di noi. È il nostro modo di intrattenerci, di ricordare, di colmare il vuoto delle perdite. I segni e i disegni più entusiasmanti partono dagli undici mesi fino ai tre anni quando non c'è la consapevolezza di rappresentare qualche cosa. I primi disegni antropomorfi arrivano a questa età. E qui potrei fermarmi perché poi disegniamo cose che fanno parte della quotidianità, ma anche qui avvengono miracoli. Vi è la narrazione di uno stato interiore che prende particolari del reale lo trasforma e lo piega al piacere del gesto creativo. Inconsapevole. Credo risieda qui la differenza.

Spesso si legge che l'artista torna bambino e spesso ciò che ci salva è la bambina o il bambino che è in noi. Ma noi artisti e non dobbiamo compiere sempre un ulteriore passo per andare a ripescare quel rilassamento emotivo inconsapevole. Dobbiamo percorrere altre strade: oltre a tutte quelle conosciute tutte quelle sconosciute. Dobbiamo ritrovare antenati, predecessori, precursori e incontrare la conoscenza con la coscienza, la mano e la mente e la storia delle nostre verità. Infine approdare alla verità cieca di noi bambini. Il cammino che dobbiamo percorrere è lungo e accidentato e ci possiamo anche perdere e non ritrovare la bambina o il bambino che era in noi. Loro invece sono sempre presenti a se stessi, la loro mano muove dirige orienta la matita nello spazio del foglio bianco per pura necessità. Non devono compiere giravolte pericolose.

Allegra

Prendo l'ultima nata. Allegra è mancina e ha dovuto mettere in campo strategie un po' più complesse perché tutto le girava da un'altra parte. Si è allenata a lungo poi all'improvviso tra tutte le cose che quotidianamente arricchiscono la sua vita ecco che la sua mano veloce e sicura ha scelto un cuore pensante. Quel "pensante" può non apparire chiaro perché in realtà nessun disegno è privo di pensiero. I lavori dei bambini vengono prima della parola e non commettono errori.

Allegra vive in una bella casa: divani, sedie, poltrone, librerie, grande televisore, mobili. Sacchi, ceste piene di giocattoli ma l'unico tavolo è quello "da pranzo". Prima sono intervenuta inutilmente e infine le ho preso un piccolo tavolinetto già troppo piccolo e come accade nelle nostre case si è riempito in breve tempo dell'inutile. Racconto queste cose perché il cuore di Allegra ha avuto bisogno di trovare spazio. Mi piace pensare che quello che sto ammirando ora sia il primo. La matita rossa ha tracciato contorni intensi e sicuri. All'interno questo cuore possiede un volto, ci sono poi braccia rivolte verso l'alto e lunghe gambe ma il segno qui è quasi impercettibile.

Sopra, una scia d'azzurro intenso e il suo nome costruito con lettere che come uccelli in volo veleggiano nello spazio. Vi è tutta l'essenzialità del capolavoro. Mi vengono in mente alcune opere di Osvaldo Licini, di Giosetta Fioroni. Sono questi due artisti che hanno compiuto il loro viaggio a ritroso e si sono fermati nella residenza di Allegra: lei lì c'è sempre stata e quando il suo sguardo di lune orientali abbraccia ciò che vede e passa oltre è là che arriva e si fa testimone e memoria di luoghi a noi sconosciuti. I cuori poi si sono moltiplicati, hanno acquistato materia e colore. Sono diventati soggetti da esplorare.

In questi suoi primi cinque anni di vita è arrivata per me la vecchiaia e così non riesco a giocare con lei come ho fatto con i suoi fratelli. Da queste lontananze osservo la sua giovane vita e vorrei convincerla che di una cosa può essere certa; mi ha resa felice. Vedendola in azione, con quello sguardo che abbraccia ciò che vede e passa altre, in territori a noi sconosciuti avverto che bambine e bambini capiscono troppo e meglio e molto più in profondità di noi adulti. La vedo instancabile sperimentatrice viaggiare alla conquista di nuovi spazi con passione insaziabile. Le sue mani illuminano come stelle la mia vita opaca.

Allegra possiede un carattere, insieme potente e gentile e tante sono le sue frasi memorabili, ora ricordo questa. Siamo nel terrazzo, al mare, le ho portato acquarelli, pennelli e fogli bianchi e le spiego cosa deve fare per acquerellare. Lei, porta pazienza, mi ascolta e dopo un po' dice: "Nonna, mettiamo il pennello nell'acqua prima che si faccia sera?"