La mostra nasce da un’ispirazione di Marino Golinelli ed è stata prodotta dalla Fondazione Golinelli. Giovanni Carrada ha curato la parte scientifica e Cristiana Perrella è la curatrice della parte artistica. Gli artisti giocano un ruolo importante nell’aiutarci a immaginare nuovi e migliori modi di vivere soprattutto in momenti di crisi. “È una convinzione che da sempre anima anche le mostre della Fondazione Golinelli, basate sul dialogo tra il linguaggio dell’arte e quello della scienza, come chiave per comprendere i grandi temi del nostro tempo” spiega la curatrice “e questo vale in particolare per Imprevedibile, che muove dalla sensazione di incertezza che caratterizza la nostra vita in questo momento storico di grandi e rapidissimi cambiamenti”.
Si deve distinguere tra incertezza e paura. “Abitare l’incertezza è forse una delle cose che gli artisti sanno fare meglio, rilevando sensibilità, urgenze e segnali inespressi della loro epoca senza temere la contraddizione, gli errori, lasciando spazio al dubbio, alle molteplici interpretazioni” avverte Cristiana Perrella “ e nel discorso articolato della mostra, le opere sono come finestre aperte su quello che verrà, visioni che ci invitano ad affrontare l’incertezza senza farcene dominare, senza paralizzarci”. Un’espressione eloquente è la figura umana del video di Elena Mazzi e Sara Tirelli, A fragmented World, 2016 e altrettanto suggestive sono le opere Quantaspectra, 2017 di Tabor Robak. Per Perrella “Artisti come Joep van Lieshout, Tomas Saraceno e Olafur Eliasson, riflettendo sulle trasformazioni tecnologiche, ambientali e sociali del nostro tempo, propongono approcci alternativi, soluzioni a volte paradossali ma altre incredibilmente concrete a problemi che sgomentano, attraverso un processo immaginativo e creativo fuori dai canoni”. Altri artisti come True Greenfort o Superflex predicono un futuro catastrofico nella speranza di impedirlo mentre Pablo Bronstein e Yinka Shonibare pensano che capire la storia, evitando di ripeterne gli errori, possa permettere di immaginare un futuro diverso. “Martino Gamber si muove sempre sul confine tra artigianato e ricerca, tra creatività e funzione, tra arte e design e realizza le sue opere attraverso il riassemblaggio di oggetti pre-esistenti”, continua Cristiana Perrella “e un’azione di destrutturazione e di smontaggio operata su vecchie cose, di rottura che prelude alla risignificazione, alla nuova creazione è anche quella messa in campo da Flavio Favelli e da Ai Weiwei.
E seguendo il percorso tra le opere di tanti altri artisti è sempre più evidente che “Imprevedibile non è tanto una mostra sul futuro ma su quello che possiamo fare per non temerlo, per non essere spaventati dall’impossibilità di controllarlo” riflette Perrella. E, con la sua grande scritta al neon Don’t Worry, Martin Creed chiude la mostra.