La Magnum Photos è una delle più importanti agenzie fotografiche al mondo. Venne fondata nel 1947 nelle sedi di New York e Parigi dai fotografi Henri Cartier-Bresson, David Seymour, George Rodger, Maria Eisner, William Vandivert e naturalmente Robert Capa, l’ideatore dell’intero progetto, nonché uno dei più importanti reporter di guerra di tutti i tempi.
Nel corso della storia la Magnum aprì le sedi di Londra e Tokyo e sviluppò un’etica professionale che al tempo nessun’altra azienda fotografica prevedeva: le immagini scattate rimanevano di proprietà del fotografo e non delle riviste sui cui esse venivano pubblicate. La cooperativa si prefissava dunque di proteggere l’autonomia e il diritto d’autore dei propri fotografi; missione che ancora adesso svolge a distanza di settant’anni dalla sua nascita. Questa straordinaria passione per il fotogiornalismo è sopravvissuta a momenti difficili come la sempre più forte concorrenza della televisione e all’avvento del digitale.
Figura chiave per la nascita della Magnum Photos fu Rober Capa noto soprattutto per le sue fotografie scattate durante i numerosi conflitti bellici del ‘900. “Se le tue fotografie non sono all’altezza, non eri abbastanza vicino”. Con queste parole Robert Capa sottolineava l’importanza della presenza in prima persona sul luogo del conflitto vicino ai soldati, ai civili, alla distruzione e alla morte.
Rober Capa, pseudonimo di Endre Ernő Friedmann, nasce a Budapest nel 1913 da una famiglia di origine ebraica. Si trasferisce non ancora diciottenne a Berlino dove si avvicina alla fotografia lavorando per l’agenzia fotogiornalistica Dephot. Nel 1933, con l’avvento del nazismo, Endre lascia la Germania per trasferirsi a Parigi. Qui incontra Gerda Pohorylle (che poi cambierà il nome in Gerda Taro) con cui inizia una relazione sentimentale e professionale trasmettendole la passione per la fotografia. Dal 1936 il fotografo ungherese utilizza il nome d’arte Robert Capa che, assieme alla nota e discussa fotografia del miliziano colpito a morte, lo rende famoso in tutto il mondo. Fotografo freelance e corrispondente di guerra, Capa partecipa con i sui reportage fotografici a ben cinque conflitti bellici: la Guerra civile spagnola (1936-1939), la Seconda guerra sino-giapponese (che seguì nel 1938), la Seconda guerra mondiale (1941-1945), la Guerra arabo-israeliana (1948) e la Prima guerra d’Indocina (1954), scenario in cui il reporter trova la morte a causa di una mina antiuomo.
La figura di Capa è legata indelebilmente all’Italia per la sua attività di corrispondente di guerra nel corso del Secondo conflitto mondiale. Il fotografo ungherese, ingaggiato dalla rivista Life, documentò lo sbarco alleato in Sicilia durante il 1943-1944. Capa non documentava sistematicamente, ma fotografava con sensibilità artistica e forza documentaristica il vero volto della guerra, i sentimenti, le persone comuni. Distruzione e morte non erano quindi i suoi soggetti più frequenti. Agrigento, Palermo, Monreale, Nicosia e Troina, sono queste le città siciliane teatro degli scontri fra le truppe alleate e le truppe italo-tedesche in fuga. Le battaglie si spostarono poi in Campania a Salerno e Napoli fino a Cassino nel Lazio. Capa con i suoi magistrali scatti raccontò così la resa di Palermo, la distruzione della posta centrale di Napoli e i fatti di Cassino.
Paesaggi, edifici devastati, mezzi blindati ma soprattutto uomini fra soldati e civili. Questi sono stati i principali soggetti scelti da Capa per ricostruire gli episodi della risalita alleata dal Mezzogiorno italiano fino alle Alpi attraverso un racconto fotografico svolto con delicatezza, umanità, sensibilità e spontaneità. Così lo definì lo scrittore statunitense John Steinbeck durante una pubblicazione commemorativa di alcune fotografie del reporter: “Capa sapeva che cosa cercare e che cosa farne dopo averlo trovato. Sapeva, ad esempio, che non si può ritrarre la guerra, perché è soprattutto un'emozione. Ma lui è riuscito a fotografare quell'emozione conoscendola da vicino”.