Deve pur esserci un'uscita,
è più che certo.
Ma tu non la cerchi,
è lei che ti cerca,
è lei che fin dall'inizio
che ti insegue,
e il labirinto
altro non è
se non la tua, finché è possibile,
la tua, finché è tua
fuga, fuga.(Wislawa Szymborska)
L’iniziativa, patrocinata dal Comune di Ravenna con il sostegno degli Assessorati alla Cultura, alle Politiche Sociali e all’Ambiente, prevede la realizzazione di un labirinto pavimentale in mosaico per il giardino antistante la Casa Circondariale di Ravenna ispirato a quello della Basilica di San Vitale. Il tema del progetto, avviato grazie all’idea del fotoreporter Giampiero Corelli per approfondire il tema “Dante Eco Green” e sviluppato in collaborazione con LandShapes di Paolo Gueltrini, si riferisce agli elementi della natura presenti nell’opera di Dante. Il percorso sarà sviluppato attraverso moduli triangolari, sia in richiamo alla tarsia triangolare presente nel labirinto di San Vitale, sia come traccia verso la direzione concettuale “E quindi uscimmo a riveder le stelle.” (Inferno XXXIV, 139).
Uno degli obiettivi più rilevanti di tutta l’operazione riguarda l’aspetto aggregativo e sociale, con il coinvolgimento delle scuole, di tutti gli artisti, mosaicisti e professionisti che si sono formati nelle Scuole d’Arte di Ravenna e Provincia e degli ospiti della Casa Circondariale. L’intervento pavimentale, composto di 169 moduli triangolari in mosaico, sarà la prima e unica opera permanente della città di Ravenna partecipata.
Il tutto si configura come un intervento di partecipazione sociale, in condivisione con operatori culturali del territorio e i domiciliati del carcere, in funzione di attività di riabilitazione e per dare valore a un luogo pubblico di Ravenna poco frequentato, nell’interesse di tutti i cittadini e delle persone che lavorano e che frequentano la Casa Circondariale, degli amici e familiari dei detenuti.
Il sottotitolo Il Filo e le Ali è il richiamo mitologico ai due mezzi per uscire dal labirinto: quello femminile di Arianna e quello maschile di Dedalo e Icaro. L'opera musiva converserà con una nuova visione spaziale del giardino che conterrà anche una piccola teca espositiva in vetro, nell’area pavimentata, luogo di attesa delle famiglie che si recano in visita ai detenuti. Le essenziali qualità di questo progetto riguardano la collaborazione tra artisti e carcerati per quanto riguarda la realizzazione del labirinto e dell'area verde, nella quale si prevede la messa a dimora di una siepe per schermare il parcheggio adiacente e la coltivazione di piante officinali e aromatiche. Inoltre, il recupero di questo spazio raccolto, per via dell'opera musiva e del verde che l'accoglie, ripropone e confluisce in una visione in sintonia con lo spazio e con il nostro tempo. Una visione questa che desidera essere espressione di una coscienza collettiva consapevole della grande ricchezza della sua storia.
L'inserimento nel contesto paesaggistico di quest’area, è ad opera del gruppo Paolo Gueltrini, socio onorario del Dis-ORDINE e titolare dello studio di architettura del paesaggio PGLandShapes, specializzato in land art e progettazione di parchi e giardini. Questo primo contributo di idee è stato sottoposto alla Direttrice della Casa Circondariale di Ravenna, all’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Ravenna per individuare un iter condiviso con l’Amministrazione proprietaria dell’area e finalizzato a individuare le risorse per realizzare il progetto.
L'ispirazione
La scelta del tema è da attribuire alla simbologia che il disegno del labirinto esprime in questo contesto. In linea generale il Labirinto descrive un percorso iniziatico. Attraverso uno spazio delimitato, l’interno viene isolato rispetto all’ambiente circostante, raggiungibile attraverso il superamento di ostacoli creati dal disorientamento; questi possono essere sormontati solo da chi abbia raggiunto un certo grado di consapevolezza. In particolare il Labirinto di San Vitale raffigura un percorso obbligato dall’esterno all’interno o viceversa. Si compie così un cammino salvifico e di espiazione attraverso il movimento pendolare di un costante mutamento della direzione di marcia. In molte interpretazioni l’uscita dal labirinto viene espressa come simbolo di nascita (o rinascita) e in molte culture il dedalo corrisponde all’idea di morte e rinascita grazie al superamento di un insieme di prove da superare, per assimilazione riconducibile al cammino che devono compiere i carcerati per giungere alla riabilitazione.
Il Labirinto di San Vitale: cenni storici
"Labirinto in marmo bianco e nero (opus sectile), diametro cm 3,40, situato in uno degli otto settori dell'ottagono centrale, quello verso il presbiterio. Contrariamente a quanto si sostiene nella letteratura del passato, questo labirinto non risale al VI secolo d.C., ma fu realizzato nel XVI secolo, in perfetto allineamento con la cristianizzazione della figura del labirinto, in contrapposizione a quella del labirinto pagano di tipo cretese che corrisponde anche a quella di tipo nordico. A causa di innumerevoli allagamenti, a partire dal 1538, il livello della chiesa fu costantemente adeguato a quello dell'ambiente circostante e nel 1584 l'intero pavimento protocristiano fu sostituito per cui è presumibile che il decoro presumibilmente floreale di tutti i settori, come risulta dai due settori originali recuperati, sia stato rimaneggiato a favore delle attuali geometrie., compresa quella del labirinto. La figura labirintica della Basilica di San Vitale, nell'ambito dei labirinti del tipo da chiesa, è degna di nota per la nettezza con cui viene fissata la direzione del movimento. A differenza di altre figure similari qui la situazione labirintica comincia in centro. L'osservatore si trova immediatamente in centro (ciò che corrisponde alla sua situazione nel mondo del peccato) e seguendo i triangolini direzionali viene guidato verso l'esterno, addirittura oltre il labirinto, sino al centro dell'ottagono al quale si congiunge tramite una figura di conchiglia".
(Ermann Kern, Labirinti, ed. Feltrinelli, 1981)
Realizzazione
Il nuovo giardino ha come fulcro il percorso pavimentale a cerchi concentrici, ispirato al labirinto di San Vitale, costituito da parti modulari concatenate, distinte tra loro per soggetto. È evidente il richiamo figurativo al gioco dell’oca, da realizzarsi in mosaico con materiale vario: marmi, ciottoli, materiale ceramico di recupero, materiali poveri, eco- textures. Il mosaico pavimentale creato su un sottofondo in soletta di calcestruzzo portante, sarà incastonato allo spazio verde tra i 5 lecci esistenti e una nuova siepe sempreverde che separa il giardino dal parcheggio adiacente. Saranno realizzati 169 moduli triangolari di mosaico pavimentale da posizionare, seguendo la direzione di uscita, su un percorso pavimentale concentrico ispirato al labirinto della Basilica di San Vitale di Ravenna. Il fondo comune del selciato sarà in ciottoli chiari.
Il labirinto non prevede siepi come il classico labirinto dei giardini rinascimentali ai lati del percorso, ma esclusivamente prato complanare alla pavimentazione; il restante spazio prativo potrà essere arricchito con piantagione in filari di piante arbustive ornamentali, aromatiche e officinali. L’opera che si propone è composta da una forma a spirale in cui i labirinti collegati tra loro creano un percorso a terra con due zone congiunte dalle diverse funzioni: l’una che suggerisce un gioco ludico-educativo fruibile in modo spontaneo, l’altra, più piccola che funge da luogo di sosta, circondato da panchine, e ombreggiata dalle grandi querce esistenti. Le panchine sono disposte in cerchio attorno a un elemento per esposizioni temporanee di opere d’arte, composto da una teca cubica in vetro antisfondamento posizionata su un basamento in cemento rivestito da piante rampicanti. In questo modo l’area, videosorvegliata, assume la funzione di spazio doppiamente interattivo, nella duplice funzione ricreativa e creativa rinnovabile periodicamente.
Il tema, Gli Elementi della natura nell’Opera di Dante, fornisce un’ampia gamma di suggestioni entro la quale ogni partecipante potrà individuare immagini da trasporre in texture, geometrie, segni, simboli, cifre e figure tenendo conto del posizionamento orizzontale della composizione finale. All’opera generale potranno contribuire ognuno dei soci/artisti dell’Associazione e gli stessi detenuti del carcere, sia negli interventi strutturali di livellamento dell’area verde e di composizione del sottofondo, sia nell’intervento artistico e, soprattutto, nella manutenzione degli elementi vegetali. Il coinvolgimento dei detenuti sarà attuato con laboratori di mosaico interni alla struttura e per una migliore estensione del progetto saranno attivati laboratori estemporanei in luoghi pubblici e privati con modalità da definire.
La zona di sosta e per le esposizioni temporanee
Nell’angolo nord ovest, in prossimità dell’entrata, è prevista una piazzetta circolare con al centro una teca in vetro che ospiterà al suo interno esposizioni artistiche temporanee; le opere saranno realizzate da artisti ravennati o dagli stessi detenuti del carcere.
Presentazione del progetto
Il Filo e le Ali work in progress sarà presentato al pubblico nell’ambito della Rassegna Biennale di Mosaico contemporaneo V Edizione, il 6 ottobre 2017 alle ore 17 con un evento espositivo nel giardino antistante la Casa Circondariale di Ravenna, in Via Port’Aurea, 57, che prevede l’installazione di pannelli esplicativi, la presentazione di prototipi e di alcune opere in mosaico, parti del labirinto pavimentale e le suggestioni sonore Trijazz Mosaico di libertà a cura di Catia Gori con Lorenzo Mercuriali alle percussioni e Anton Zalata ai sax. Alcuni giorni fa il maestro Sergio Cicognani, in occasione del suo novantesimo compleanno, ha donato all’Associazione la realizzazione del primo triangolo a mosaico.
Domenica 17 settembre 2017, in occasione dell’ultima giornata di apertura del Labirinto effimero più grande d’Europa presso l’Azienda Galassi di Alfonsine, gli ex-allievi del Dis-ORDINE hanno realizzato uno dei moduli musivi. Per questo mosaico collettivo è stata scelta l’immagine del labirinto più antico conosciuto al mondo, un graffito preistorico datato 3000 a.C. rinvenuto nella "grotta di Polifemo" nel territorio di Erice in Sicilia. Contemporaneamente il Dis-ORDINE trova una collocazione provvisoria per custodire i materiali del progetto e realizzare alcuni moduli in mosaico con gli ex-allievi più giovani presso la Fraternità San Damiano–ex-Convento Cappuccini, in Via Oberdan, 6, a Ravenna, per gentile concessione di Padre Claudio Ciccillo e dei suoi collaboratori.
Maggiori informazioni alla pagina Dis-Ordine, Il Filo e le Ali.