La ricerca di vita nell’universo è il senso stesso del nostro conoscere
“Fatti non foste a viver come bruti .... ma per seguir virtute e canoscenza....!”. A scanso di interventi censori o professorali, occorre specificare subito che non si tratta di errore grammaticale ma della prima antica stesura dantesca. Conoscere, dunque, quale pietra angolare della vita dell’uomo nell’universo, quell’universo fatto di miliardi e miliardi di galassie, di miliardi e miliardi di corpi celesti e, forse, anche di miliardi di esseri viventi e di civiltà. Nulla lo conferma e nulla lo può escludere. Ecco allora che questo istinto alla “canoscenza” diviene il motore stesso del cammino dell’uomo sin dagli albori della sua coscienza quale essere vivente e dunque espressione più alta del creato. Un cammino non facile, irto di difficoltà spesso insuperabili, eppure impossibile da non percorrere a meno di ritirarsi verso quelle’essere bruti dal quale ci siamo affrancati millenni e millenni or sono.
Parliamo, come si può ben dedurre, di vita nell’universo e della possibilità di esistenza di altri esseri viventi come noi, dotati di intelligenza e coscienza di sé come noi, che vivano su pianeti lontani in misure siderali, che si pongano le stesse domande e gli stessi scopi che noi poniamo nella conoscenza e che come noi pensino un giorno di poter fare questa “conoscenza”.
Lungi dal voler parlare banalmente di incontri ravvicinati, ma piuttosto analizzare con rigore quanto la cronaca e la storia ci hanno posto dinanzi come interrogativi, abbiamo colto l’occasione della pubblicazione quest’anno, una riedizione dell’originario testo di 20 anni fa, del volume Roswell. Il giorno dopo scritto dal colonnello dell’aeronautica statunitense Philip J. Corso, sul primo avvistamento di oggetti volanti non identificati in atmosfera (gli Ufo) avvenuto il 24 giugno del 1947 sulle Montagne Rocciose nello stato di Washington, nel nord ovest degli Stati Uniti, e collegato alla messe di informazioni militari segrete delle quali venne a conoscenza per il suo ruolo nell’intelligence statunitense a partire dal 1961. Avvistamento che precedette di pochi giorni il presunto ritrovamento di resti alieni a Roswell nel New Mexico il 2 luglio sempre del 1947.
Per accompagnarci in questo cammino abbiamo chiesto aiuto a Vladimiro Bibolotti, presidente del CUN, il Centro ufologico nazionale italiano.
Presidente, che cosa accadde esattamente in quel giorno di 70 anni fa e perché viene considerato una sorta di punto di svolta nello studio e nella ricerca della presenza di alieni sulla Terra? È veramente così?
Il 24 giugno del 1947 è la data che viene convenzionalmente accettata come quella del primo avvistamento di una formazione di velivoli non identificati, denominati allora “Flying Saucers” o “Flying Disc”, fattto dal pilota civile Kenneth Arnold. In un primo momento si era parlato dell’avvistamento di un grande oggetto a forma di tacco seguito da altri otto che si muovevano in formazione saltellando come i piatti sull’acqua. Nasce così il termine giornalistico di piattino volante o disco volante, che, verrà modificato poi con l’acronimo “U.F.O.” nel 1951 dal capitano Edward J. Ruppelt, dell’USAF. Il termine disco volante divenne sinonimo di oggetto di natura non terrestre, tramite la stampa. Nel territorio degli Stati Uniti nei mesi di giugno, luglio e agosto del ’47 ci fu quella che in gergo viene considerata una “ondata” poiché furono segnalati molti avvistamenti di oggetti discoidali da personale militare con immagini immortalate dalle Gun-Machine, le famose macchine fotografiche montate sui velivoli da ricognizione. Erano fotografie su pellicola, fatte da personale militare specializzato ed altamente credibile. La questione degli alieni emergerà con il caso del presunto crash di Roswell, avvenuto presumibilmente tra il 2/4 luglio e che diverrà il caso ufologico più celebre persino di quello di Arnold. A Roswell, nella Base di Wright Patterson si sviluppavano e testavano gli esperimenti militari dei Palloni Mogul, che ad alta quota dovevano segnalare gli esperimenti nucleari fatti dai sovietici, furono trovati dei rottami di un oggetto che venne identificato, proprio dagli stessi costruttori dei palloni, come un disco di natura extraterrestre, come riporterà poi il giornale di Roswell. La notizia fece il giro del mondo. Il Gen Ramey però il giorno dopo su comando superiore modificherà clamorosamente la notizia, affermando che si trattava di un pallone meteorologico precipitato. Ci sembra strano che i migliori ingegneri aeronautici americani abbiano potuto confondere un loro pallone o esperimento, con qualcosa che richiamasse oggetti di natura extraterrestre. Ci si chiede quale migliore copertura avrebbe garantito, per occultare il segretissimo progetto Mogul, la notizia di un disco volante precipitato nella piana di Roswell dove risiedeva l’unico “Squadron” di bombardieri, atti al trasporto dei primi ordigni nucleari. Invece i militari accettarono di passare per incompetenti, cosa estremamente difficile, poiche il giorno dopo, sullo stesso giornale ci fu la dichiarazione ufficiale e la pubblica ammissione dell’errore.
Una domanda preliminare: esistono prove inconfutabili sull’arrivo o la presenza di esseri provenienti da altri mondi, altre galassie? Allo stato attuale quali sono quelle più attendibili? E se sì quanto indietro nel tempo dovremmo andare per capire appieno la questione?
Le prove inconfutabili non esistono. Esistono semmai molteplici indizi che, se comparati e ben analizzati in chiave di rilettura del fenomeno, manifestatosi forse fin dai tempi antichi, ci porta a giustificare con ragionevole dubbio l’arrivo di oggetti. Tali ordigni misteriosi hanno lasciato inciso ricordi indelebili nella memoria dei testimoni, considerando i racconti fatti da scrittori o cronache storiche o relazioni di avvistamenti fatti da famosi personaggi la cui levatura rende il tutto attendibile e coerente con quelli attuali. Dalle cronache giudaiche dello storico romano Flavio Giuseppe nel 70 a.c. nella descrizione dell’assedio di Gerusalemme, alla descrizione della battaglia di Canne, alle cronache di eventi biblici analizzati da tecnici della Nasa come il Carro di Ezechiele, ai racconti di Michelangelo, ed altri artisti, con le loro inequivocabili rappresentazioni. Probabilmente visite di extraterrestri le abbiamo avute agli albori della nostra civiltà. Come scrisse F. Crick, scopritore del DNA, nel libro "Life itself" la vita sulla Terra era stato un esperimento esogeno sviluppato grazie ai "microrganismi inviati in una qualche navicella spaziale da una civiltà extraterrestre". Esistono comunque fotografie fatte da piloti militari durante molti conflitti che hanno costellato la recente storia aeronautica. Persino durante la seconda guerra mondiale e cioè almeno 3 o 4 anni prima del fatidico 1947, dove sui cieli europei e giapponesi strani oggetti apparivano e scomparivano tra le varie formazioni nemiche, senza però mai prendere parte ad azioni di fuoco, lasciando nei piloti degli opposti schieramenti, il mito di armi segrete avversarie.
Queste prove e questi documenti sono in possesso di forze militari segrete che da decenni ne impediscono la conoscenza? Per alcuni sarebbe anche in atto un complotto internazionale per negare al mondo la verità! Vero o falso?
Fino alla scorso decennio si era intuito che i militari disponessero di documentazioni e analisi sul fenomeno UFO, in quanto riguardante la sicurezza dello spazio aereo, sorvolato da velivoli tecnologicamente superiori, beffando radar e controlli. Molti progetti ad esempio furono fatti negli Stati Uniti, a partire dal 1947, come i rapporti iniziali gestiti dall’Air Material Command, poi in quelli che seguiranno, gestiti dall’USAF, come i progetti Sign, Grudge, Bear, Blue Book. In questi emergono fatti e fattori non spiegabili convenzionalmente, se non prendendo come base logica l’ipotesi extraterrestre, corroborata dalle testimonianze dei piloti. Verso la fine del XX secolo alcuni documenti sono stati poi pubblicati su Internet, dalla nostra AMI, dalla RAF e dal Ministero della Difesa britannico, dall’CNES GEIPAN francese, già SEPRA, dai Ministeri della Difesa Spagnolo, Canadese, Australiano, Neozelandese, Argentino, Uruguaiano, Peruviano, Cileno, Brasiliano, creando una banca dati immensa con circa un milione e mezzo di casi di cui il 20% di matrice ignota. Infine gli enti di intelligence USA, come la CIA, hanno rilasciato da poco 3 milioni di pagine di documenti de secretati, per un totale di 800 mila file sui casi più controversi, senza contare i files su web tramite il FOIA di FBI ed NSA. Che dire, basterebbe un solo caso per provare la realtà di tale fenomeno, considerando che non si spendono ingenti some di denaro o si impiega personale altamente qualificato per un problema insignificante od inesistente. Divulgati poi su Internet questi file, hanno forse perso quell’alone di mistero e suggestione che detenevano prima. Certamente per i governi la paura ed il panico, generati della scoperta di vita extraterrestre, potrebbero generare quella ingovernabilità o sfiducia nelle istituzioni, che avrebbero causato la secretazione di tali notizie.
Cosa potrebbe voler dire per l’umanità la possibilità reale di incontro con vite aliene?
Come la rivoluzione copernicana ha riposizionato il nostro pianeta e l’uomo dal centro dell’universo a una periferia della nostra galassia, la scoperta di civiltà extraterrestri, probabilmente molto più antiche e quindi anche più avanzate di quella terrestre, amplificherebbe il gap culturale e tecnologico che ci separerebbe, rischiando una colonizzazione culturale. Una civiltà progredita di millenni rispetto alla nostra annullerebbe il nostro sviluppo autonomo e la percezione di unicità del ruolo svolto dall’umanità, come di fatto sostiene oggi il fisico britannico Stephen Hawking, una delle più importanti autorità in campo astrofisico. Eppure il contatto con altre civiltà avanzate, se non ostili, ci porterebbe forse, come immaginato negli episodi di fantascienza nel serial televisivo “Star Trek”, magari in una specie di ONU galattica, per sviluppare pace e prosperità nell’universo, magari aumentando la consapevolezza e sviluppando una coscienza orientata sul suo ruolo dell’uomo nell’universo. Scienziati come Asimov, Shklovskii, Kardashev, Michio Kaku, hanno realizzato le possibili classificazioni delle civiltà galattiche. Dal un punto di vista militare non possiamo non citare le clamorose dichiarazioni fatte nel 1955 del Gen Mac Arthur: "Sapete che dovremo fare i conti con un attacco proveniente da abitanti di altri pianeti? Tutti i paesi della Terra devono unirsi e formare un fronte comune". Simile a tale posizione il Presidente degli USA Ronald Reagan disse all'assemblea delle Nazioni Unite il 21/09/1987: "La nostra ossessione per l’antagonismo del momento ci fa dimenticare spesso quanto uniti devono essere tutti i membri dell’umanità. Forse abbiamo bisogno di una lezione, proveniente dall’esterno, dall’universo, che ci faccia riconoscere questo bene comune. Occasionalmente penso a come le nostre differenze planetarie potrebbero facilmente dissolversi, se dovessimo affrontare una battaglia con una forza aliena esterna a questo pianeta. E ancora mi chiedo: non esiste già una minaccia aliena sopra di noi?".
Su questi temi assistiamo a due possibili reazioni, con molte sfumature per così dire: a) la scienza ufficiale nega tutto recisamente, pur ammettendo in teoria la possibilità di vita aliena e basandosi solamente su ciò che è verificabile; b) c’è chi invece vive nella certezza che gli alieni siano già tra noi e non da oggi. E vivono e si comportano di conseguenza anche con esiti a volte ai limiti della ragionevolezza!
La scienza univoca ormai non esiste. Molte delle leggi o affermazioni “dogmatiche” sono ormai ipotesi confutabili. La scoperta degli esopianeti è solo del 1995, come quella dei pianeti extragalattici, cioè vaganti da una galassia all’altra è ancora più recente. Sono recentissime le ipotesi sul multiverso o pluriverso sono, come quella sul numero delle galassie nel nostro universo che passa da duecento miliardi di galassie, a duemila miliardi (alla data del 14 ottobre 2016), calcolate grazie a telescopio spaziale Kepler. Ciò aumenta statisticamente la possibilità della presenza di civiltà più avanzate della nostra, simili o identiche a noi morfologicamente e in grado di essere presenti, magari per studiarci come indagine eso-sociologica o eso-biologica. L’esistenza di tali civiltà è data probabile se non certa, da famosi scienziati ed astrofisici come Hawking. Politici come l’ex vice premier e ministro della difesa del Canada Paul Hellyer o della Russia Medvedev hanno più volte parlato della presenza sulla Terra di alcune razze simili se non indistinguibili dai terrestri e che vivono tra noi. Tali affermazioni possono sembrare incredibili perché fatte da politici esperti. Ma basterebbe pensare alle dichiarazioni di Stephen Hawking, sul pericolo dell’arrivo degli ET, per comprendere che qualcosa non torna nelle nostre conoscenze, poiché verrebbero meno quelle leggi e teorie sulla impossibilità di viaggiare oltre la velocità della luce, per permettere contatti, commerci o peggio come da lui preconizzato, invasioni per sottometterci.
Esiste un punto di equilibrio tra questi estremi e la possibilità di un’analisi seria, autorevole, documentata, che faccia stato in un certo senso e sulla quale basarsi guardando al futuro?
Il libro della verità sul fenomeno degli Oggetti Volanti Non Identificati non lo ha ancora scritto nessuno. Certamente esistono moltissimi documenti ufficiali di fonte governativa, che mettono in risalto il problema di ordigni volanti di natura non terrestre che da secoli, se non millenni sorvolano il nostro pianeta. Tali documenti possono essere facilmente trovati al seguente indirizzo web del Centro ufologico nazionale come pure i dibattiti e le interrogazioni parlamentari. Noi come centro ufologico nazionale, da 50 anni, ci occupiamo dello studio del fenomeno UFO e abbiamo collezionato oltre 12.500 casi inchiestati e dossierati. Producendo nel lontano 1977 una delle prime indagini computerizzate al modo sulla ondata del 1954. Dati, fatti e non parole, verificabili e gestite per puro scopo di ricerca, senza fini di lucro, come dimostrano anche le nostre iniziative pubbliche, o i materiali accessibili tramite il nostro sito Internet.
Quanto hanno inciso sul dibattito nei decenni le dinamiche della guerra fredda e quanto ancora le grandi potenze mondiali possono aver interesse a conoscere, nel confronto che le contrappone: pensiamo a possibili armamenti e tecnologie sino ad ora sconosciuti ma sui quali secondo alcuni sarebbero in corso sperimentazioni. Cosa c’è di vero in tutto questo e qual è il giusto approccio a queste questioni?
Il Generale Lionel Chassin dell'Aeronautica Militare francese, Coordinatore Generale della Difesa Aerea della NATO per l'Europa Centrale, dichiarò nel 1955: "... È per noi di capitale importanza confermare tali osservazioni di oggetti volanti non identificati, realizzando un programma internazionale di esame e di raccolta degli avvistamenti. Poiché se si persisterà nel rifiutare di riconoscere ufficialmente l'esistenza di questi ordigni, potremmo finire, un bel giorno, con lo scambiarli per missili teleguidati nemici. E allora sarà peggio per noi...”. Non sarà un caso che il 30 Settembre 1971, USA e URSS firmarono un accordo sulle Misure per la Riduzione del Pericolo dello Scatenamento della Guerra Nucleare. L’accordo fu firmato da Gromyko (URSS) e da Rogers (USA), e merita attenzione l’art 3 del trattato che recitava...: "Le parti s’impegnano a informarsi immediatamente l’un l’altra non appena si rilevino oggetti non identificati mediante i sistemi di preavviso di attacco missilistico, oppure si manifestino disturbi a questi sistemi o a corrispondenti mezzi di comunicazione, se siffatti fenomeni possono determinare il pericolo dello scatenamento della guerra nucleare tra i due Paesi". Molte altre testimonianze riguardano le basi missilistiche di entrambe le due ex superpotenze rivali. Enormi oggetti circolari, sorvolando le basi missilistiche oscuravano o cancellavano i dati e codici di lancio delle testate nucleari, come nel caso della Base di Malmstrom AFB Missile, nel Montana il 16 Marzo 1967, oppure in URSS presso la base militare missilistica di Kapustin Jar, con le stesse dinamiche. La stessa cosa riguarda i casi recentemente riaperti e investigati delle basi USA in Gran Bretagna presso Rendelsham Forest, considerata come la Roswell britannica. La questione degli UFO come armi segrete non ha nessun senso. L’uomo ha sempre testato le armi nei teatri di conflitto, cosa finora mai avvenuta. In caso poi, di prove di velivoli militari segreti e sperimentali, i test sarebbero effettuati in luoghi lontani da sguardi indiscreti, non sorvolerebbero centri abitati, rendendo quasi impossibile, gli avvistamenti. Parafrasando il quesito di Enrico Fermi, “Se esistono (gli alieni) dove sarebbero tutti? In oltre 70 anni con oltre un milione e mezzo di avvistamenti rilevati in tutti gli angoli del pianeta, se gli UFO fossero armi terrestri, tali velivoli dove sarebbero? E perché non avrebbero mai preso parte nei conflitti, disponendo di una avanzatissima tecnologia a noi sconosciuta, in grado di garantire ai possessori la supremazia e vittoria in ogni guerra?”. Per questo occorre avere un approccio ed una visione possibilista e al contempo rigorosa.
Come definirebbe l’habitus mentale e comportamentale di chi si occupa e si vuole occupare in modo serio, etico e scientifico della tematica aliena?
Oggi è difficile approcciarsi seriamente nella ricerca, dispersa nel mare magnum di Internet, vista la difficoltà nel reperimento di fonti attendibili, infestato da fake news, da siti inaffidabili o privi di quel minimo senso di prudenza e razionalità necessari. Per poter studiare seriamente l’argomento degli UFO, sono necessari, il rigore investigativo e scientifico, l’attitudine alla ricerca interdisciplinare e menti aperte alle possibili nuove scoperte, la volontà di ricerca, per comprendere e ancor prima approcciarsi seriamente al fenomeno. Per questo, tra i nostri documenti fondamentali, oltre al manuale di indagine investigativo, abbiamo necessariamente un codice etico di comportamento da onorare. D’altronde indagare gli UFO significa studiare rare manifestazioni incredibili al limite della nostra immaginazione. L’ufologo non deve dare spiegazioni pur mantenendo le proprie posizioni, il suo ruolo non è quello di spiegare un accadimento straordinario, ma semmai quello di fornire alla scienza, indagini basate su materiali, testimonianze raccolte, fotografie, analisi e prove indiziarie, le più accurate possibili; saranno altri a stabilire se l’oggetto e la natura sono pur nella incredibilità dei fatti, cose realmente accadute. Esistono molti testi classici scritti da scienziati come il fisico Mac Donald o l’astrofisico J. Allen Hynek, padre dell’ufologia scientifica e per questo ora vengono infatti ristampati i libri dei capiscuola degli anni ’50. Nel suo testamento spirituale, Allen Hynek definiva cosi gli scenari e l’habitus mentale e comportamentale degli ufologi: “lo studio degli UFO deve diventare una professione. Sono convinto che un crescente sostegno alla seria ricerca verrà nella misura in cui sapremo presentare l'Ufologia al mondo in termini professionali e dignitosi. Allora, lentamente ma certamente, se il fenomeno UFO persisterà come è avvenuto in questi ultimi decenni, l'Ufologia diventerà una professione verso quello che sarà la scienza del XXI secolo”.
Una considerazione conclusiva. Abbiamo indicato nel titolo “alieni intorno a noi”. Se dal punto di vista sociale, nel trionfo senza freni del web, rischiamo di apparire ognuno all’altro alieni, esiste però in termini scientifici un “inframondo” che rispetto al cosmo possiamo definire infinitamente piccolo, ma che racchiude in sé tutto quello che il cosmo ci fa man mano conoscere e scoprire. Ecco perché l’approccio scientifico e documentale doveroso anche in tema di alieni ed oggetti di possibili altri mondi o universi, va di pari passo con il rigore dello studio e della scoperta di quegli alieni (per ora) che popolano il nostro mondo, dai ghiacci dei Poli alle vette più alte dei monti, dal profondo degli oceani alle rarefatte atmosfere d’alta quota, nelle zone vulcaniche e via dicendo. Mondi e universi dei quali conosciamo molto, ma molto e forse più essi ci possono rivelare. Guardare al cosmo e guardare al microcosmo sono due facce della stessa medaglia, non sono in contraddizione e si completano a vicenda. Un approccio che non si deve mai dimenticare soprattutto quando dubbi e difficoltà si parano dinanzi. È allora che lo spirito delle conoscenza ci deve confortare e dare forza per guardare avanti, senza incertezze, senza iattanza ma con lo stupore della scoperta che da solo ripaga la fatica e lo studio!