Il tempo, o meglio i tempi, c’erano, ci sono e ci saranno. Il tempo della nostra vita, più o meno lungo, è sempre un soffio, un niente rispetto al tempo che era, che è e che sarà. All’interno del nostro tempo ve ne sono altri che ci percuotono con le loro scadenze, a parte la circostanza che io stessa sto “scadendo” tutta intera. È una sorta di percorso obbligato e inesorabile.
Il tempo sta scadendo per una visita di controllo dal medico di famiglia. Mi fischiano le orecchie; non digerisco più: il cibo va giù poi torna su. In questo su e giù l’esofago, come me, si innervosisce e, come me, diventa isterico. Per non dire del fegato, dei reni, della circolazione stradale e di quella sanguigna. Il tempo sta scadendo per l’ecografia alla cisti ovarica. L’ecografia dirà se questa cisti ha aumentato il suo volume o è diminuita o è sparita. Il ginecologo è un caro amico e dovrei stare tranquilla, invece questo incontro prevede la perdita - vorrei dire d’identità - di sonno, l’impossibilità delle mie fughe quotidiane in bicicletta e, nel giorno fatidico dell’esame, l’“orrenda” bevuta di due litri d’acqua con le conseguenze che questa comporta. Il tempo sta scadendo per le analisi del sangue.
Le analisi del sangue prevedono altre notti insonni e una levataccia mattutina (quando posso invece mi sveglio verso le 10, dopo un bel dormiveglia in compagnia delle voci e della musica di Rai Tre). Ma le notti insonni sono niente se confrontate al terrore del prelievo (l’ago in vena), alla pena dell’attesa e allo strazio delle stelline accanto ai valori sballati contenuti nel referto. Il tempo sta scadendo per la visita dal dermatologo. La mia pelle è un territorio con macchie che vanno e vengono; vorrei togliere quelle resistenti e conoscere la loro natura. Non so se la causa delle macchie dipenda dal sole o dalla crema che mi protegge dai raggi solari.
Il tempo delle scadenze riguarda la radiografia all’anca per controllare se la protesi è ancora al suo posto; penso spesso, soprattutto verso le 18, che si sia spostata. Seppur leggermente, penso proprio che si sia spostata. Quando il chirurgo ha spostato - anche lui - l’appuntamento della radiografia da settembre a febbraio, mi ha reso felice perché la mia aspirazione è spostare tutte le scadenze un po’ più in là nel tempo. E il tempo di mezzo che in questo caso va da settembre a febbraio lo vorrei eterno, immobile.
Ora però continuo con il tempo delle scadenze. Infatti l’elenco continua, le scadenze sono infinite. Con le analisi di alcuni valori sballati prevedo che dovrò tornare al centro antidiabetico. Quando si va in questo centro è necessario premunirsi di un libro avvincente perché si sa quando si entra, ma non quando si esce. La categoria dei diabetici è varia e numerosa. Quando vado al centro ho l’impressione che ci abbiano convocati tutti quanti nello stesso giorno, così tiro fuori dalla borsa il libro e leggo. L’ultima volta sono entrata alle 8 e alle 13 mi hanno dato una dieta che ho subito perduto. Mi hanno detto che ho il diabete B.
Amo la buona cucina. È una delle gioie della mia vita mangiar bene possibilmente in compagnia. Dovrò eliminare anche questo piacere. Perché il tempo delle scadenze prevede anche l’eliminazione dei piaceri. In questa carrellata manca l’ecografia per controllare i noduli alla tiroide. Credo di aver elencato tutti i punti capitali di questo corpo che se ne va a pezzi. Ma ci sono sempre le sorprese: vado all’appuntamento per controllare una parte del corpo e ne trovano un’altra che non funziona.
È, questa del tempo delle scadenze, una situazione imbarazzante e troppo complicata, insostenibile, almeno per me. Ma non sono sola. Proprio ieri, appena uscita di casa, incontro un’amica. Compio l’errore di chiederle: “Come va?” E lei: “Ma Mariella, stai buona, devo andare dal medico perché ho un gran male alla schiena, mi hanno richiamato per il controllo del seno e poi devo portare mia mamma…”. Per un tempo infinito mi ha elencato mali più o meno gravi, suoi e di sua madre. Io, sì, stavo buona... ferma immobile. La guardavo con gli occhi sbarrati chiedendomi come fare per inter-romperla, dato che dovevo andare a prendere Federico all’uscita da scuola. Quando la mia amica ha terminato l’elenco e mi ha chiesto come stessi io, le ho risposto prontamente: “Bene!”.
Quindi l’esternazione dei propri mali infastidisce. Infastidisce amiche, amici e parenti tutti. Ma qui si apre un altro mondo, un altro tempo. E così ritorno “alle scadenze” per dire che non accetto questa visione della persona come un pezzo staccato dal tutto. Mentre vado al controllo di una parte del mio corpo io continuo ad essere tutta intera. L’assurdo è che “io sto”. Io sto bene.
Il tempo sta scadendo: oggi è il 9 novembre e la prima visita medica sarà il 22 novembre. Sono ancora nel tempo di mezzo. Sono ancora nel tempo di mezzo e tutte le mattine vado. Vado al mare o lungo l’argine del fiume. Vado in bicicletta e quando arrivo al mare, in queste ultime giornate di sole, mi tolgo le scarpe e bagno i piedi nell’acqua marina. Penso che potrei fare ancora una bella nuotata. Il mio corpo è efficiente. È forte. Nel tempo delle scadenze il mio corpo se ne va al macello; nel tempo di mezzo mi sento in ottima forma e il mio corpo lo dimostra.
I due tempi, come i due corpi, non possono coincidere perché diversi. Uno procede inesorabilmente - inesorabilmente va verso - e l’altro invece tende ad arrestarsi. Procede lentamente come una lumaca. Io stessa sono una lumaca nel senso che oriento le mie antenne verso un tempo che non vuole scadenze. Credo di avere scritto questo racconto sette anni fa. Oggi è il 22 giugno 2017 e mentre scrivo il caldo è insopportabile. Non c'è più tempo. Almeno per me.