Il Museo Madre di Napoli invita alla scoperta dell’universo visionario di Roberto Cuoghi, nato a Modena nel 1973, autore della retrospettiva di metà carriera Perla Pollina 1996-2016. Il Museo d’arte contemporanea Donnaregina, Napoli, è l’unica sede italiana dedicata a uno dei più enigmatici artisti dell’epoca contemporanea, già presente alla Biennale di Venezia 2017, al Padiglione Italia, all’Arsenale con il suo progetto intitolato Imitazione di Cristo, 2017. Sperimentatore, performer e storyteller, Cuoghi usa tecniche e materiali non convenzionali per costruire corpi, idoli, autoritratti, storie arcaiche e moderne di dolore e redenzione collettivi. Simulacro, simbolo, memoria e metamorfosi e superstizione sono solo alcune delle nozioni che attivano una pratica ossessiva dove ogni opera ha una genesi profonda e articolata e alla realtà si sovrappone la fantasia, alla storia il mito e alla documentazione l’invenzione. Con la visita alla mostra di Roberto Cuoghi al Madre che si estende dalla Project room al piano terra e dal mezzanino a otto sale al secondo piano e comprende una settantina di opere, si apre la possibilità di ammirare anche la prima esposizione personale in un’istituzione pubblica di Stephen Prina dal titolo English for Foreigners, e quella di uno dei più importanti artisti americani dell’ultima generazione, Wade Guyton intitolata Siamo arrivati.
Il direttore del museo Madre Andrea Viliani è il co-curatore della mostra di Cuoghi insieme ad Andrea Bellini, direttore del Centre d’Art Contemporain di Ginevra. “La Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, fondata e interamente partecipata dalla Regione Campania nel periodo della Biennale di Venezia, la più grande manifestazione periodica di arte contemporanea a livello internazionale e sicuramente la più importante per il nostro paese, ha inaugurato tre mostre di artisti che vengono considerati tra i più importanti oggi. Noi siamo un museo che ha una responsabilità innanzitutto nei confronti di quella storia dell’arte che non è ancora definita come tale ma dobbiamo avere una responsabilità precisa proprio nei confronti di questa storia dell’arte perché siamo una fondazione dedicata all’arte contemporanea. Come tutti i musei abbiamo una funzione di tutela ma anche una funzione di proposta per arrivare ad avere opere che saranno da tutelare nei musei nel futuro. E ho proprio l’impressione che in questo momento, se il Madre fosse una macchina del tempo e ci potessimo trasferire tra cento anni, noi in questo momento abbiamo una straordinaria galleria di capolavori che già appartengono alla storia dell’arte. E lo facciamo in presa diretta e in tempo reale”.
Roberto Cuoghi è una figura unica nel panorama artistico e fonde nel suo lavoro le qualità plastiche e compositive proprie delle arti visive e quelle scenico-narrative di un performer e di uno storyteller. Cosa rappresenta la sua produzione?
Sono particolarmente felice perché la mostra di Roberto Cuoghi ci ricorda una volta per tutte che l’arte di oggi è anche ovviamente l’arte di ieri e l’arte del passato ed è già ovviamente anche l’arte del futuro. Vedrete quanta storia dell’arte, quanta memoria, quanta sperimentazione, quanta capacità di introdurre all’interno della propria pratica, c’è in millenni di storia non solo dell’arte, ma della cultura, dell’estetica e dell’etica, dei rapporti che l’arte intrattiene con la società del proprio tempo, come la racconta e come la tramanda alle generazioni successive.
Perla Pollina è il titolo nonsense di questa mostra, generato per caso dall’errore di un programma di correzione automatica che presenta un’esplorazione delle dinamiche inventive e produttive dell’artista. Come?
C’è ovviamente uno spirito di ricerca, di sperimentazione che è in realtà il vero tema di questa mostra. Abbiamo a che fare con una figura per certi aspetti di matrice leonardesca, una figura che sperimenta i propri temi, i propri contenuti ossessivamente come se tutte le opere fossero la prima o l’ultima, come se la lingua che parlasse l’artista, fosse una lingua parlata da una persona sola, cioè tutta la storia dell’arte del passato, del futuro e del presente si incunea nell’esperienza di creare queste nuove opere. Sono nuove opere basate appunto su una smisuratezza del proprio metodo, su un’ambizione straordinaria, come se quelle tecniche e quei contenuti fossero inventati nel momento stesso in cui l’opera nasce. Questa è la straordinarietà di questo artista e in questo senso un artista estremamente italiano che unisce la capacità di concepire un’opera alla volontà di realizzarla.
Come è approdata al Madre questa straordinaria panoramica della progettualità di Roberto Cuoghi?
Questa mostra nasce in relazione con un altro centro di arte contemporanea internazionale, il Centre d’Art Contemporain di Ginevra dove Andrea Bellini (il curatore con Andrea Viliani) che ne è il Direttore e uno dei membri del nostro comitato scientifico, lavora da diversi anni anche nel promuovere a livello internazionale l’arte italiana. Andrea Bellini ha lavorato per molti anni in Italia e ha diretto il Castello di Rivoli, uno dei più importanti musei di arte contemporanea. Così abbiamo avuto la possibilità di portare in Italia, quale unica tappa italiana di questa mostra, Roberto Cuoghi, grazie al Centro d’arte di Ginevra che per circa due anni ha condotto un’appassionata ricerca nella già enorme mole di lavoro di questo artista, dal 1996 al 2016. E siamo parte di questo tour perché la mostra poi si sposterà in Germania, dal 14 ottobre al 17 dicembre al Koelnischer Kunstverein di Colonia.