Continua la tradizione di italiani vincenti in Russia. Aprì le danze nei primi anni 2000 coach Ettore Messina, bicampione in Eurolega di basket con il CSKA (2006 e 2008) e cinque volte vincitore del titolo nazionale (2006, 2007, 2008, 2009, 2013 e 2014). Poi fu la volta dello Zenit San Pietroburgo allenato da Luciano Spalletti, campione di Russia nel 2010 e 2012. Ora, dopo 16 anni di digiuno, Massimo Carrera ha (ri)portato lo scudetto del calcio a Mosca, sponda Spartak, dove milita ormai da quattro anni un altro italiano, il difensore Salvatore Bocchetti.
Arrivato in Russia nel 2010, dopo il mondiale sudafricano a cui partecipò come riserva nella nazionale di Lippi, a Kazan Bocchetti viene impiegato per lo più come terzino da Kurban Berdyev e in due anni totalizza 81 presenze con 11 gol, alzando al cielo la Coppa e la Supercoppa di Russia, tra l’altro con un suo gol in finale. A inizio 2013 Bocchetti passa allo Spartak Mosca del tecnico Valery Karpin, che conta su di lui come centrale difensivo. Sembra il trampolino di lancio verso nuove vittorie, ma all’inizio della stagione 2013-2014 un infortunio al legamento crociato sbarra la strada al difensore napoletano. Mentre lui si riprende lo Spartak rimane schiacciato dalla concorrenza di Zenit San Pietroburgo e CSKA Mosca nel campionato nazionale. Sono anni magri per i biancorossi di Mosca, guidati nel frattempo dallo svizzero Murat Yakin, che non vanno oltre il sesto posto. Così Bocchetti fa in tempo a giocare sei mesi nel Milan di Inzaghi, prima di ritornare a Mosca nella scorsa stagione, conclusa, manco a dirlo con un deludente sesto posto dallo Spartak guidato dall’ex romanista Alenitchev.
Quest’anno invece è stato quello della svolta. Con Carrera prima aiutante di Alenitchev e poi dopo l’esonero di quest’ultimo promosso nel ruolo di mister, lo Spartak Mosca ha ritrovato la gloria perduta. Oggi ci concede un'intervista.
Salvatore, dopo tanti anni per lo Spartak Mosca arriva una vittoria, che è anche, finora la più importante della tua carriera. Che cosa provi e a chi la dedichi?
Ho vinto altri titoli, ma per me è il primo scudetto e come emozione è il top. Lo dedico a chi ha creduto in me e nello Spartak, alla mia famiglia a mia moglie e i miei figli che sono stati sempre vicino a me. Sono molto contento.
Sei in Russia da diversi anni, non pensi a ritornare in Italia?
Il mio futuro lo vedo ancora a Mosca. Ho da poco firmato altri tre anni di contratto quindi non mi muoverò.
L’anno prossimo tornerai a sentire la musica della Champions League e a giocarla da protagonista. Ci hai già pensato?
Giocare la Champions da campioni è un altra cosa. Spero che questa vittoria ci dia l’impulso a continuare a migliorare e che sia solo la prima.
Hai già sentito il tuo amico Mimmo Criscito dello Zenit, che perdendo in casa contro il Terek Grozny vi ha consegnato lo scudetto?
Sinceramente non mi aspettavo la loro sconfitta, perché soprattutto in casa hanno sempre giocato bene. Invece con i mei compagni abbiamo appreso di essere campioni soltanto davanti alla tv. Domenico mi ha fatto i complimenti, penso che nonostante tutto sia contento per me. Quest’anno è stato lui a congratularsi con me, gli altri anni i complimenti li avevo fatti io a lui.