Fin dalla notte dei tempi, l'uomo ha creato simboli e riti collettivi per esorcizzare le forze ingovernabili della natura, la precarietà dell'esistenza, le sue paure e incertezze, il senso d'impotenza rispetto al tutto, il vuoto interiore e cosmico, il buio della notte e le ombre dell'inconscio. Il rito nasce dal bisogno di unire la collettività per rafforzarne il legame di solidarietà, collegando il presente con il passato, connettendo l'individuo e il suo ambito sociale. Modernità, globalizzazione e consumismo contemporaneo, hanno contribuito a distruggere ovunque nel mondo riti e simboli. Eppure l'Uomo ha ancora bisogno di essi per attraversare trasformazioni interiori, cambiamenti sociali, metamorfosi epocali che coinvolgono l'intero pianeta. Riti antichi sono spesso trasformati dalle religioni e inglobati secondo nuove regole, rispondendo alle necessità della popolazione, delle comunità religiose e dei gruppi sociali.
Abbiamo intervistato Maria Burgarella, psicologa, in merito a un interessante rituale che ancora si celebra in Sicilia, la Processione dei Misteri di Trapani. Si tratta di una rappresentazione della Passione di Cristo risalente a circa 400 anni fa, culminante nella rievocazione della sua Morte. Si svolge portando in processione per la città i “Misteri”, ossia venti raffigurazioni scultoree di queste scene, realizzate in tela, legno e colla, da Maestri trapanesi del XVII e XVIII secolo. Questi gruppi di statue, addobbati con ornamenti argentei e composizioni floreali, illuminati da enormi ceri, vengono portati a spalla dai ‘massari’, gruppi di uomini delle corporazioni di mestieri. La Processione si protrae per circa ventiquattro ore, i Portatori camminano con un movimento chiamato ‘l'Annacata’ che segue il ritmo dei brani suonati dalle Bande musicali associate a ogni gruppo.
Perché questa Processione prende il nome di "Misteri"?
Il termine Misteri ha due connotazioni, in Siciliano Mestiere si dice “Mistere” e poi il Mistero riferito a Cristo.
Che cosa esprime questo rito per i trapanesi?
Il rito deriva dal latino ritus, fluire, scorrere, muovere, è un insieme di atti e gesti che ha lo scopo di mettere l'uomo in rapporto con qualcosa che supera la sua individualità e che appartiene ad altri stati dell'essere. Nel rito egli entra in contatto col trascendente. Jung dice «tutto ciò che sta nell'inconscio vuole diventare evento e anche la personalità vuole svilupparsi dalle sue condizioni inconsce e viversi come interezza». Nel caso della Processione dei Misteri il rito assume un significato simbolico di espiazione e riparazione con motivazioni molteplici: dalla ricerca di coesione sociale, al coinvolgimento emotivo e catartico, alla purificazione al fine di una rinascita individuale e collettiva, fino alla propiziazione dell'abbondanza nei vari settori dell'economia locale. La dimensione collettiva della celebrazione contribuisce ad aumentare l'intensità emotiva del rito, l'individuo si sente parte di un sé collettivo: durante la Processione i presenti entrano in uno stato di abbandono generale nel quale si attua una sorta di deposizione delle armi: i conflitti si armonizzano perché tutti partecipano con lo stesso scopo, reificare il Cristo e unirsi nell'Amore. Il rito diventa simbolo agito.
Cosa simboleggia la caratteristica ‘Annacata’ dei portatori e dei membri della Banda musicale?
L’Annacata, questo ondeggiare del corpo sia di quelli che fanno parte della Banda sia dei Portatori è elemento cardine nei Misteri ed è rimasto immutato nel tempo. Possono cambiare fattori secondari, ma quelli fondamentali devono rimanere intatti per garantire che il rito sia completo e che assolva alla sua funzione simbolica. L'Annacata richiama il movimento della mamma che culla il bambino, ha funzione riparatoria, consolatoria, rigeneratrice. Evoca le onde del mare che va e viene, in un continuo fluttuare della barca che galleggia instabile. Richiama l'indecisione, l'essere di qua e l'essere di là, la paura della precarietà, il senso di colpa dell'uomo nei confronti di Gesù. Esprime una vibrazione che attua una trasformazione interiore. In termini psicoanalitici si potrebbe associare a un movimento ossessivo compulsivo tipico di malati psicotici e nevrotici. Il rituale serve a contenere le energie istintuali e affettive che turbano tutelando la stabilità psichica. Il ritmo continuo ha un effetto ipnotico sulla mente, trasmette il messaggio a livello subliminale direttamente nell'inconscio dove si attua l'esplosione dell'energia libidica, l’abbandono collettivo alle emozioni. Risponde al bisogno profondo di unione col divino, che emerge dai volti dei Portatori immedesimati in un dolore appartenente in realtà alla comunità. Portando il Mistero a braccio ogni trapanese conduce la sua croce, simulando il percorso di Cristo. Il ritmo e la ripetitività dell'Annacata richiamano inoltre l'atto sessuale, l'orgasmo, il contatto col trascendente: i volti e la danza dei Portatori e dei musicisti introducono l’uomo in un organismo collettivo che ondeggia all’unisono in una sorta di estasi comune.
Quale importanza attribuiscono i trapanesi alla Madonna?
La Madonna, con il suo dolore, il manto nero e il cuore immacolato e trafitto tra le mani, rappresenta la sofferenza di ogni madre: ha partorito il Figlio di Dio, portatore del messaggio di salvezza, immortalità, rinascita e Amore incondizionato. Ha subito la perdita del Figlio a causa della cecità degli uomini, pertanto soffre irrimediabilmente. Il rito assume una funzione riparatoria dalla disperazione della perdita, l'Annacata simboleggia la protezione del ventre materno, in quanto la Madonna protegge dalla paura di nascere ed entrare nel mondo. Il suo simulacro, infatti, è l’ultimo della Processione: quando deve tornare in chiesa entra ed esce, perché entrare significa uscire nel mondo e quindi dalla zona protetta dove non esiste paura.
La Processione è silenziosa di parole e ricca di gesti: che valore assume la musica delle Bande?
Le Bande musicali oggi sono elemento fondante, anticamente erano dei cantori ad accompagnare i gruppi. Successivamente, nell’‘800, alle voci si sostituirono le Bande e si diffuse “a musica ri misteri”, brani come Eterno pianto, Ore d'angoscia, Pace, Povero fiore, Jone. Il suono delle ciaccole, strumento composto da due pezzi di legno che sbattono su un terzo legno fisso, scandisce la musica regolando il procedere e il fermarsi dei gruppi in Processione. S’innalza un vero e proprio discorso in note, struggente, commovente che amplifica l'effetto catartico della Processione stessa, vibrando nei visi dei massari stanchi, piangenti, emozionati e coinvolgendo empaticamente tutti. Nel territorio trapanese c'è un’antica tradizione e produzione musicale: ogni anno nascono e crescono nuovi talenti.
Il rito è lungo e faticoso, perché?
La Processione inizia alle 14,00 del Venerdì Santo e termina alle 14,00 dell'indomani: la durata è importante nel rito affinché l'uomo possa entrare in contatto col numinoso. Il numinosum è energia dinamica, essenza, forza che travalica l'uomo, una potenza invisibile che attua una trasformazione profonda nella coscienza. La sofferenza prolungata emula quella di Gesù: stremarsi di fatica è un modo per essere vicini a Cristo, espiando la colpa collettiva per la sua crocifissione.
Cosa erano i ‘Mortori’?
In origine i cantori recitavano brani in modo ripetitivo e mono-tono: proprio come tono vocale, musicale, frequenza vibratoria in assenza di variazioni, tali canti si chiamavano “mortori”, nel linguaggio trapanese indicano situazioni noiose, monotone, prive di vitalità, di entusiasmo. Come i tamburi suonati ripetitivamente nei rituali sciamanici o i mantra o le preghiere dei rosari, questo ritmo ripetuto induce uno stato ipnotico, caratterizzato dalle onde theta, lo stato dell'immaginazione, del sogno, dell'apprendimento, della trasformazione, della guarigione.
Chi sono questi Portatori dai volti quasi ipnotizzati e con quale criterio vengono selezionati?
I Portatori sono davvero in uno stato ipnotico collettivo ed entrando in risonanza con gli altri potenziano la catarsi personale e collettiva di esperienze di cui liberarsi per purificarsi e rinnovarsi. I Massari hanno il compito di portare a spalla i Misteri, sono remunerati ma svolgono con passione e devozione tale lavoro, vivono e sentono il loro compito pesante e faticoso, alcuni si offrono spontaneamente per chiedere grazie o ringraziare per grazie ricevute, essi fanno parte delle maestranze o sono semplici cittadini devoti. Il lavoro inizia molto prima della Processione perché occorre organizzare la loro squadra per conferire uniformità al peso e al movimento raggiungendo un assetto complessivo volto all'equilibrio. Al rientro dei gruppi i loro occhi esprimono la fatica, l'amore e la passione per la Processione che termina con un abbraccio e un pianto liberatorio mentre le campane rimaste per tutto il tempo «mute e immobili» si sciolgono per proclamare il termine della «Tragedia corale».
Un documentario del 1954 per la regia di Ricci e Romano esordisce con questa frase: «Sull’estrema punta della Sicilia dove il Tirreno comincia a chiamarsi Mediterraneo sorge oggi Trapani… » che « … ha scelto per celebrare il dolore la via del silenzio e dell’immobilità», contrariamente a quanto potrebbe far immaginare la sua posizione protesa verso Tunisi, i mercati chiassosi e variopinti, i tramonti colorati sul mare, il vento caldo e sabbioso del continente africano. Eppure il corteo procede «muto lentissimo e ieratico, senza sussulti ne canti e ne grida… », in un silenzioso percorso interiore. Il trapanese è costretto a guardare oltre, ai violetti e porpora del tramonto, ai lumi delle lampare sul mare piatto, alla forza delle onde che lambiscono la Torre di Ligny, dove la stretta lingua di terra che si dipana « …tra le linee sobrie delle sue case», si assottiglia verso la punta estrema del suo limite. E tutta questa apertura e ricchezza, che fa di Trapani ‘Città del Sale e della Vela’, dei Mulini e delle pale esposte ai venti, infonde ai trapanesi forza e serenità, ma li espone anche a paure profonde che vengono domate dall’arpeggio dei corpi e dalla coesione del gruppo nel rituale. Il Mistero che a mio avviso si addice meglio al popolo trapanese è quello del Gruppo 2 che rappresenta La lavanda dei piedi ed è portato dal Ceto dei Pescatori. Esso simboleggia il primato dell’umiltà: «chi vorrà essere il più grande si faccia servo di tutti» ed è un antico gesto di ospitalità, caratteristica, questa, di Trapani che ci accoglie subito nel suo abbraccio spalancato…
Nel dettaglio:
Il Gruppo 1 rappresenta La separazione ed è portato dal Ceto degli Orefici.
Il Gruppo 2 rappresenta La lavanda dei piedi ed è portato dal Ceto dei Pescatori.
Il Gruppo 3 rappresenta Gesù nell'orto del Getsemani ed è portato dal Ceto dei Ortolani.
Il Gruppo 4 rappresenta L'arresto ed è portato dal Ceto dei Metallurgici.
Il Gruppo 5 rappresenta La caduta al Cedron ed è portato dal Ceto dei Naviganti.
Il Gruppo 6 rappresenta Gesù dinanzi ad Hanna ed è portato dal Ceto dei Fruttivendoli.
Il Gruppo 7 rappresenta La Negazione ed è portato dal Ceto dei Barbieri e Parrucchieri.
Il Gruppo 8 rappresenta Gesù dinanzi ad Erode ed è portato dal Ceto dei Pescivendoli.
Il Gruppo 9 rappresenta La flagellazione ed è portato dal Ceto dei Muratori e Scalpellini.
Il Gruppo 10 rappresenta La coronazione di spine ed è portato dal Ceto dei Fornai.
Il Gruppo 11 rappresenta Ecce Homo ed è portato dal Ceto dei Calzolai e Calzaturieri.
Il Gruppo 12 rappresenta La sentenza ed è portato dal Ceto dei Macellai.
Il Gruppo 13 rappresenta L'ascesa al Calvario a cura dall'intero Popolo.
Il Gruppo 14 rappresenta La spoliazione ed è portato dal Ceto dei Tessili e Abbigliamento.
Il Gruppo 15 rappresenta La sollevazione della croce ed è portato dal Ceto dei Falegnami, Carpentieri e Mobilieri.
Il Gruppo 16 rappresenta La ferita al costato ed è portato dal Ceto dei Pittori e Decoratori.
Il Gruppo 17 rappresenta La deposizione ed è portato dal Ceto dei Sarti e Tappezzieri.
Il Gruppo 18 rappresenta Il trasporto al sepolcro ed è portato dal Ceto dei Salinai.
Il Gruppo 19 rappresenta L'urna: Gesù nel sepolcro ed è portato dal Ceto dei Pastai.
Il Gruppo 20 rappresenta La Madonna Santissima Addolorata ed è portato dal Ceto dei Camerieri, Cuochi, Cocchieri, Autisti, Baristi, Pasticceri, Albergatori, Ristoratori e affini.