Presso Palazzo Lombardia di Milano sedici artisti - Mario Agrifoglio, Emanuele Alfieri, Nino Alfieri, Alessio Ancillai, Carlo Bernardini, LeoNilde Carabba, Claudio Sek De Luca, Giulio De Mitri, Nicola Evangelisti, Maria Cristiana Fioretti, Daniela Forcella, Federica Marangoni, Yari Miele, Marco Nereo Rotelli, Sebastiano Romano, Olga Serezhina - esplorano la poetica della Black Light Art, un evento organizzato e curato da Gisella Gellini e Fabio Agrifoglio, con allestimento di Domenico Nicolamarino e Gaetano Corica, mentre il progetto luci è di Gianni Forcolini. Come anticipa già lo stesso titolo, questa rassegna intende scoprire le proprietà artistiche della luce nera, presentando opere di vari artisti, alcuni dei quali affrontano il tema per la prima volta, altri invece sperimentano da anni la luce.
La luce nera non riveste il classico ruolo, ovvero energia e fonte indispensabile per illuminare, ma la sua affascinante caratteristica si utilizza per mostrare gli oggetti e lo spazio adiacente in modo differente, soprattutto in un contesto artistico/sperimentale. Le prime applicazioni pratiche infatti risalgono a qualche decennio fa quando nel 1949 Lucio Fontana presenta il suo Ambiente spaziale a luce nera. Negli anni Sessanta si assiste invece al fiorire dell’optical art e dell’arte cinetica, ricordiamo Gianni Colombo con il suo Spazio Elastico vince il premio per la pittura alla Biennale di Venezia del 1986. L’installazione è stata recentemente riproposta all’edizione del 2011 della Biennale, intitolata Illuminations e curata da Bice Curiger, proprio all’ingresso del padiglione principale ai Giardini. Ovviamente negli anni seguenti la ricerca artistica nel campo della Light Art ha avuto la possibilità di scegliere tra un’ampia gamma di possibilità, grazie ai nuovi strumenti informatici e alla disponibilità di sorgenti di luce innovative che però, forse, non possiedono la stessa poesia di sorgenti di luce meno tecnologiche come la Black Light, come documentato dalle opere esposte. Ad esempio alla fine degli anni Settanta negli Stati Uniti ci sono stati esempi di utilizzo di luce nera nell’ambiente psichedelico.
La Black Light come linguaggio espressivo, dunque, è in grado di coinvolgere lo spettatore in una totale e immersiva esperienza sensoriale dove la realtà esula dalla classica rappresentazione, ma si tramuta rivestendosi di colori, di forme e di spazialità inconsuete e straordinarie. Black Light Art ha scelto inoltre di collaborare con il Museo Nazionale della Rocca Albornoz di Spoleto per il progetto Lightquake 2017, contribuendo a diffonderne la conoscenza e le finalità, ovvero offrire un supporto di una raccolta fondi a favore del restauro di alcune opere d’arte danneggiate dal terremoto del centro Italia.