“Perché non vieni al mare con me?”
Sapevo che invitare a pranzo Anna sarebbe stato pericoloso, lei così bella e sfacciata come solo certe donne del Sud sanno essere, ma ormai era fatta, non potevo tirarmi indietro, avevamo fatto un patto di amicizia, noi: tutte le volte che passavo da Napoli la dovevo assolutamente chiamare e così lei quando transitava da Londra.
Ci eravamo conosciuti qualche anno prima sul volo Napoli /Londra e ci eravamo trovati. La nostra era una amicizia particolare, non ci sentivamo mai al di fuori di queste occasioni e non so spiegare perché, ma andava bene così, ognuno aveva la sua vita, cercavamo solo di essere fedeli al nostro patto segreto.
“Perché oggi ho un appuntamento importante!” risposi io, catturando gli ultimi spaghetti alle vongole rimasti nel piatto (li avevo chiesti un poco ‘sporchi’, cioè con solo poca salsa di pomodoro).
“Madonna quanto sei stressato amico mio, e quanto lavori! Perché non guardi me e impari qualcosa dalla tua amica napoletana? Cogli l’attimo, Michele, cogli l’attimo!” e detto ciò prese dal cestino una fetta di pane, ne strappò un pezzetto, lo premette nel piatto immergendolo nell’olio rimasto e lo ruotò con decisione. La vidi ripetere l’operazione con un pezzo di pane ancora più grande e lei, accortasi di essere guardata, mi rispose con la bocca piena sgranando i suoi grandi occhi scuri:
“Embè, che c’hai da guardare?”
“Stavo pensando che mi piace guardarti e che è bello vedere una donna fare scarpetta nel suo piatto con tanta naturalezza. Pensavo a quelle parti di mondo, come in India o in Africa, dove è normale usare le mani per mangiare – e riflettevo su come è importante avere questo contatto con il cibo”.
“Mò mi pigghio l’impepata e’ cozze e poi vedi che ci faccio io col pane mio… - mi rispose sfrontata, sorridendo e facendo un cenno verso la cucina. Poi si girò verso di me: “Dai Michè vieni al mare con me!” insistette strizzandomi l’occhio.
"Il sole è ancora caldo, l’estate quest’anno pare non finire mai e tu sei pallido come na’ mozzarella ca esce mo mo ra o’ llatte…!".
In quel momento arrivò Rosaria, la proprietaria, con un enorme piatto di cozze fumanti e un cestino con dell’altro pane.
“Tutto a posto ragazzi?” ci chiese guardandoci a turno e sorridendo.
“Ah! Si è dimenticata di portare via il mio piatto! - dissi io - Anna! Hai fatto venire pure a me voglia di cozze...”.
Troppo tardi, Rosaria era già lontana, non mi poteva sentire. In compenso la mia amica ora stava scarpettando senza pudore nel mio di piatto e con un pezzo di pane recuperava velocemente alcune vongole e del sugo rimasto. Sì, forse un po’ di mare mi ci vorrebbe, pensavo tra me e me, al diavolo il mio appuntamento. E non mi accorsi che, sovrappensiero, stavo immergendo un dito nel suo piatto, mentre lei mi osservava maliziosa e compiaciuta.