È la zona del potentino caratterizzata dal vento a ospitare uno dei monumenti più importanti di tutta la Basilicata. L’aria che soffia impetuosa e avvolgente fa sentire sulla pelle il profondo cambiamento che qui si vive: dalle spiagge infuocate dissetate dal mare, al fresco refrigerante della montagna. Proprio qui, al confine tra cielo e terra si eleva l’abbraccio del possente Cristo Redentore di Maratea, visibile da tutta la costa del Golfo di Policastro.
Settimo per dimensioni tra le statue dedicate a Gesù realizzate in tutto il mondo, e terzo nella sola Europa, rappresenta indubbiamente una delle maggiori attrattive culturali della zona. Innalzato al posto di una croce che originariamente occupava quell’area, venne costruito per volere del conte Stefano Rivetti, nel periodo di tempo compreso tra il 1963 e il 1965, per mano dello scultore fiorentino Bruno Innocenti. Lo stesso artista nel descrivere il suo lavoro mette in evidenza il fatto che le sembianze del Cristo non dovessero richiamare alla mente del visitatore le tradizionali e convenzionali opere di culto preesistenti, dovendo esso, invece, suscitare un senso di immanente ed essenziale. Una ricerca dell’essenziale che Innocenti esprime nel non apporre alcun dettaglio o particolare che possa distogliere l’osservatore dalla maestosità della sua opera.
La statua mostra un uomo giovane con un’espressione consapevole e al tempo stesso bonaria, pochi i dettagli: un accenno di barba, lo sguardo serio e fisso rivolto verso il basso. Le braccia spalancate leggermente rivolte verso l’alto misurano ben 19 metri in ampiezza; l’orlo della tunica, ondulato nel vento per rendere l’effetto del tessuto nel vento, rappresenta forse l’unico vezzo di un colosso di pietra. Appassionante il gioco di prospettive che viene proposto e rivelato: a guardar la statua da lontano il viso del Cristo appare rivolto verso il mare, ma nell’avvicinarsi la visuale cambia inaspettatamente e si scorge lo sguardo benevolo ricadere mite sull’agglomerato di case che si stagliano ai piedi del monte San Biagio.
Arrivare sulla cima del monte su cui si erge il Cristo ormai da quasi cinquanta anni, ispira forti emozioni per il paesaggio ineguagliabile cui può affacciarsi il visitatore, come se si trovasse su un balcone tra terra e cielo. Lì, mentre si è ai piedi del Cristo, il mare si apre senza limiti, il golfo sottostante è accarezzato dal sole, le onde vanno, vengono e disegnano giochi di luce sulla spiaggia e le persone dall’alto, sembrano piccole, silenziose, ordinate, mentre tutto si allontana e il caos della quotidianità svanisce in un prezioso silenzio.