Tra le navi statunitensi affondate durante la Prima guerra mondiale, si ricorda soprattutto il Lusitania. Ma non fu l’unico caso. Venne affondato l’Arabic e molte navi mercantili: il commercio verso l’Europa, come abbiamo scritto il mese scorso, era sempre più intenso e le esportazioni verso Francia e Gran Bretagna costituivano fino al 75% delle esportazioni statunitensi.
Gli armatori erano sempre più preoccupati dei continui affondamenti di navi mercantili e non, e la promessa tedesca di evitare scorrerie nei mari di pertinenza americana non era più sufficiente: gli affondamenti avvenivano lungo le coste europee. Wilson, rieletto presidente, cercò in ogni modo di tenere fuori gli USA dalla guerra, ma non fu più possibile. Difendere gli interessi americani era indispensabile perché i prestiti e le forniture concesse a debito erano ormai di valore enorme. Quando la Germania dichiarò l’estensione della guerra sottomarina, non si poteva esimersi dal rispondere con le armi, perché se avesse vinto l’Alleanza non si poteva sperare di vedere pagati i rifornimenti dati all’Intesa. Il numero dei civili morti negli affondamenti, la forte esposizione finanziaria americana, alimentarono una vasta campagna di sensibilizzazione pubblica per l’ingresso nel conflitto. Inizialmente si risolse il problema armando i convogli mercantili, per garantire una certa sicurezza agli armatori che, altrimenti, non volevano più concedere le navi per i trasporti.
Il 19 marzo 1917, però, venne affondato il Vigilantia e morì tutto l’equipaggio. Wilson ottenne dal Congresso il consenso alla dichiarazione di guerra dell’aprile 1917. In realtà, entrando in guerra a fianco dell’Intesa, gli USA non erano veri e propri alleati: mantenevano il diritto di ritirarsi dal conflitto quando lo avessero ritenuto opportuno, una sorta di alleato esterno. È fuor di dubbio, tuttavia, che l’ingresso in guerra degli americani ne cambiò le sorti, anche perché convinse altri Paesi a riprendere i commerci con l’Europa; inoltre, chiudendo i traffici con i Paesi neutrali che avevano un comportamento ambiguo, assicurarono che i rifornimenti all’Alleanza da parte di Olanda, Svezia e Norvegia, ad esempio, cessassero o comunque non avvenissero. La difesa dei convogli con cacciatorpedinieri fu efficace. I soldati americani avrebbero impiegato circa un anno per diventare operativi su suolo francese, dopo il reclutamento e l’adeguato addestramento. Per il trasporto delle truppe vennero inizialmente utilizzate navi catturate ai tedeschi. La prima squadra, chiamata American Expeditionary Force, arrivò in Francia in giugno, ma venne utilizzata solo come appoggio. All’arrivo della Prima Divisione iniziarono combattimenti veri e propri verso Nancy, fino all’azione americana indipendente del maggio 1918.
Nei mesi successivi, furono i francesi ad essere aggregati ad operazioni statunitensi, fino al successo di Saint-Mihiel grazie al generale Pershing, comandante sei divisioni. Per questo, il generale ottenne il comando anche nella battaglia dell’Argonne che si rivelò un altro successo statunitense, con l’acquisizione di un ampio territorio strappato ai tedeschi.