I luoghi
Ravenna, i mosaici, i monumenti patrimonio dell’umanità, il Ravenna Festival … ma la sua impronta culturale va al di là di queste pur conclamate eccellenze perché c’è anche una Ravenna storica, che erede della sua antica vocazione di capitale di un impero, sa investigare, custodire, offrire a studiosi e studenti un patrimonio documentario e librario importantissimo, ne è un esempio la Biblioteca di Storia Contemporanea Alfredo Oriani. La sua vocazione specialistica e, nello stesso tempo, la disponibilità divulgativa, le permettono di costituire un fecondo riferimento per la ricerca storiografica e, contemporaneamente, di avvicinare alla lettura un’utenza altrimenti difficilmente raggiungibile.
Se una sera di plenilunio, un viandante si trovasse a percorrere, a Ravenna, la zona dantesca, o “del silenzio”, così nominata per il dovuto rispetto ai monumenti, alla tomba di Dante e alle memorie del luogo, crederebbe di essere penetrato, magicamente, in una tela metafisica di De Chirico, tanto è il senso di straniamento che ci danno gli spazi, i volumi, le coloriture delle architetture, atmosfera sognante potenziata dai profluvi delle piante odorifere delle aiuole... E proprio qui ha sede la Biblioteca Oriani, inaugurata nel ’36 e intitolata a Mussolini, asse importante della sistemazione urbanistica dell’Architetto Arata, che, negli anni Trenta, qui trasfuse il suo stile di un eclettismo che fonde “art déco”, storicismo e novecentismo. Una sistemazione fortemente voluta dallo stesso Mussolini, nell’intento di creare una biblioteca storica del Fascismo e, soprattutto, quell’asse ideologico Dante-Oriani-Mussolini, che l’intitolazione della nuova biblioteca a se stesso confermava.
La storia: da Ente a Fondazione
Nel dopoguerra, spettò al nuovo direttore Francesco Zaccherini, il gravoso compito di aprire un nuovo corso che ampliasse gli orizzonti e gli orientamenti dell’istituzione, aggiornandola sui più significativi contributi bibliografici, politici, sociali ed economici di storia contemporanea, senza trascurare il fondamentale, originario fondo sull’ideologia e la storia del Fascismo, confermato dalla nuova intitolazione ad Alfredo Oriani: la singolare fortuna o sfortuna critica di questo scrittore, saggista, polemista, che l’agiografia fascista volle mitico precursore, gli valse questa importante sede, che oggi conta una più che ottantennale proficua attività.
A partire dal 1973, sotto impulso del nuovo direttore Ennio Dirani, si moltiplicò l’impegno, soprattutto degli Enti Locali, permettendo un notevole incremento di acquisizioni, un parallelo aumento dei posti di lettura, delle sale di consultazione e il potenziamento dell’emeroteca, indispensabile punto di lettura e aggiornamento. Dal 1995 al 2011 fu direttore Dante Bolognesi, che, fra l’altro, ampliò i servizi bibliotecari, promosse la rivista Memoria e Ricerca, avviò il “Centro per il dialetto romagnolo” e continuò la serie di convegni e incontri di storia contemporanea avviati dalla precedente gestione. Nel 2003, L’Ente si trasformò in Fondazione avente come soci fondatori il Comune di Ravenna, la Provincia di Ravenna, la Fondazione della Cassa di Risparmio di Ravenna, la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e, come socio sostenitore, la Camera di Commercio di Ravenna.
La biblioteca: patrimonio e servizi
Se l’Ente, fin dalla sua nascita, ebbe finalità eminentemente encomiastiche e commemorative, la biblioteca si distinse subito per un più ampio respiro culturale e bibliografico, infatti, il suo regolamento prevedeva le seguenti aree disciplinari: 1) Fascismo; 2) Risorgimento; 3) Vita italiana dal 1870 al 1915; 4) Guerra delle Nazioni; 5) Storia contemporanea in genere; e, se è vero che fine politico primario era quello di costituire il più importante patrimonio di ricerche e studi apologetici del Fascismo e del suo fondatore, non mancarono acquisizioni di contributi fuori dal coro. La “Mussolini” (come si chiamò fino al ’45), caso raro nel panorama biblioteconomico del ventennio, acquisì testi antifascisti di autori come Lussu, Salvemini, Nenni, Stalin, ecc. e, attraverso una catalogazione per argomento e soggetto molto minuziosa, ne permise un utilizzo immediato, costituendo, senza dubbio, il più importante fondo bibliografico su fascismo e antifascismo a livello nazionale.
L’attualità, le prospettive, i problemi
E oggi? Ne chiediamo all’attuale direttore Alessandro Luparini.
“Oggi l’Oriani continua a rappresentare un’eccellenza nel panorama culturale nazionale. Con un patrimonio librario stimato in circa 150.000 titoli catalogati, costituisce, con quella di Roma, la più importante biblioteca di storia contemporanea in Italia. Il nucleo originario della 'Mussolini' è stato di recente riqualificato, tornando interamente a disposizione degli studiosi. Parliamo di oltre 20.000 monografie, più di 8.000 opuscoli e 244 riviste. In altre parole, non si può studiare il fascismo e più in generale la storia della società italiana fra le due guerre mondiali senza passare dai nostri fondi. La Fondazione organizza convegni, seminari, presentazioni, iniziative di promozione alla lettura, cercando di coniugare ricerca e divulgazione. Il nostro quadrimestrale Memoria e Ricerca, collocato in fascia A dall’Anvur, l’Agenzia nazionale di valutazione della ricerca universitaria, è da poco passato alle edizioni del Mulino, una delle più prestigiose case editrici scientifiche italiane. Purtroppo la crisi che ha investito tutto il comparto cultura ha avuto ripercussioni anche sulla Fondazione, obbligando a tagli e sacrifici, ma faremo il possibile per continuare a garantire servizi di alto profilo. D’altra parte, le due sale studio della Biblioteca sono ogni giorno frequentate da numerosi studenti, che da sempre ne apprezzano la comodità e la sobrietà. La stessa collocazione della Biblioteca, nel cuore della zona dantesca di cui è parte integrante e coessenziale, con il bellissimo giardino Rinaldo Da Concorezzo che in primavera ed estate offre la possibilità di una pausa dallo studio o dalla lettura in uno degli spazi più suggestivi della città, costituisce un indubbio richiamo. Un luogo, nel suo complesso, che è un patrimonio di tutta la città di Ravenna e che è auspicabile sia quanto più possibile valorizzato anche in vista del grande appuntamento di Dante 2021”.
Non ci resta, allora, che varcare l’austero ingresso dell’edificio , confonderci nello sciame di studenti e ricercatori e gustare l’inconfondibile aroma dei libri vissuti, sotto lo sguardo orgoglioso e corrucciato del busto di Oriani, che ancora chiede giustizia…