C’era una volta una casetta nel bosco piccola e grigia. Era costruita su un pendio sopra il Lago degli Elfi, proprio accanto al grande pozzo che le donne del villaggio consideravano sacro. Da tempo immemorabile la gente del luogo ricordava l’esistenza di quell’enorme albero di Biancospino che faceva ombra al pozzo, i cui rami intrecciati di spine formavano una barriera naturale tra la casa e la foresta profonda. Una pianta che a primavera pullulava di fiori candidi come la purezza rosso fuoco. Il giardino circostante era costantemente verde e colmo di fiori di mille forme e colori. La pianta spiccava perché, nel suo inerpicarsi sulla casa e sul pozzo, era un viavai di passeri, merli, tordi, pettirossi, cornacchie e farfalle d‘ogni specie. Ogni tanto uno scoiattolo s’avvicinava furtivo attratto dalle voci degli uccelli e dal canto della pianta, poi scompariva improvvisamente nel nulla.
Quando Fiammetta andava a trovare la nonna, che abitava nella casetta, spesso si sedeva affianco al pozzo, all’ombra di quell’albero. Se la pianta indossava il suo abito primaverile a Fiammetta sembrava di vedere un’elegante signora bella come una sposa. Nella chioma della pianta lei scorgeva un velo leggero e profumato, nei fiori che scendevano lungo il tronco le pareva di osservare lunghe braccia aggraziate e il tronco delicato e slanciato le dava l’idea di due straordinarie gambe affusolate. La nonna un bel giorno le aveva svelato un segreto della famiglia: un’antenata, per non andare sposa al terribile Re degli Elfi, si era gettata nel pozzo e subito dopo era germogliato dalla terra quell’albero che si era trasformato velocemente in una grande pianta. Da quel momento Fiammetta non perdeva occasione per parlare con l’albero, per esprimere i suoi desideri, per chiedere consigli, per esorcizzare le sue paure.
Fu così che proprio il giorno in cui sua nonna salì in cielo, di fronte al dolore inconsolabile della bambina, l’albero cominciò ad agitare le sue fronde come se danzasse al sibilo del vento. La bimba vide materializzarsi un’elegante figura di donna. Con un ramoscello carico di frutti rossi la sfiorò e disse: “Sono l’anima della tua prima antenata, la Fata Alba Spina. Tua nonna è arrivata in fondo al pozzo ed è stata accolta nel giardino fiorito delle Fate della nostra stirpe. Non devi piangere, lei sta bene e mi ha chiesto di proteggerti. Posso esaudire tre tuoi desideri: prendi questo scettro di frutti e usalo per chiamarmi quando ne avrai bisogno. Le mie spine segnano il confine tra il regno del visibile e il mondo dell’invisibile, i miei fiori sono la barriera da attraversare per giungere nel regno delle Fate, i frutti rossi sono il fuoco che si cela dentro ogni essere umano. Se saprai usarli con intelligenza ti regaleranno un mondo d’Amore”.
Fiammetta s’accese in volto come una susina matura e i suoi occhi scintillarono al sole. Cominciò a trillare attraendo tutti i volatili del giardino con il desiderio imperioso di cantare con gli animali del bosco. Tutti gli esseri viventi della foresta uscirono dalle loro tane e si precipitarono accanto a Fiammetta che diresse il coro di cinguettii degli uccelli, di ululati dei lupi, di sibili dei serpenti. Ebbe piacere degli scoppiettii di gioia degli scoiattoli, dello sfavillio delle farfalle e delle coccinelle, dello stropiccio delle foglie sul passo dei bruchi. La Fata Alba Spina comparve come una buona madrina in quella festa gioiosa e risvegliò tutte le piante della Foresta, fece nascere foglie, fiori e frutti e il giardino di Fiammetta divenne un Paradiso incantato. La bimba si sentì felice e piena di letizia in quell’armonia della natura e imparò a godere anche delle piccole cose.
Spesso andava a trovare la fatina e parlava con la sua pianta con immensa tenerezza. Gli adulti non capivano il suo stato d’animo e cercavano di portarla lontano dai suoi sogni. Un giorno che sua zia la lasciò sola nel giardino, la bimba chiamò la Fata e le chiese: “Mi accompagni in fondo al pozzo? Mi piacerebbe salutare mia nonna!”. Allora la Fata prese un ramoscello di fiori e vi fece salire sopra Fiammetta. La bimba attraversò nove porte luminose e a ogni passaggio fu immersa in un mondo nuovo di profumi, di suoni e di lampi di luce. Alla fine comparve un lago azzurro scintillante di riflessi multicolori e, sopra una nube che fluttuava nello spazio, le apparve sua nonna. C’erano migliaia di altre nuvolette avvolte nel bagliore e seppe che ognuna era una fatina della sua stirpe dalla notte dei tempi.
Poi la nonna l’abbracciò e le disse: “Figlia mia, è ora che tu torni sulla terra. Va da sola e non voltarti mai indietro. Ricordati di non svelare a nessuno il segreto del mondo di sotto”. Fiammetta salutò la nonna e cominciò a salire oltrepassando dieci meravigliosi strati di luce. A un certo punto un coniglietto bianco la condusse verso una barriera di fiori bianchissimi. Attraversò una foresta di spine e fiori di Biancospino nella luce del plenilunio di novembre, respirò i raggi argentati dell’astro nascosto nella notte, accarezzò da vicino la pelle luminosa delle stelle, poi cadde addormentata accanto a un fuoco acceso ai piedi di una cascata.
L’indomani si svegliò nel suo lettino, in mezzo a tutti i suoi pupazzi. Sua madre le sorrise e le disse: “Amore, è ora di far colazione”. La finestra era aperta e il sole risplendeva facendo brillare le gocce di brina presenti sul prato. Fiammetta pensò alla pianta del giardino di sua nonna e sorrise tra sé. Poi si voltò e cercò tra le sue bambole di porcellana la compagna di quel giorno. I suoi occhi scintillarono nell’osservare una minuscola bambolina quasi nascosta dal vestito della bambola più grande. La prese in mano e guardandola più da vicino s’accorse che somigliava alla Fata Alba Spina. Si stupì perché non l’aveva mai vista prima tra le bambole. La prese tra le braccia, le sorrise e cominciò a cantarle una ninnananna.
Da quel giorno la scelse come compagna di gioco e anche adesso che è cresciuta la tiene sempre in un lettino di raso rosso accanto al letto e le sussurra un segreto ogni notte prima di andare a dormire.
Ogni piantina ha il suo mistero
ogni bel fiore è un mondo sincero
in ogni frutto nasce l’essenza
e sboccian perle di conoscenza.
Se il Biancospino crea una barriera
di fiori candidi di primavera
la fantasia distenda il suo velo
sull’anima pura che ama davvero.