Non esistono aggettivi per definire Venezia, o meglio qualunque aggettivo va bene perché rappresenta sicuramente qualcosa che appartiene a questa antica e famosa città: il mistero, l’insolito è di casa, perché già il fatto stesso di essere "galleggiante" rende tutto alquanto fuori dal comune. Troviamo tantissimi monumenti e tante opere d’arte che ricoprono copertine di giornali e libri e cartoline che raggiungono ogni parte del mondo, le gondole sono conosciute in ogni paese, e sono replicate nei parchi giochi; esistono altre città che vengono paragonate a questo nostrano splendore, la Venezia del Nord, la Venezia d’Oriente, di solito volendo indicare il paragoni tra ambientazioni cittadine circondate da canali, ma qui vi sono luoghi e posti poco conosciuti che rendono ancora più veritiera l’atmosfera magica che accompagna ogni visitatore o turista che anche solo per pochi giorni si aggira tra canali e stradine.
Il fenomeno naturale dovuto all'interazione tra le correnti marine e l’attrazione esercitata dal nostro unico satellite, la Luna, è conosciuto e definito con il nome di marea: qui nella famosa zona lagunare, la marea che entra tra le vie cittadine e allaga tutto quasi come fosse il respiro del mare che porta ossigeno in ogni angolo stradale, prende il nome di "acqua alta". Riprende questa definizione locale la libreria Acqua alta, dove i libri si trovano in gondola, è definita una delle 10 librerie più belle e particolari del mondo, particolare perché i libri sono accatastati dentro qualunque cosa possa proteggerli dal fenomeno del luogo, l’acqua alta appunto: in primis una gondola che troneggia al centro della sala principale, poi ci sono vasche da bagno, contenitori di ogni genere, dove i libri rimangono protetti dall’acqua anche nel momento di picco dell’alta marea, quando la libreria viene allagata. Certamente, a detta del proprietario, non si potevano collocare i libri in normali scaffali, visto che periodicamente tutte le stanze vengono sommerse dalle acque, e allora quale migliore idea di posarli uno sopra l’altro, e di sfruttare quelli rovinati come base per salvare quelli da vendere ai turisti e ai collezionisti, tanto che in alcuni punti sono accatastati in modo da formare degli scalini per raggiungere gli spazi alti, oppure sono disposti a formare una base di appoggio per far sedere le persone. Si trovano qui moltissimi racconti su Venezia e traduzioni di ogni libro in veneziano, ed è capitato di trovare anche libri datati, forse dimenticati in qualche soffitta, acquistati e poi riversati nelle pile letterarie che qui arrivano a coprire ogni angolo e ogni muro. Sicuramente se ci passate diventerete più ricchi, anche spendendo qualche soldino per un libro, o solamente leggendone uno di sfuggita.
Altri luoghi particolari, senza essere veri e propri luoghi, sono le calli strette, ovvero alcune vie, che a Venezia si chiamano calli, molto, molto strette, come Calletta Varisco, di soli 53 cm, per passarci dovrete mettervi di lato, oppure la Calle Stretta, di 65 cm di larghezza, congiunge il Campiello Albrizzi al Sottoportico della Furatola, nel sestiere di Santa Croce, e ancora il Calle di Ca’ Zusto, 68 cm a pochi passi dalla Stazione centrale. Questi vicoli strettissimi fanno pensare a Casanova e alle tipiche feste in maschera veneziane, dove fughe rocambolesche avvenivano tra i canali e gli stretti e sconosciuti vicoli che solo gli esperti del luogo, quali lo era il Casanova, conoscevano e utilizzavano per muoversi senza farsi notare, per entrare e uscire dalle case delle amanti, o da feste dove magari non erano stati invitati, per poi fuggire nell’ombra, seminando qualunque potenziale inseguitore. Passare per le calli più strette fa sentire veneziani all’epoca d’oro di Venezia, lasciatevi affascinare da queste fessure, specialmente all’imbrunire, con i giochi di luci e di ombre dei palazzi circostanti e i riflessi dell’acqua. Se poi volete rimanere ancora più affascinati provate ad andare nel periodo carnevalesco, si possono vedere sbucare dal vicolo maschere famose o coppie travestite da principi e dame di un’epoca passata, e visto che le calli sono molto spoglie, non si hanno riferimenti alla nostra epoca e con un poco di fantasia avrete il dubbio di trovarvi veramente di fronte Casanova.
Dimenticate la città, le gondole e le frotte di turisti. Torcello non rientra negli itinerari canonici della Serenissima. L’isola spunta a nord di Burano, fu una delle prime a essere popolate nella Laguna e fino al Quattrocento aveva migliaia di abitanti; il declino avvenne gradualmente per la predominanza sempre più incombente della vicina Venezia e per varie condizioni ambientali che andarono a mutare nel tempo. Pur essendo abitata già in epoca romana oggi conta solo una ventina di residenti - per lo più ospitati in antiche case coloniche e in piccole fattorie didattiche – che vivono di pesca, agricoltura e turismo. Amata da Ernest Hemingway, è su quest’isola che nell’inverno del 1948 lo scrittore americano si ritirò alla locanda Cipriani a scrivere il romanzo su Venezia, che all’epoca fece molto scandalo per il suo presunto amore con la giovane contessina veneziana Adriana Ivancich, la Renata del libro.
Torcello è ricca di testimonianze storiche dell’età bizantina. A quest’epoca risalgono la Chiesa di Santa Fosca e la Basilica di Santa Maria Assunta. Caratteristico anche il Ponte del Diavolo, senza parapetti, come i primi ponti veneziani, che fu chiamato in questo modo perché secondo la leggenda venne costruito in una sola notte dal diavolo in persona per vincere una scommessa. Il colore di Torcello è il viola. Sull’isola si coltivano ancora i carciofi, in estate spuntano i fiori del cardo, il limonium e i fiori di barena. È un’isola particolare Torcello, magica, dove vanno a dormire a stormi gli aironi cinerini, dove volteggiano le rondini, dove vivono tranquillamente colonie di gatti bianchi e pezzati. Sembra stregata non solo per il Ponte del Diavolo: sui canali che la costeggiano e la percorrono si notano miriadi di bollicine che sgorgano a pelo d’acqua, e che hanno nei secoli alimentato leggende di sirene ma che nella realtà sono dovute al sottosuolo ricco di gas che fuoriesce. Vaporetti pubblici sono in partenza per Torcello ogni 30 minuti dall’isola di Burano.
Quindi se siete in viaggio verso Venezia o vi state soggiornando, non vi fermate agli itinerari classici, ma cercate quello che volete, perché sicuramente lo potrete trovare, aprendo la mente come si riesce a fare soprattutto nel periodo carnevalesco.