La ragazza era ben educata, saggia, amabile, piena di grazia e di talento, nata con del buon senso e del buon cuore. Io la conoscevo bene; fui anche confidente dei suoi amori. Mi confessò di aver sempre avuto il segreto presentimento che sarebbe stata amata dal re e che, senza rendersene conto, si era sentita crescere dentro una violenta passione per lui.
Così il filosofo illuminista Voltaire ci parla di Jeanne Antoinette Poisson, da tutti conosciuta con il nome di Madame de Pompadour, nata a Parigi nel 1721, la più celebre amante di re Luigi XV e, sostanzialmente, la donna francese più potente del XVIII secolo. Le fonti del tempo ce la descrivono come una donna dotata di un’eccezionale bellezza: alta, slanciata, con occhi stupendi e un incarnato meraviglioso; alcuni dicono che “era così bella che non c’era uomo che non l’avrebbe voluta come amante”.
E, forse consapevole di questo suo straordinario fascino che le riservava un roseo futuro, fin da piccola le sue aspettative sentimentali si concentrarono su un solo uomo, l’unico che si sentiva destinata ad amare: il re di Francia Luigi XV. Certo, era un sogno d’amore molto ambizioso e ardito per una ragazza appartenente al ceto borghese, e che quindi aveva poche opportunità di avvicinarsi al sovrano e di attirarne l’attenzione: senz’altro però non le mancava la tenacia e la determinazione. All’età di vent’anni, Jeanne Antoniette si sposò con un giovane di buona famiglia: un matrimonio d’interesse, che le permise di essere introdotta nei migliori salotti della capitale, quella Parigi che nei primi quarant’anni del 1700 era tutta un fermento, profondamente segnata dalla Rivoluzione Illuminista.
E proprio grazie alle sue altolocate amicizie, riuscì a partecipare a un ballo a cui era presente il re Luigi XV, che se ne invaghì immediatamente e ne fece la sua amante, facendole ottenere il divorzio dal marito, dandole il titolo di Marchesa di Pompadour e offrendole il privilegio di trasferirsi nella reggia di Versailles, in un appartamento tutto per lei. E pochissimo tempo dopo avvenne la sua presentazione ufficiale al re e alla regina: questo le dava il diritto di partecipare pienamente alla vita di corte. Era un avvenimento straordinario: una semplice borghese entrava ufficialmente nella sede più prestigiosa del potere, dove di solito potevano stare solo gli aristocratici in grado di dimostrare una nobiltà di antico lignaggio. La sua ascesa folgorante non era solo l’esempio di un eccezionale successo individuale, ma diventava anche simbolo della mobilità sociale del ceto borghese. E Madame de Pompadour sarebbe rimasta al fianco di Luigi XV per ben diciannove anni: nessuna amante reale ha mai raggiunto un tale grado di celebrità, nessuna è mai stata tanto potente.
Come si sa, le passioni hanno vita breve, e anche quella tra lei e il sovrano non fece eccezione, anche a causa della salute molto cagionevole di lei. Di fatto, la loro relazione sessuale durò 5 anni, al termine dei quali però Luigi XV non pensò nemmeno per un attimo di allontanare dalla corte una delle persone di cui si fidava di più, anzi: ne fece il suo consigliere politico più ascoltato. Questo per molti motivi: prima di tutto, il fatto di provenire da un altro ambiente, quello vivace e fervente della borghesia, rappresentava agli occhi del sovrano una piacevole novità. Inoltre, la Pompadour ci viene sempre descritta dai suoi contemporanei come una donna allegra, colta, curiosa, piena di risorse e dotata di un’arte della conversazione che non temeva confronti.
Insomma, una donna della cui vicinanza non era per niente semplice privarsi; senza considerare anche che Luigi XV era perfettamente consapevole che le persone fidate presenti alla corte si potevano davvero contare sulle dita di una mano. Certo, alla corte di Versailles la Pompadour aveva tantissimi nemici, che non le perdonavano la sua estrazione sociale e il fatto di aver usurpato un ruolo che era sempre stato appannaggio delle donne aristocratiche. E i nemici aumentarono dopo che la donna assunse un ruolo politico così importante: di fatto, gran parte delle responsabilità di alcune scelte politiche sbagliate di quegli anni furono attribuite a lei. Alcune accuse sono state sicuramente esagerate, come per esempio il fatto di aver avuto tutta la responsabilità del disastro militare della Guerra dei Sette Anni: quello che è certo è che in politica fece sicuramente scelte molto meno felici rispetto a quelle compiute in campo artistico e culturale.
Il personale incoraggiamento della Marchesa a tutti i giovani talenti dell’epoca, il suo sostegno alle arti minori e alle diverse forme dell’artigianato di lusso (mobili, stoffe, oggetti preziosi… ) e la sua partecipazione alle scelte del mecenatismo reale diedero infatti un contributo importantissimo alla fioritura della civiltà artistica nella Francia del XVIII secolo. Nessuno ha mai messo in discussione il suo gusto e la sue estrema competenza in settori come l’architettura, la pittura e soprattutto il teatro: addirittura per alcuni anni, nell’intento di divertire il re, mise in scena una quarantina di spettacoli teatrali in cui figurava anche come attrice e cantante.
Ebbe sempre ottimi rapporti con i personaggi di primo piano della vita culturale francese di allora, come il già citato Voltaire, ma anche Diderot, d’Alembert e Buffon. Protesse, più o meno segretamente, la pubblicazione dell’Encyclopédie, che nel 1752 era stata colpita dalla censura reale: e infatti nel 1755 non esitò a farsi ritrarre dal pittore di corte Maurice Quentin de La Tour con accanto il quarto tomo dell’opera. Insomma, Madame de Pompadour fu una delle principali protagoniste della vita di corte francese di quegli anni, e senza il suo contributo probabilmente la storia sarebbe stata diversa.
Purtroppo, la sua salute cagionevole la portò a morire molto presto, all’età di soli 46 anni: malata da tempo di tubercolosi, si spense a Versailles nel 1764, essendo ancora all’apice di un potere che nessuna favorita del re aveva mai esercitato. Coperto da un semplice lenzuolo, il suo corpo lasciò per sempre quel palazzo dove aveva vissuto per quasi vent’anni, e alla notizia della sua morte Luigi XV si ritirò in segno di lutto nei suoi appartamenti. Il suo grande amico Voltaire la salutò con queste parole, che ben descrivono il fascino sempre esercitato nei confronti di chi stava intorno a questa donna, una semplice borghese che solo con le sue risorse seppe arrivare ai vertici del potere: “Sincera per natura, amò il Re per sé stesso; aveva rettitudine nell’animo e giustizia nel cuore, doti che non capita di incontrare tutti i giorni… è la fine di un sogno”.