Tutti la chiamiamo Festa della Donna, ma in realtà è la Giornata Internazionale della Donna, celebrata ufficialmente dalle Nazioni Unite.
La giornata origina durante la Prima guerra mondiale, esattamente il 23 febbraio del calendario giuliano, a San Pietroburgo. La Russia zarista, profondamente arretrata, non aveva aggiornato il calendario per rispetto dei dogmi ortodossi, pertanto non aveva introdotto il calendario gregoriano che aveva apportato alcune correzioni al calendario convenzionale, non più corrispondente al ciclo naturale al quale doveva rifarsi. Il calendario gregoriano aveva introdotto l’anno bisestile, la bisestilità al centenario, alcuni altri accorgimenti, portandosi a rispettare un po’ di più l’andamento stagionale naturale rispetto alla datazione umana. La differenza tra i due calendari era di 13 giorni, pertanto il 23 febbraio russo del 1917 corrispondeva all’8 marzo negli altri Paesi.
Quel giorno, un gruppo di donne russe, stanche di non avere più niente da mangiare per loro, per i bambini e i vecchi che erano rimasti a casa dal fronte, andarono a dimostrare sotto le finestre del Palazzo d’Inverno zarista. Fu l’inizio di quella che ricordiamo come rivoluzione di febbraio, la celebre rivoluzione russa che compie cent’anni anch’essa. Erano anni, ormai, che si celebrava l’Internazionale, la riunione cioè di tutti i rappresentanti dei partiti socialisti del mondo, europei e non solo. La rappresentanza femminile era molto elevata, rispetto ai tempi, e già da molto le donne avevano pensato di celebrare una giornata che portasse a riflettere sulle problematiche della situazione femminile.
Negli anni della Prima guerra mondiale, le mitiche suffragette, che venivano guardate e considerate spesso con disprezzo sia dalle altre donne ma soprattutto dai maschi, si erano trasformate in “suffragette” generali. Le donne, cioè, avevano dovuto rimboccarsi le maniche e sostituire gli uomini in tutto, visto che questi erano impegnati al fronte. Le donne, prima relegate al massimo al ruolo di commesse, maestre, ballerine, adesso tiravano l’aratro perché le bestie servivano all’esercito per il trasporto di armi e vettovagliamenti, quando c’erano e non dovevano essere macellate per il rancio militare. Le donne erano diventate infermiere, tranviere, manovali nella fabbriche d’armi, addette ai forni nei reparti siderurgici.
Insomma, da angeli della casa si erano scoperte assolutamente alla pari degli uomini, capaci come loro e anche forti, quando nessuno prima lo considerava possibile. E anche le donne russe si erano trovate nella condizione di dover sopportare un peso bellico inimmaginabile prima d’allora. La giornata della donna veniva celebrata in molti Paesi ma in date diverse, rispondenti a celebrazioni particolari locali: accadeva già nei Paesi nordici o in alcuni degli USA. In omaggio alla forza e al coraggio delle donne russe, che avevano sfidato il freddo e l’esercito, la Giornata della Donna venne decisa quel giorno, perché tutte le donne dei Paesi occidentali decisero di sostenere lo sforzo delle sorelle russe. E non furono lasciate sole da molti uomini socialisti e non. Da quel momento abbiamo la celebrazione dell’8 marzo, non proprio la giornata dei cioccolatini e delle mimose soltanto.