A cavallo di quest’onda, sballottato da sponda a sponda, inseguendo un’altra volta la grande onda che ritorna… mai quest’onda mai mi affonderà…
Vi sarà sicuramente capitato, per qualche strano motivo, di canticchiare la Grande Onda del rapper italiano Piotta. Fortunatamente, un’altra “grande onda” potrà essere non solo ascoltata, ma ammirata nella celebre cornice del Palazzo Reale di Milano, insieme a splendide vedute e paesaggi dei tre maestri assoluti dell’ukiyoe giapponese: Katsushika Hokusai, Utagawa Hiroshige e Kitagawa Utamaro. La grande onda presso la costa di Kanagawa, icona assoluta dell’arte giapponese, fa infatti parte delle Trentasei vedute del monte Fuji, esposte in mostra, dell’artista eccentrico, libero da convenzioni e sperimentatore di vari generi: Katsushika Hokusai.
Per celebrare i centocinquant’anni dalla firma del primo Trattato di Amicizia e di Commercio tra il Giappone e l’Italia del 1866, il Comune di Milano ha selezionato oltre duecento opere, tra le stampe più rilevanti dei tre artisti, provenienti dall’Honolulu Museum of Art – una delle collezioni di arte giapponese tra le più influenti nel territorio internazionale. Non solo paesaggi naturali, ma anche ritratti femminili e scene di vita quotidiana si alternano tra dipinti e silografie policrome dell’epoca Edo. I ritratti di beltà femminile di Utamaro, con lo studio particolareggiato degli abiti e delle acconciature, ci dimostrano l’incontrastata popolarità, ottenuta dall’artista quando era in vita. L’importanza che queste opere avevano assunto per l’identità nazionale giapponese e per il rispettivo mercato del turismo, si era poi rispecchiata anche nel mondo artistico europeo, ispirando e affascinando pittori del calibro di Manet, Monet, Van Gogh, Degas, Toulouse – Lautrec.
Percorrendo le varie sale della mostra, si viene subito cullati e immersi in questa atmosfera raffinata e fluttuante, sospesa tra l’infatuazione e l’emulazione per la cultura giapponese, che inizia proprio grazie agli artisti dell’ukiyoe. La parola ukiyo, cioè mondo fluttuante, aveva originariamente una connotazione negativa legata al pensiero buddhista, che evocava il distacco dalle cose terrene, transitorie e illusorie. Con l’avvento del periodo Tokugawa, questo termine passò invece a indicare la riscoperta dei piaceri effimeri, che rendono piacevole l’esistenza: il teatro, la vita di piacere, le donne. Attraverso le opere è possibile percepire questa profonda trasformazione culturale che aveva investito la società giapponese: “In questi capolavori si legge il cammino del Giappone verso la modernità, sia nella progressiva apertura ai temi della vita sociale, sia nella continua e meravigliosa evoluzione della policromia”. Con queste parole, il Sindaco di Milano, Giuseppe Sala, introduce il pubblico italiano a questa grande mostra, riconoscendo il valore, per l’arte occidentale, di questo genere pittorico orientale. L’uso di tinte piatte, del colore puro, della rappresentazione su piani sovrapposti e l’abbandono della prospettiva sono solo alcune delle caratteristiche visibili, tra le silografie dei tre grandi maestri, che si snodano attraverso le cinque sezioni in mostra: Paesaggi e luoghi celebri: Hokusai e Hiroshige; Tradizione letteraria e vedute celebri: Hokusai; Rivali di “natura”: Hokusai e Hiroshige; Utamaro: bellezza e sensualità; I Manga: Hokusai insegna.
Una sensazione di raccoglimento e allo stesso tempo di leggerezza visiva pervaderà il vostro animo, non appena entrerete in contatto visivo con un mondo e una cultura, così diversa da quella occidentale. Il mondo fluttuante giapponese vi guiderà tra delicati fogli in carta di riso e preziose incisioni, evocando il bianco della spuma delle onde e l’avorio dorato della carta: siete pronti per questo lungo viaggio?