Il mito greco di Titone fa riflettere sulla possibile risposta. Eos s’innamora di Titone al punto da chiedere per lui l’immortalità. Solo che si dimentica di chiedere anche la giovinezza eterna e così Titone invecchia eternamente ed Eos dopo un po’ se ne libera facendolo trasformare in cicala. Ora, perché questo mito aiuta a trovare un orientamento?
Perché la risposta più elementare che si può dare al come mai desideriamo l’immortalità è forse che abbiamo paura della morte. Solo che nel mito greco si aggiunge l’elemento della giovinezza. Perciò, il desiderio d’immortalità nasconde sì la paura della morte, ma è anche, e soprattutto, un desiderio di potenza estrema. L’uomo desidera essere potente.
Evitare la morte è il segno di più grande potenza – Il Cristo evitò la morte, e questo è forse il più grande segno della sua discendenza divina. La potenza estrema serve alla realizzazione di tutti i desideri. Se sono immortale, ho il tempo di realizzare ogni desiderio: di possesso, di conoscenza, qualsiasi desiderio. In più, sono indistruttibile e invincibile. Già, perché essere immortali significa essere immuni da qualsiasi forma di morte. Una volta si moriva per un’influenza. Oggi la cosa fa persino sorridere. Basta un antibiotico. Ed esiste, oggi, una cura per tante altre cause di morte. Perciò, la morte si potrebbe quasi vedere come una serie imprecisata ma non infinita di cause. Se si potessero evitare tutte queste cause, teoricamente, si diventerebbe immortali. Ecco, un essere immortale è tale perché nessuna causa di morte può interessarlo. Ma essere in grado di evitare la morte deve necessariamente accompagnarsi alla potenza di avere una vita piena, vissuta al massimo delle possibilità: potenza appunto tipica della giovinezza. E la giovinezza, che cos’è?
A ben vedere quando Eos si dimentica di chiedere per Titone la giovinezza eterna, questa giovinezza eterna è una forma fisica ideale. E questa forma fisica rimane fissa, immutabile. Il che significa che l’essere immortale mantiene lo stesso peso corporeo qualsiasi cibo ingerisca e in qualunque quantità. I suoi muscoli non solo non avvizziscono col passare degli anni, ma nemmeno s’ingrossano a dismisura: se infatti un essere immortale impiegasse il suo tempo andando in palestra diciamo per cinquanta anni di seguito, che razza di muscoli gli verrebbero? L’essere immortale può leggere tutti i libri che vuole e scrivere messaggi con lo Smartphone quanto gli pare perché la sua vista non si abbasserà nemmeno di un decimo e può ascoltare tutta la musica che vuole al volume che preferisce tanto le sue orecchie non avranno mai bisogno di un apparecchio acustico. Né avrà bisogno della dentiera.
Ma mettiamo che questo essere immortale abbia i dentoni sparati all’infuori, dovrà forse tenere l’apparecchio ai denti per l’eternità? Se la forma fisica ideale è fissa e immutabile, allora sì. Molti giovani hanno l’apparecchio ai denti. E l’acne? Se un essere immortale è eternamente giovane soffrirà di acne? Verrà per sempre chiamato Pizza Margherita? Già, perché la giovinezza è una splendida età, ma ha anche lei i suoi bei problemucci. Che poi, quando si dice eterna giovinezza questa “giovinezza” a quale età corrisponde? Venti anni? Ventidue anni? Venticinque? Trentatré? Eh sì, Titone era un bel fanciullo e Eos ha avuto gioco facile a chiedere per lui l’immortalità a Zeus. Ma si fosse trattato di uno di noialtri, Eos non avrebbe dovuto chiedere solo l’eterna giovinezza, ma anche l’eterna bellezza.
È vero che quando si è giovani si è tutti belli, ma non generalizziamo troppo. Questo non vale proprio per tutti tutti. E se a uno donano l’immortalità ossia la possibilità di evitare tutte le cause di morte e l’eterna giovinezza ossia la possibilità di mantenere una forma fisica fissa e immutabile questa forma fisica deve per forza essere “ideale” e quindi “bella”. Altrimenti un grassone resterà per sempre grassone e un pelle e ossa resterà per sempre rachitico e mingherlino.
Va poi detto che un essere immortale se è immortale in quanto immune da qualsiasi causa di morte allora è immune anche a qualsiasi causa di morte. In altre parole, un essere immortale può tranquillamente schiantarsi con l’automobile contro un muro di mattoni, la macchina può esplodere e saltare per aria, tanto l’essere immortale attraverserà fiamme e lamiere contorte spazzolandosi con noncuranza la spallina della giacca. L’essere immortale può lanciarsi da un aeroplano senza paracadute, lui è immune: non gli accadrà niente. Può praticare sport estremi e fare a revolverate una volta a settimana. Niente. Non gli succederà nulla. Può cadergli un meteorite in testa. Si formerà un bel buco sul terreno, dal quale l’essere immortale rispunterà come se niente fosse. Il meteorite potrebbe anche essere enorme e dividere il Pianeta Terra in due fette gigantesche, ma niente anche in questo caso.
L’essere immortale vagherebbe per le galassie trovando il modo di respirare, resistere a attrazioni gravitazionali formidabili, oltrepassare orizzonti degli eventi, entrare e uscire da buchi neri e buchi bianchi, fino ad arrivare in una ipotetica quanto sparuta cintura di asteroidi dove trovare un pianeta simile alla Terra. Pertanto, il dono dell’immortalità concesso da Zeus a Eos avrebbe dovuto incorporare altri elementi: quali non solo l’eterna giovinezza, ma anche una forza fisica straordinaria. Tuttavia, ormai abbiamo capito che il vero tema del mito di Titone non è l’immortalità, ma quanto Zeus sia tutto sommato un dio bidonaro.
Ecco, ma questo identikit dell’essere immortale, se rileggiamo, forse non corrisponde, involontariamente, a un modello simile a quello incessantemente proposto dalle pubblicità e dal mondo consumistico contemporaneo? La tecnologia ci fa sentire continuamente il profumo dell’immortalità vera (non quella di Titone, che è un pacco). Facebook, Youtube, blog ci danno un gusto d’immortalità: i bit d’informazione che immettiamo nella rete, le foto dei gatti, la foto della torta con le candeline, resteranno per sempre. La cura del corpo declinata nelle sue più molteplici manifestazioni dalla crema antirughe alle protesi artificiali servono a quella giovinezza eterna indispensabile al completo soddisfacimento del desiderio di immortalità. Giovinezza e immortalità. Forza, giovinezza e immortalità: se manca una mancano anche le altre. Se ce ne sono almeno due, forse la terza arriverà.
Infine, l’immortalità dell’anima. Oggi preferiamo parlare di immortalità del sé o della mente. La coscienza incapsulata in un computer ci permetterà di vivere per sempre e l’idea di “computer” porta con sé infinite possibilità: non una prigione, ma un universo da esplorare e dove espandersi. Quindi ancora una volta, potenza e potenza e potenza.
Inutile razionalizzare concludendo che tutte queste sono solo sciocchezze. Dentro ciascuno di noi c’è una voce irrazionale che crede possibile tutto questo. Chi lo sa?, magari ci risveglieremo dopo la morte tra milioni di anni riportati in vita chissà come. Tutto può accadere. Siamo in ballo, piaccia o no. Non è affatto sicuro che la morte sia la fine.