Un anno particolare il 1964. In quell’anno accaddero moltissimi piccoli episodi capaci di incidere sulla vita di tutti noi. A Brescia, nel 1964, venne inaugurata la rinnovata storica birreria-ristorante Wührer, un locale che ha celebrato da poco i cinquant’anni e i venticinque anni di nuova gestione societaria. L’occasione delle due “nozze” d’argento e d’oro è stata propizia per celebrare anche la prima pizza portata da quel di Napoli e dintorni proprio a Brescia, negli anni Cinquanta del secolo scorso, nello stesso ristorante Wührer dove venne abbinata pare per la prima volta alla birra, prima che iniziassero ad aprire, a Brescia come in tutta Italia, le pizzerie gestite da campani.
Inizialmente una sorta di focaccia preparata per uso domestico, poi venduta dagli ambulanti soprattutto delle province di Napoli e Salerno, la pizza deriverebbe dalla pitta, forse storpiatura del termine che indicava uno strumento necessario per conoscere la temperatura del forno. Niente di più probabile che, proprio a questo scopo, venisse usata una piccola quantità di pasta per sapere se il forno era pronto per cuocervi il pane. Poi, dato che non si buttava niente, anche quella piccola quantità di pasta è diventata un modo per cambiare pietanze ogni giorno, con poveri elementi e fantasia. Anche la pasta con pomodoro, olio d’oliva e basilico (il formaggio verrà aggiunto in un secondo tempo), rispondeva ai canoni migliori della dieta, per completezza di valori nutritivi e genuinità che verranno poi certificati in “dieta mediterranea”.
Nel settembre del 1944, Brescia come molte città del nord Italia, vide un altro bombardamento quasi a tappeto da parte delle forze alleate. Conquistata Roma nel giugno, americani e inglesi premevano affinché la popolazione si ribellasse agli occupanti, protestando le terribili condizioni di vita che, nei mesi invernali tra 1944 e 1945, vedranno la mancanza di legna da ardere, di cibo, di grassi. I bombardamenti, che colpivano anche obiettivi tutelati dalle convenzioni internazionali come chiese e monumenti storici, causarono centinaia di morti, non risparmiando i rifugi antiaerei, gli ospedali, i conventi che spesso ospitavano rifugiati e sfollati.
Brescia, città ricca di fabbriche d’armi e di depositi (di munizioni e di carburante), era uno snodo strategico per i tedeschi, ma era anche sede di comandi e di distaccamenti di organi statali. Sede della procura, ad esempio, ma anche del Ministero della Guerra e di distaccamenti della Repubblica di Salò che non si concentrava soltanto sul lago di Garda. Dopo essere stata seriamente colpita in luglio, a settembre la città subì un altro pesante bombardamento al quale ne seguirono, purtroppo, molti altri, fino alla Liberazione. Trent’anni prima, l’Italia aveva vissuto una stagione di discussione animata intorno a due aspetti della Prima guerra mondiale, già in atto nello scenario europeo e di cui celebriamo il centenario. Rimasta neutrale in forza dei trattati, l’Italia si domandava se fosse giusta la sua neutralità o se entrare in guerra, soprattutto per ottenere la liberazione delle terre irredente del Trentino Alto Adige e del Friuli Venezia Giulia dagli Austriaci.
Legata all’Italia dalla Triplice Alleanza, l’Austria era disposta a cederle i territori in cambio della sua protratta neutralità, oppure premeva perché entrasse in guerra a darle manforte, anche se il servizio di spionaggio non era all’oscuro dei tentativi di strappare all’Italia la firma di un accordo di entrata in guerra a fianco di Gran Bretagna e Francia, come poi avvenne. Il territorio bresciano era confine con le zone austriache che di lì a pochi mesi sarebbero diventate nemiche e, se pensiamo agli episodi tristi e drammatici della prima e della Seconda guerra mondiale, non possiamo cancellare episodi di sofferenza e di drammatico stupore dinanzi all’esplosione avvenuta nella piazza centrale di Brescia, quarant’anni fa. L’episodio, noto come la strage di Piazza della Loggia, commemorato in modo commosso da tutta la città nei mesi scorsi attraverso una serie di iniziative di vario tipo volte a non dimenticare, riecheggia ancora nelle orecchie di chi era nei pressi della piazza dove si svolgeva un comizio sindacale.
Nell’anno in cui la Benemerita è giunta al duecentesimo anniversario, si celebrano i quarant’anni anche della testata giornalistica BresciaOggi, che vide i primi numeri nella Leonessa d’Italia proprio nell’aprile del 1964. Il 1964 vide il trionfo a Sanremo di Gigliola Cinquetti cantando il celebre pezzo Non ho l’età, mentre spopolava Fausto Leali e la coppia di attori Claudia Cardinale e Ugo Tognazzi giungevano sempre a Brescia per girare un nuovo film. Diretto da Pietrangeli, il film si intitolò Il magnifico cornuto e permise a Tognazzi di tornare nell’amata Brescia delle gite dalla vicina Cremona dalla quale partiva per recarsi al lago d’Iseo o alla partenza della Mille Miglia da Viale Venezia di Brescia. Ricevuti in comune dal sindaco Bruno Boni, gli attori impegnati nelle riprese bresciane non mancavano di girovagare per i dintorni. Meta privilegiata il Vittoriale degli Italiani, dimora di Gabriele d’Annunzio, per permettere all’attrice di conoscere un lago che non aveva mai visto. Il set del film fu divertente e movimentato da tante comparse cittadine, mentre la vita di un modesto uomo permetteva a tante persona di identificarsi in una storia intrigante. Tognazzi era uno degli attori di punta del momento e non mancava di attirare curiosi e desiderosi di autografi durante le riprese di ogni suo film. Semplice e vicino all’uomo comune, l’attore ha creato un’epoca in anni in cui l’Italia si raccontava con luce e ombre, e spesso divertimento, durante un boom economico che andava cambiandole l’aspetto e il tessuto sociale.
Tutto raccontato dalla televisione, che con la radio celebra importanti traguardi quest’anno, simboleggiata dalla sua trasmissione più mitica: Carosello. Negli spazi pubblicitari della carrellata, infatti, veniva raccontata tutta la voglia di cambiamento e di benessere di un Paese risollevatosi dagli anni bui della guerra e che voleva, anche solo per un breve lasso di tempo, godersi le Vacanze romane, le arie dinoccolate dei Vitelloni, la magia delle città d’arte frequentate dagli attori americani più in voga, aspirare alla libertà rappresentata dalla 600 Fiat che permetteva di trasferirsi per lidi e litorali dove vivere spensierati almeno per un po’.
Un tempo che diventa magico, guardandolo oggi, e che non smette di affascinare, malgrado gli anni.