La sera precedente l’inizio della Mostra, come di consueto, tre dei più prestigiosi alberghi di Venezia hanno dato un party nelle sale e sulla terrazza dell’Hotel Danieli, avvalendosi dell'alta cucina degli executive chef dei tre più esclusivi hotel della laguna. In onore del Presidente di giuria di Venezia 73, Sam Mendes, l'evento era intitolato Revolutionary beauty, sintesi di due dei più amati film di questo regista, Revolutionary road curato per la serata dall’Hotel Danieli e American Beauty a cura di The Westin Europa & Regina. Il terzo abbinamento era fra Era mio padre e il The Gritti Palace. I menu hanno ripercorso con uno studio sapiente le atmosfere delle pellicole offrendo creazioni culinarie e cocktail ricchi di suggestioni e simbolismi.
È stato davvero un bell'incipit, tutto da godere, considerando anche che è l'unico evento mondano al quale poter partecipare senza dover rinunciare a una proiezione che potrebbe essere di grande importanza, visto l'altissimo numero di proposte, quest'anno pure in crescendo. Non mancheranno, come ogni anno, polemiche sull'assegnazione dei Leoni e di alcuni premi collaterali. Quello che traspare dalle frenetiche giornate trascorse a correre da una proiezione all'altra è stata un'apertura, rispetto alle edizioni precedenti, al “cinema medio”. Un cinema, spiega Alberto Barbera, di qualità, per autori e registi talentuosi che, a differenza di un film d'essai, ha una distribuzione ampia, interessa il pubblico ed è di livello molto superiore a quello commerciale che imperversa nelle sale. Sono spesso film di genere, con attori molto bravi.
Quest'anno i film della selezione hanno spaziato fra commedia musicale, western, horror e fantascienza, con un alto interesse per argomenti religiosi, preferiti a quelli politici, senza dimenticare l'argomento guerra. È ovvio che qualche delusione sui film prescelti si è provata: promesse mancate, come quelle di Wenders e di Rossi Stuart (fuori concorso) riguardo a un approfondimento del rapporto uomo/donna; abuso del 3D, non funzionale al racconto, sempre nel film di Wenders; esclusione dalla competizione di un film come The Journey, dalla sceneggiatura veramente geniale. Barbera, abituato alle critiche, pazientemente spiega che non si può sottoporre alla giuria un numero eccessivo di film, dato il tempo a disposizione per elaborare i verdetti. Viene da ribattere che senz'altro un film meno meritevole a cui sostituirlo si trovava.
Il simbolo di questa Mostra potrebbe essere l'immagine della scatola rossa scintillante, la nuova Sala Giardino, che sorge dov'era il “buco”, un vero capovolgimento di volumi che accende di energia lo spazio fino allo scorso anno assai desolato. Aggiunge circa 200 posti , portando gli spettatori che la Mostra può accogliere a 5800, un numero che può competere coi maggiori Festival internazionali. È una sala che si intende utilizzare anche fuori tempo Mostra, invitando i cittadini di Venezia con proiezioni gratuite e iniziative che avvicinino il pubblico alla magia del Cinema.
In Mostra sono state fatte 510 proiezioni, 270 delle quali per il pubblico. Il numero degli spettatori è assai più alto, se si conta la sperimentazione con il web messa in atto quest'anno, che permette a chiunque nel mondo di vedere le anteprime del Lido. Si sono accreditati in 7700, di cui 3000 giornalisti (2000 italiani e 1000 stranieri). Le tessere Industry sono state 1200. Anche rispetto alla produzione c'è stata una novità: invece di offrire un'arena generica, abbiamo costruito il Venice Production Bridge - dichiara il Direttore. Cioè la Biennale ha scelto 45 progetti di qualità che avevano bisogno di una co-produzione, facendosene quindi garante, in un certo senso. E, da quattro anni, all'interno del Concorso Biennale College, sono stati prodotti con una sovvenzione diretta della Biennale 13 film di giovani autori e registi da tutto il mondo. Un'affluenza al Concorso altissima quest'anno, 450 da 70 paesi, suscitando molto interesse verso questa idea in altri Festival del Cinema.
The fits, realizzato nel 2015 da Anna Rose Holmer grazie al Concorso, è stato definito il miglior film indipendente dell'anno. È stata sicuramente vincente, quest'anno, la maggiore attenzione data a industria e mercato, di cui ha assolutamente bisogno un film per arrivare al grande pubblico, che ne decreterà o meno il successo per alchimie spesso imprevedibili, ma che comunque è riuscito a vederlo!