Professore ordinario di Diritto Costituzionale presso l’Università degli Studi di Milano, Marilisa D'Amico ha lavorato nei settori della giustizia costituzionale e della tutela dei diritti fondamentali ed è stata tra i primi studiosi delle tematiche di pari opportunità e discriminazioni di genere, con un impegno che l’ha portata, fra l’altro, ad essere Coordinatore del team di Ricerca Strategica e patrocinatrice dinanzi alla Corte Costituzionale e alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.
Buongiorno, si sente realizzata come donna?
Come donna mi sento molto realizzata, perché faccio un lavoro che mi piace tantissimo, e cioè insegno Diritto costituzionale nell’Università in cui mi sono laureata e che amo, la Statale di Milano. Ma sono soddisfatta perché questo lavoro bellissimo non mi ha impedito di avere una famiglia e tre figli bellissimi, Isabella, Piero e Benedetta. Come avvocato ho difeso importantissime questioni attinenti ai diritti fondamentali delle persone e, da questo punto di vista, grazie all’attività di studio e di ricerca oltre che di insegnamento, sono riuscita a coniugare questi due profili, riuscendo a incidere concretamente sulla vita degli individui. Penso alle materia relative alla procreazione assistita, all’aborto, ai diritti delle persone omosessuali, ma anche ai temi della rappresentanza politica femminile, del fine vita, del multiculturalismo, dei diritti delle persone con disabilità. Proprio a partire dalla mia attività di docente universitario e di avvocato ho ideato un corso specifico di Diritto costituzionale progredito, in cui gli studenti hanno la possibilità di approfondire queste nuove, ma fondamentali, tematiche del diritto costituzionale.
Fa parte di uno studio legale incentrato sui “Diritti Contesi”: ce ne può parlare?
Ho fondato lo Studio legale “I diritti contesi” perché convinta che le questioni che attengono alla tutela dei diritti delle persone siano fondamentali e occupandomi di questi temi credo che si possa dare concretezza allo studio, alla ricerca e all’insegnamento che da anni conduco in Università. Lo Studio si occupa in particolare di tutte le materie in cui vengono in rilievo problematiche di ordine costituzionale, con specifico riferimento ai nuovi diritti, in relazione ai quali ho ottenuto importantissime vittorie a livello nazionale ed europeo. Ho infatti maturato una specifica esperienza tecnica nei giudizi instaurati davanti alla Corte costituzionale, davanti alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e davanti al Comitato Europeo dei Diritti Sociali del Consiglio d’Europa, per far valere i profili di illegittimità costituzionale, di violazione della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e della Carta Sociale Europea. Le competenze dello Studio legale si estendono inoltre anche all’assistenza stragiudiziale e all’elaborazione di pareri pro veritate di ordine costituzionalistico.
“Democrazia paritaria”: un difficile cammino…
La realizzazione di una democrazia paritaria non è ancora avvenuta in modo completo. Certamente molte cose sono successe, ma il cammino è ancora in gran parte da percorrere. Il quadro normativo è mutato profondamente, sul piano nazionale e regionale e la giurisprudenza è cambiata; inoltre sono stati proposti e approvati provvedimenti legislativi molto importanti. In questo quadro, mutevole e in continua evoluzione, il principale ostacolo sembra in definitiva ancora costituito da resistenze di tipo culturale. La democrazia paritaria deve essere considerata quale vero e proprio principio: un principio che costringe i modelli tradizionali ad essere rivisti. Si tratta di quei modelli che tutti conosciamo e che, però, da tempo subiamo e nei quali ci riconosciamo con sempre maggiore difficoltà. Il principio della democrazia paritaria mira a costruire un efficace ed effettivo modello nel quale agli uomini e alle donne appartengano a pieno titolo sia la sfera pubblica sia quella privata. Se si costruisce la democrazia paritaria come nuovo modello costituzionale, possono davvero aversi trasformazioni profonde non solo per la struttura dei diritti, ma anche per il loro contenuto.
A che punto siamo con “tutta la genitorialità possibile”?
Insieme all’Assessore al Welfare del Comune di Milano abbiamo pensato a uno sportello chiamato “Tutta la genitorialità possibile”, in cui si alternano diverse competenze, sia legali, sia mediche, sia psicologiche e di sostegno, che mira a offrire alla cittadinanza un servizio pienamente gratuito che attiene alle problematiche sottese innanzitutto alla disciplina della legge n. 40 del 2004 che regola la procreazione assistita, ma che col tempo ha visto allargare il proprio orizzonte fino a ricomprendere anche le tematiche della genitorialità attinenti all’adozione. La strada per l’affermazione dei diritti anche in questi settori, che tenga in conto il preminente interesse dei minori, deve pur sempre accompagnarsi alla consapevolezza che la nostra Corte costituzionale ha riconosciuto chiaramente il diritto della coppia a formare una famiglia anche con figli, oltre alle cd. esigenze della procreazione. Occorre quindi, come sempre, individuare un giusto bilanciamento fra tutte le posizioni in gioco, senza pretendere che una sola di queste prevalga in via assoluta sulle altre.
Un suo importante testo è La laicità è donna…
A questo libro tengo in modo particolare, perché costituisce un “libretto” molto agile e diretto, una sorta di “guida per il cittadino”, attraverso il quale si può fare un vero e proprio viaggio nei diritti e nel percorso difficile ma anche molto affascinante per la loro affermazione. Mi riferisco in particolare al percorso che mi ha portato in molti settori a ottenere fondamentali sentenze che hanno riconosciuto quelli che possiamo definire nuovi diritti ma che, nella nostra Costituzione, trovano sicuro fondamento proprio grazie alla necessaria attività interpretativa che tiene anche conto dell’evoluzione sociale.
Sempre a proposito di laicità, pensa che la nostra Costituzione e la nostra legislazione attuali garantiscano uno stato effettivamente laico?
Il principio di laicità sebbene non sia espressamente riconosciuto in Costituzione è stato direttamente qualificato come principio fondamentale e supremo del nostro ordinamento dalla Corte costituzionale. Questo principio si ricava dal complesso delle disposizioni costituzionali e pertanto costituisce un principio che il legislatore deve rispettare e attuare. Si tratta peraltro di un principio che non può, in quanto principio supremo, essere sottoposto a revisione costituzionale e dunque modificato, ricorrendo alla procedura aggravata di revisione della Costituzione di cui all’art. 138 Cost.
Nella sua intensa attività universitaria, quale rispondenza ha riscontrato fra gli studenti nelle problematiche dei diritti?
L’ideazione del corso di Diritto costituzionale progredito costituisce effettivamente una delle più grandi soddisfazioni nella mia attività di docente universitario. I temi sono di grande attualità e rappresentano davvero le problematiche centrali del nuovo Diritto costituzionale. Gli studenti si appassionano molto a questi temi perché, in effetti, li vivono anche personalmente o ne sentono quotidianamente parlare nella società. Il corso intende fornire loro un valido strumento di interpretazione delle questioni giuridiche sottese a questi temi che è costituito proprio dal metodo laico, che, a partire dal principio di laicità, intende individuare un corretto e ragionevole bilanciamento fra le diverse posizioni giuridiche.
Cosa ci vuol dire della sua esperienza nel Consiglio comunale?
L’esperienza nel Consiglio comunale di Milano è stata un’esperienza politica molto interessante e anche faticosa: ho avuto il privilegio di poter lavorare concretamente per i cittadini e sono particolarmente orgogliosa di essere riuscita insieme alla Giunta Pisapia a istituire il registro delle unioni civili, sia per le coppie omosessuali sia per quelle eterosessuali. Ho difeso la questione del cd. matrimonio omosessuale davanti alla Corte costituzionale e anche davanti alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo: essere riuscita, a livello comunale ma con effetti incisivi sulla vita delle persone, ad ottenere questo importante istituto mi ha dato una grande soddisfazione. Da ultimo, tutto questo percorso si è finalmente concluso con l’approvazione della legge sulle unioni civili (ossia un istituto che consente alle coppie omosessuali di “sposarsi”) che introduce in modo significativo anche l’istituto delle convivenze di fatto (cui possono accedere sia le coppie omosessuali sia quelle eterosessuali). Anche in questa fase ho avuto occasione di prestare il mio contributo, chiamata in audizione al Parlamento durante il faticoso e lungo procedimento di approvazione della legge. L’esperienza politica, in definitiva, è proprio questo: utilizzare le proprie competenze e anche le proprie impostazioni intellettuali e scientifiche per riconsegnare ai cittadini elementi positivi che possano migliorare concretamente la propria vita.
Il fenomeno della prostituzione coinvolge sempre maggiormente i soggetti più indifesi: adolescenti, immigrati, sans-papiers, ma, come ha fatto notare lei in un suo intervento, anche la Legge Merlin presenta punti di debolezza…
Con la legge Merlin si è provveduto a chiudere le case di tolleranza, ad abolire la regolamentazione della prostituzione e a introdurre una serie di reati per contrastare lo sfruttamento della prostituzione. A fronte dei problemi che sono sottesi al fenomeno della prostituzione, sicuramente ancor più enfatizzati dai recenti movimenti migratori che in alcuni casi nascondono episodi di vera e propria tratta, sarebbe auspicabile un ragionamento complessivo che conducesse il legislatore e anche le amministrazioni locali a individuare precisi ed efficaci strumenti di contrasto. Per raggiungere questo obiettivo infatti sono convinta che sia necessario ideare strumenti di efficace coinvolgimento delle vittime della prostituzione e di sostegno effettivo su cui possano contare per riuscire a liberarsi da questa forma di schiavitù. Il passaggio fondamentale è evidentemente una maggiore conoscenza e una maggiore consapevolezza delle vittime della prostituzione: solo attraverso questi strumenti è pensabile un effettivo superamento di questa condizione, rispetto alla quale occorre poi garantire anche una tutela di tipo sociale ed economico per le persone che hanno la forza di denunciare.
La società e la cultura milanesi di oggi sono sensibili al problema dei diritti civili?
Assolutamente sì: lo dimostra il riscontro positivo del lavoro fatto in questi anni di Giunta Pisapia, con specifico riguardo non solo al registro delle unioni civili che ha occupato grande parte del mio lavoro come consigliera comunale, ma anche l’istituzione della Casa dei Diritti, in cui hanno preso vita molteplici sportelli aperti alla cittadinanza su tantissimi settori della vita dei cittadini. Penso allo sportello per i diritti delle persone LGBT; allo sportello cui contribuisco anche io relativo alla genitorialità e alla procreazione; al servizio relativo al testamento biologico; allo sportello per la tratta.