Un sognatore, Pietro Piacenti, con animo vagabondo, pronto a partire lontano con la sua immaginazione, creando “effetti visivi” e indossando un abito che è desiderio di libertà; Piacenti è capace di esprimere la propria personalità, catturando emozioni in momenti differenti, con un'unica destinazione: un viaggio immaginario per il mondo.
Viaggi ma anche emozioni forti che si orientano a una ricerca nei confronti di una meta immaginaria che l'artista trova all’interno dei propri sogni segreti, quei segreti che spesso solo lui ci sa raccontare. Infatti la sua “penna” è l’obiettivo, usato per rubare l’anima a tutto quello che lo colpisce, fermare l’attimo per suscitare effetti visivi, fermare l’emozione con occhi ma soprattutto con il cuore, osservatore estatico di una ricerca che vuole vincere il tempo. Forse il suo è un doppio gioco, quasi impietoso, fra fermare l’immagine e farla vivere ma rimanendo un sognatore e forse i suoi sono gli attimi che vuole celare di più, che sono veramente suoi, fatti di silenzio che mostra con pudore, quasi fosse nudo, come se le sue foto lo mostrassero veramente per quello che è, abile prestigiatore dell’anima.
È un viaggio, quello che Pietro Piacenti si accinge a fare, in una nuova e inedita veste, un viaggio affascinante che implica l’insegnamento, insegnare a “guardare” una mostra mentre le guide spiegano la storia; un incarico inedito avuto dall'assessorato del Comune di Fiumicino che gli ha commissionato di insegnare alle scolaresche a fare delle foto paesaggistiche in tema con il porto di Traino e la Necropoli, mentre le guide spiegano la storia di questi due luoghi. Sono le sensazioni e le emozioni dei giovani, da cui parte per insegnare a osservare, a guardare il mondo e trovare la poesia, abituando lo sguardo dei giovani a entrare nella natura delle cose, captarne il sentimento, trovare la vita in cose apparentemente inanimate, comprendere e trovare il dettaglio della suggestione. Insegna a un ragazzo che ogni volta che scatta una fotografia un pezzo della sua anima rimane nell'immagine, chi guarderà quella foto vedrà con i suoi occhi un mondo spesso invisibile, solo perché nessuno ascolta il silenzio; inquadrando nel mirino il mondo che si ferma, si sospende nel tempo, diventando un attimo meraviglioso.
Viaggio strano ma affascinante, quello di Piacenti, che va oltre la semplice contemplazione, dando vita a immagini, non solo nella propria fantasia, ma anche solidità a personaggi, ambientazioni e situazioni, che chiama Effetti Visivi. Per i più fantasiosi, è quasi possibile interagire con i personaggi delle sue foto, riuscire quasi a toccarli. Il suo è un modo magico che ricrea le atmosfere delle storie che amiamo, a partire proprio da uno degli aspetti più sfuggenti ed evocativi, il ricordo di momenti in cui tutti noi ci ritroviamo, creando storie, domande, interrogativi. Infatti, pur lavorando con la macchina fotografica, Piacenti si muove seguendo una manualità antica, come un maestro o un pittore, ricostruendo con grande cura le scene, i particolari, tra fotografia e film.
Le sue immagini sono effetti, Effetti Visivi, come li chiama nel suo team di lavoro, che rappresentano le sue interpretazioni, evidenziandone i particolari, e facendo nascere qualcosa di concreto, animato, un film, la comunicazione visiva, una sorta di conduzione musicale continua che porta sullo stesso piano cose inanimate e soggetti viventi, in un sottile gioco tra realtà e finzione; nel suo continuo rinnovarsi, propone sempre un deja vu di immagini, sicuramente già viste, ma con un taglio inedito, pittorico, della vita.