Continua la nostra rubrica sui giovani che da anni coltivano un talento artistico nel campo della recitazione, della pittura, della musica, della scrittura e che con determinazione, mai arrendendosi, si stanno imponendo nel panorama culturale nazionale e internazionale. Una rubrica dedicata ai sogni, che prima o poi si realizzano.
WSI: Se dovessi descrivere il tuo rapporto con la musica con tre parole ognuna legata a una fase della tua vita, precisamente infanzia, adolescenza, maturità, quali sarebbero?
FP: Il mio rapporto con la musica nella fase dell’infanzia è stato essenzialmente quello della “ricezione” di stimoli esterni più o meno forti che mi hanno fatto lentamente avvicinare al mondo musicale. Nella fase adolescenziale vi è stata l’acquisizione di questi stimoli sonori e la consapevolezza di come trattarli. Nella maturità ovviamente il fattore "etereo e sognante" della prima fase, e quello "tecnico-teorico" della seconda si sono mescolati per dar vita a una visione più profonda e critica nei confronti delle creazioni musicali in generale.
WSI: Sei diplomato in Composizione Musicale e Specializzazione Biennale in Discipline Compositive conseguiti presso il Conservatorio di Musica di S. Cecilia di Roma, che tipo di percorso è stato?
FP: Il percorso da me intrapreso al Conservatorio di Musica di S. Cecilia ha rappresentato un’avventura attraverso esperienze musicali molto eterogenee che non immaginavo nemmeno potessero esistere. Lì ho avuto modo di approfondire la conoscenza dell’universo musicale contemporaneo internazionale oltre a perfezionare tutte le tecniche necessarie per la creazione di opere musicali. In definitiva è stata un’esperienza molto stimolante, anche perché mi ha permesso di conoscere molti musicisti interessanti e con esperienze di vita diverse dalla mia. Ovviamente è stato un percorso anche molto duro e selettivo data la complessità del mio specifico corso di studi, ma necessario per la creazione di quel bagaglio culturale, non solo musicale, di cui ogni artista dovrebbe essere dotato.
WSI: Sei stato vincitore anche del Premio Via Vittoria, come hai vissuto quel momento?
FP: Il Premio Via Vittoria è stato uno dei momenti più felici della mia vita poiché ha rappresentato un riconoscimento importante di tanti anni di studio e lavoro. Una grande soddisfazione e al tempo stesso una grande responsabilità. Ricordo ancora che alla distribuzione dei vari premi fu chiamato il M° Armando Trovajoli, che fu molto gentile e cordiale. Una grande emozione.
WSI: Hai avuto un'importante esperienza a Tokyo, raccontaci come è andata?
FP: I tre mesi trascorsi a Tokyo nella Primavera del 2010, dove sono stato grazie allo stage vinto tramite il Premio Via Vittoria, sono stati l’esperienza più bella che abbia mai affrontato. Sia in termini musicali che, soprattutto, umani. A Tokyo ho avuto il piacere di studiare e collaborare presso la Toho Ongaku Gakuen School Of Music, il college musicale più importante della città. Quel viaggio è stato una scoperta nuova giorno per giorno, dato che mi sono dovuto arrangiare praticamente da solo. Ho imparato a conoscere il popolo giapponese e il suo pensiero sotto molti punti di vista, tutti affascinanti e stimolanti, oltre alla sua meravigliosa cultura. All’inizio è stata molto dura perché sentivo il forte distacco che c’era tra la mia visione delle cose, di stampo occidentale, e quella giapponese. Tuttavia con il tempo le differenze si sono a mano a mano addolcite e ho potuto così apprezzare un diverso modo di vedere le cose e la vita in generale. Visione che in questo popolo coinvolge tutti gli aspetti del vivere quotidiano, anche i più semplici. Tokyo è una città straordinaria, unica, piena di vita, di cultura, di eventi. E per lo più estremamente sicura. Ho ricevuto molti stimoli da quel viaggio. Li porto ancora dentro di me.
WSI: In uno stage hai avuto come docente il M° Nicola Piovani, che tipo di insegnante è stato? Ti piacerebbe comporre la colonna sonora di un film e quale?
FP: Il M° Nicola Piovani, del quale ho avuto la fortuna di poter frequentare uno stage svoltosi presso il Conservatorio di S. Cecilia, è una persona estremamente umile e disponibile verso le problematiche dei musicisti e degli artisti in generale, oltre a essere un professionista molto originale e di talento. Una persona molto vicina alle difficoltà dell’"essere" artista in questi tempi, di cui è anche un portabandiera molto attivo. Mi piacerebbe moltissimo comporre la colonna sonora di un film, di qualsiasi genere si tratti. In realtà sono molto attratto dalla trama sottile che lega i suoni alle immagini in generale. Si dice che una colonna sonora per essere perfetta dovrebbe poter narrare un film senza l’ausilio delle parole. Sono d’accordo. E’ un campo molto affascinante e stimolante in cui spero un giorno di potermi cimentare.
WSI. Quali altri insegnanti ricordi con piacere e cosa ti hanno trasmesso?
FP: Tutti gli insegnanti che ho avuto mi hanno trasmesso qualcosa di importante, sia negli aspetti positivi che negativi. Penso che dietro a ogni individuo ci sia sempre una storia molto particolare che bisognerebbe ogni volta cercare di capire e comprendere. Ciascuno dei miei insegnanti, sia italiani che stranieri, ha arricchito la mia vita e la mia musica in qualche modo che magari non riesco neanche a comprendere. Ma così è stato. Pertanto li ringrazio tutti vivamente per quello che sono oggi.
WSI: Hai intrapreso svariate collaborazioni musicali con nomi importanti, ce ne puoi dire qualcuno?
FP: Tra i musicisti con i quali ho collaborato ho dei bellissimi ricordi della cantante americana Amii Stewart, con la quale ho suonato per circa due anni in qualità di tastierista. Con lei abbiamo fatto dei bellissimi concerti sia in Italia che all’estero. Poi ricordo con piacere il percussionista americano Karl Potter che è stato ospite tante volte di una delle formazioni con cui ho collaborato, gli Ostinato. E ancora il fisarmonicista jazz Antonello Salis, e il direttore di Big Band, Giancarlo Gazzani. Tutte persone dotate di una grande personalità artistica e umana.
WSI: Cosa sono il Corners Electro-Acoustic Trio e il Wide Jazz Trio?
FP: Il Corners Electro-Acoustic Trio e il Wide Jazz Trio sono due dei miei ultimi progetti musicali. Con i primi proponiamo una musica denominata “smooth jazz”, nata dalla fusione della musica pop con il linguaggio jazzistico. Una musica molto in voga negli anni '80 e '90, che stiamo cercando di riportare all’ascolto della gente. Con i Wide Jazz Trio invece affrontiamo un repertorio completamente originale composto da me e dal sassofonista Lorenzo Fontana. Sono due progetti a cui tengo molto e che spero di poter portare in giro per l’Italia e non solo, se ci sarà la possibilità.
WSI: Sei una persona molto riservata, la musica per te è una forma espressiva, grazie alla quale superi la timidezza e ti racconti agli altri?
FP: In realtà non sono cosi riservato come può apparire dall’esterno, mi piace molto stare in mezzo alla gente e parlare dei più svariati argomenti. Diciamo che a volte sento l’esigenza di distaccarmi da ciò che mi circonda, ma questo è un aspetto legato al mio lavoro. E’ come se avessi bisogno di astrarmi per poter osservare il mondo come uno spettatore esterno e quindi poter ricevere quegli stimoli a me necessari per poter creare un brano musicale. Vedo che le persone oggi sono molto distratte da cose per lo più inutili, sono presi dalla velocità e da un ritmo imposto dalla società che però non è il loro ritmo naturale. Un ritmo che non appartiene loro, capisci? Penso che questo fatto alla lunga possa creare dei problemi all’individuo e alla sua vera natura. Bisognerebbe tornare a parlare molto di più, ma faccia a faccia e non in maniera virtuale. La musica è il mio vero linguaggio, e con essa comunico con gli altri. Ma non ho solo la musica, ovviamente. Ci sono tanti modi per comunicare con la gente.
WSI: Con quali musicisti ti piacerebbe suonare e su quali palchi?
FP: Dato che la musica che prediligo è il jazz mi piacerebbe suonare con tutti gli artisti che praticano questa musica sia in Italia che all’estero. A prescindere dalle loro capacità tecniche. Vedi, il jazz è la musica dell’incontro, è questo che mi piace, incontrarsi e scambiarsi idee ed emozioni attraverso la musica. Penso che sia una cosa unica, di forte arricchimento umano. Per quanto riguarda i palchi non sono altro che luoghi, appunto, d’incontro. Si potrebbe suonare anche in mezzo alla strada e ricevere le stesse emozioni…
WSI: Preferisci lavorare in Italia o all'estero?
FP: Mi piacerebbe molto dire che si lavora meglio in Italia, ma in questo momento direi una bugia. Il problema è che la musica, e l’arte in generale, in questo momento storico in Italia riscuotono scarsa considerazione. C’è una grande difficoltà per gli artisti a esibirsi e proporre i loro progetti. I luoghi di diffusione della cultura stanno diventando sempre meno e la gente, come ho detto prima, è molto distratta. Bisognerebbe rieducare le persone all’ascolto vero della musica, della pittura, della letteratura, della poesia, e di tutte le forme d’arte. All’estero la situazione è comunque difficile, ma mi sembra ci sia una sensibilità più spiccata nei confronti della cultura. In un paese come l’Italia dovrebbe essere un punto di forza.
WSI: Sei anche insegnante di musica?
FP: Certamente sono anche un insegnante di musica, è un aspetto del mio lavoro che mi piace molto. Il poter trasmettere la mia esperienza e il mio amore per la musica alle altre persone è una cosa che mi fa sentire bene. Soprattutto quando vedo che ciò che insegno serve veramente a migliorare e arricchire la vita degli individui.
WSI: Preferisci comporre, quindi stare nel retro, o esibirti, e stare sul palcoscenico?
FP: Entrambe le cose, si tratta di approcci completamente diversi alla musica. Nella composizione vi è una forte componente di astrazione mentale, un immaginarsi la musica, per così dire. La composizione necessita di condizioni di lavoro molto particolari, di una forte concentrazione, di silenzio e grande pazienza. Uno stesso lavoro può essere rivisto anche decine di volte. L’approccio da palco è ovviamente più pratico, ma anch’esso richiede una grande concentrazione. Sono davvero due dimensioni differenti. Amo sia comporre che suonare dal vivo. Nella prima si dialoga con se stessi, nella seconda con il pubblico.
WSI: Quali altre forme d'arte, oltre alla musica, sai apprezzare o coltivi?
FP: Apprezzo tutte le forme artistiche esistenti in tutte le loro sfaccettature. Sono una persona molto curiosa sotto questo punto di vista. Penso che tutte le arti siano collegate tra loro da un filo molto forte e resistente. Limitarsi alla musica sarebbe molto frustrante per me. Amo la letteratura, la poesia, la pittura, la scultura, l’architettura, il cinema, e tutto ciò che possa inviarmi degli stimoli creativi. Potrei comporre un pezzo osservando un quadro, un palazzo, una persona, un’immagine. E’ tutto collegato.
WSI: Una domanda che faccio a tutti, visto che per me è un argomento preponderante, cos'è l'amore per te e come lo vivi, nella musica e in generale?
FP: L’amore è la spinta vitale che ci consente di fare ciò che facciamo. E’ un elemento determinante, imprescindibile. L’amore è tante cose, possiede infinite sfaccettature, molteplici colori. La gente spesso ha un concetto molto limitato e limitante dell’amore. Si può amare un oggetto, un quadro, un animale, una composizione, una persona ovviamente... Penso che tutto ciò che ci trasmette gioia ed emozioni possa definirsi una forma di amore. Quando avevo 14 anni andavo a dormire con le partiture di Chopin, Beethoven, Schumann e Charlie Parker sopra al comodino. Ora ne ho 36 e non è cambiato assolutamente nulla. L’amore più grande che tu possa trovare nella vita, a mio parere, è una persona che comprenda e rispetti il tuo lavoro, che ti esorti a dare il meglio in quello che tu ami, criticandoti pure aspramente, ma con un fine costruttivo, e non distruttivo come spesso si fa.
WSI: Tra le poesie che ami, ti piacerebbe musicarne una? Se sì, quale e con che stile?
FP: Amo molto la poesia, le mie due tesi in composizione si sono basate su poesie rispettivamente di Allen Ginsberg e Charles Bukowski, due autori abbastanza controversi che rispondevano perfettamente alle mie esigenze compositive in quel momento della mia vita. Ho composto anche brani su poesie di Hermann Hesse, Paul Verlaine e altri. Lo trovo molto stimolante. Ovviamente lo stile compositivo è determinato dalla natura del testo, dal periodo, dal tipo di scrittura impiegata. Intervengono molti fattori nella creazione di musica su testi poetici. Si deve cercare di ricreare l’atmosfera che la poesia ha suscitato in noi, il che naturalmente è sempre un discorso soggettivo. Mi piacerebbe molto musicare poesie di Montale perché le trovo eccezionalmente musicali già di per se stesse. Chissà, se un giorno si presenterà l’occasione...