"La città consente di vedere senza essere visti e di essere visti senza vedere."
(Serge Daney)
Immaginate un'alba oppure un tramonto, la luce che ne deriva e che si insinua e si riposa tra le pieghe delle architetture di una città che ha l'eleganza di un'anziana signora e l'ansia e la trepidazione di una giovane studentessa. Nell'essenzialità lineare di plexiglass eletta dall'artista Francesco Candeloro, la città di Bologna viene riportata nelle opere esposte alla galleria Studio G7 nel cuore del centro storico del capoluogo emiliano.
La mostra Altri passaggi racconta come lo skyline del paesaggio urbano può essere ripreso e suggerito in maniera decisa, astratta e colorata, e riporta lavori appartenenti alla ricerca più recente di Candeloro. L'artista, veneziano di nascita e di formazione, utilizza per la maggior parte plexiglass neutro o colorato al quale a volte associa carta variamente trattata. Se la luce naturale va a infrangersi tra le architetture urbane, nei lavori dell'artista la luce viene accolta nell'opera stessa, i fogli di plexiglass si sovrappongono allo sguardo restituendoci la complessità stratificata intrinseca della visione.
I profili di Bologna, dalla Basilica di San Petronio ai merli di palazzo dei Notai, una torre, gli elementi lineari si sovrappongono e si intersecano confondendosi nelle trasparenze shocking. Ma non solo Bologna, nei ricordi dei viaggi, anche Amburgo e Napoli, i profili si alternano nell'astrazione dai contorni di una mappatura espansa. All'antica e imponente bellezza dei dettagli architettonici si confonde la fluidità eccentrica delle trasparenze fluo in una dicotomia che fa da ponte per visioni ancora da incontrare.
Esiste qualcosa di più intimo di un profilo? Un'intimità che assume le vesti di un confine così sensibile e originario che dai profili aguzzi resi dall'artista derivano frequenze di una matrice personale e profonda. Ritmi incandescenti rubati dalla memoria di una città, che si sdoppia, e nella specularità si annida l'affascinante ambiguità. Il colore e la geometria sono due elementi che coincidono in questa simultaneità urbana, dove gli sguardi (nostri) e dei personaggi fotografati e riportati tramite aerografo o stampa UV nelle opere cubiche si incontrano in una pluridimensione costituita da luoghi che non sono che linee, come passaggi per altre visioni.
"La città non dice il suo passato, lo contiene come le linee d’una mano, scritto negli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre, negli scorrimano delle scale, nelle antenne dei parafulmini, nelle aste delle bandiere, ogni segmento rigato a sua volta di graffi, seghettature, intagli, svirgole".
(Italo Calvino)