Certe mostre si fanno vedere con la discrezione e la classe di chi si esprime con voce misurata, obbligando a un’attenzione silenziosa anche per l'eloquenza delle argomentazioni. E' questo sicuramente il caso della bella mostra Percorsi di segni. Grafica Italiana del Novecento nella collezione di Luciana Tabarroni (fino al 25 aprile a palazzo Pepoli Campogrande di Bologna) che si fa gustare sia per quello che dice che per il modo in cui ci fa accostare ai grandi nomi della storia dell'arte italiana passando attraverso il torchio calcografico e litografico. La mostra è lo stralcio, tutto italiano, di una collezione di grafica europea del Novecento composta da una collezionista colta e appassionata che, in più di 50 anni, ha raccolto un corpus di circa 2000 opere. La guidava nelle scelte e negli acquisti, un'intuizione sottile, l'attenzione per gli intrecci culturali, la grande passione e una progressiva chiarezza di intenti nella volontà di dare vita a un racconto - di segni - di un dato periodo storico in un preciso ambito geografico.
In mostra sono presenti i grandi nomi dell'arte italiana del secolo scorso, le cui opere disegnano il percorso di una storia dell'arte che, utilizzando gli strumenti dell'incisione e il linguaggio della grafica, attraversa la sensibilità simbolista, la fedeltà ai valori della tradizione, la lezione cubista, la componente plastica, i temi della natura morta e del paesaggio, l'arcana staticità e la frantumazione della figurazione, il secondo dopoguerra e tutti gli anni Ottanta. Ci sono tutti: Boccioni, Marussig, Martini, De Carolis, Soffici, Carrà, De Chirico, Funi, Casorati, Maccari, Morandi, De Pisis, Manaresi, Sironi, Guttuso, Campigni, Soldati, Munari, Burri, Fontana, Santomaso, Music, Zunica, Gentilini, Pozzati, Ceroli e Tadini.
Lo spirito sperimentalista che attraversa il Novecento non risparmia certo la grafica, per sua natura portata alla combinazione dei processi e allo sforzo di superamento di tecniche e procedure. Il grande senso di libertà creativa che si ricava alla vista della maggior parte delle opere in mostra, nasce dall'atteggiamento di artisti che hanno inteso la grafica come terreno di ricerca, strumento espressivo, luogo di impegno e mai mera esibizione virtuosistica.
In un’epoca in cui la spettacolarizzazione e la comunicazione frenetica e invasiva non risparmia certo il mondo delle mostre d'arte, visitare Percorsi di segni significa concedersi un intimo momento conoscitivo di qualità alieno da "qualsiasi effetto plateale", in sintonia con la natura di una grande collezionista il cui patrimonio di opere è ora di proprietà della Pinacoteca Nazionale di Bologna.