Narra la leggenda che da qualche parte nel mondo esista un calice in cui avrebbe bevuto Gesù Cristo nell’ultima cena e nel quale Giuseppe d’Arimatea avrebbe raccolto il suo sangue durante la crocifissione. L’oggetto è divenuto recentemente materia di ispirazione di film, romanzi e indagini storiche di esperti e ciarlatani e se non fosse per il fatto che storici professionisti indagano da parecchio tempo sul mistero di questo calice, non varrebbe la pena di parlarne.
Tutto inizia con lo scrittore tedesco Wolfram Von Eschenbach, che intorno al 1200 scrive una trilogia Parzifal, Willehalm e Der Jungere Titurel in cui Eschenbach parla del Graal, ma a sua volta egli riferisce di avere preso questa storia da uno scrittore francese, Chretien de Troyes. Lo stesso Chretien de Troyes afferma tuttavia di aver sentito questo racconto da un negromante di Toledo, un certo Flegetanis. Wolfram von Eschenbach fa capire chiaramente che il suo romanzo Parzifal, è uno scritto iniziatico e invita caldamente il lettore a leggere tra le righe. Il romanzo, come tutte le opere iniziatiche si presta a due livelli di interpretazione, uno banale e uno più sottile che per decifrare necessita di una chiave di lettura. Chiave che, soltanto gli iniziati, cioè coloro a cui è stato rivelato il segreto, possono possedere. Ma di che chiave si parla?
Alcuni decenni or sono, tre autori anglosassoni, Lincoln, Baigent e Leigh, pubblicarono un libro Il Santo Graal, libro cui si ispirò Dan Brown per il suo mediocre romanzo, Il codice Da Vinci. Il libro, che voleva essere una indagine storica, ma più che altro è un romanzo storico senza molti appigli documentali, fa una serie di riflessioni peraltro acute che portano a una sconvolgente conclusione: Gesù Cristo non morì sulla croce, ma si salvò ed emigrò nella Gallia dove mise su famiglia con Maria Maddalena, e la sua discendenza dette origine alla dinastia dei Merovingi, soppiantata da quella Carolingia nella notte di Natale dell’800 quando Carlo Magno, pare contro voglia, accettò il titolo di Imperatore dall’allora Papa Leone III.
Ha senso questa ipotesi? Naturalmente non ne sappiamo abbastanza per accettarla o respingerla. C’è da notare però che nel Corano, è scritto inequivocabilmente che Gesù non morì sulla croce, ma al suo posto fu crocifissa un’altra persona. Mettere la parola ‘fine’ su un problema riguardante un avvenimento accaduto duemila anni fa è quindi al momento impossibile. Secondo gli autori esiste una tradizione esoterica che nel corso dei secoli avrebbe preservato questo segreto. Che nella storia esistano dei misteri è un fatto. Che su questi misteri si costruiscano leggende molto spesso basate su pure fantasticherie è un altro dato di fatto.
Vale la pena osservare però, che nella zona di Rennes le Chateau, dove secondo qualcuno esisterebbero prove della storia raccontata da Baigent, durante la Seconda guerra mondiale i tedeschi effettuarono parecchi scavi. Che cosa trovarono, se qualcosa trovarono, non è dato sapere, ma di sicuro qualcuno all’interno delle gerarchie del terzo Reich aveva preso alla lettera gli scritti di Otto Rahn sul Graal e aveva deciso di indagare. D’altro canto è un fatto noto che il nazionalsocialismo aveva in sé una componente esoterica e che specialmente Heinrich Himmler si era circondato di maghi e astrologhi del calibro di Karl Maria Wiligut, e che l’associazione guidata da Wolfram Sievers, la Ahnenerbe, faceva ricerche proprio nel campo dell’esoterismo.
Che cos'è quindi il Santo Graal? Secondo alcuni ricercatori, la parola francese corrispondente, suona "San Graal", molto simile a "Sang royale", ossia sangue reale, cioè la discendenza di qualche personaggio estremamente importante. Forse sono tutte fantasie, ma qualche mistero rimane. Nel 1967, in Francia venne pubblicato un piccolo libretto di 13 pagine: Le serpent rouge: notes sur Saint Germain de Pres et Saint Soulpice de Paris. Il libretto conteneva delle frasi in codice e nessuno poteva tradurle se non chi ne avesse avuto le chiavi di interpretazione. Il libretto faceva riferimento a Rennes le Chateau e alla presunta moglie di Gesù di Nazareth, Maria Maddalena. A chi potesse dare fastidio quello scritto non è dato sapere, ma quel che è certo è che tre giorni dopo gli autori furono trovati impiccati.
Forse il Graal non è un oggetto fisico, ma qualcos’altro. Secondo alcuni rappresenterebbe un diverso tipo di coscienza raggiungibile attraverso rituali alchemici. Dove sia la verità non sappiamo, ma di questo argomento se ne parla da svariati secoli e questo basta per renderlo interessante e degno di seria investigazione.
Testo di Riccardo Liberati