Kalila era una candela alta e slanciata. Di notte, quando veniva accesa, le capitava di scorgere fuori dalla finestra un piccolo spirito grigio, una linea sottile e sinuosa. Kalila brillava sempre con vitalità, ma quando vedeva lo spirito sembrava arrossire: allora la sua fiamma si faceva ancora più calda e vigorosa, fiera, quasi impettita. Le piaceva illuminare la stanza, tuttavia a volte si sentiva malinconica e pensava: “Sarebbe bello volare libera come lo spirito”.
C’erano giorni in cui la divoravano rabbia e insoddisfazione. Osservava con occhi di fuoco lo spirito scosso dal vento e la stanza le pareva una prigione! Dall’altra parte del vetro, nella notte fredda e buia, c’era un mondo intero da scoprire e illuminare. Lo spirito ricambiava il suo sguardo con occhiate sfuggenti. Kalila si chiedeva che pensasse e perché le facesse visita. Avrebbe voluto parlargli. Forse aveva freddo. Avrebbe voluto scaldarlo. Giorno dopo giorno Kalila diveniva più bassa, e la sua silhouette non era più quella di una volta. Non riusciva a sporgersi bene come prima per vedere ciò che accadeva fuori dalla finestra. In compenso aveva trovato degli amici nella stanza: le ombre dei libri. Ce n’erano di tutti i tipi: sognatrici, saccenti, fantasiose, avventurose, romantiche, sapienti, nichiliste, depresse, infantili, allegre… e avevano sempre qualcosa da raccontare. Era raro che Kalila si annoiasse, anzi diventava sempre più saggia e assomigliava a un piccolo Buddha. Più si abbassava, meglio vedeva le stelle alte nel cielo.
Giunse infine il giorno in cui Kalila si spense senza che il signor Mark soffiasse. Kalila sentì un gran freddo, chiuse gli occhi, e quando li riaprì era diventata un piccolo spirito grigio. Si accoccolò in un angolo della stanza rabbrividendo. Aveva paura. Fu allora che lo spirito della finestra scivolò nella stanza attraverso le imposte, corse verso Kalila e la baciò. Fu il bacio più freddo della sua vita, più freddo persino del bacio della morte di cui le aveva raccontato l’ombra di un vecchio libro. Il suo cuore divenne gelido come la neve, e poi, come per magia, Kalila smise di rabbrividire. Lo spirito scrisse nella polvere "Kieren". Kalila sorrise: “Il tuo nome… ” disse. Kieren annuì e le fece segno di alzarsi. “Andiamo?” chiese Kalila. Kieren annuì di nuovo e la condusse alla finestra. Aspettò che Kalila uscisse, poi la seguì. La Luna splendeva negli occhi di Kalila.
“Il Sole… ” sussurrò Kieren, “il Sole è ancora più bello”.
“Il Sole?” chiese Kalila.
“Una palla di fuoco, una grande candela… Tu dormivi quando c’era il Sole, ma tra poco lo vedrai”.
“Lo so, è lì che dobbiamo andare,” disse Kalila prendendo Kieren per mano.
“Troveremo la nostra casa nel Sole”.
Il Sole sorse, era davvero bellissimo. Kieren e Kalila partirono.
È così che gli spiriti delle candele consumate tornano nel Sole: mano nella mano. Perché le loro anime sono troppo fredde per viaggiare in solitudine.