Con le sue forze, l'anima deve affrontare l'insondabile mistero della esistenza umana con la morte che incalza e, unica tra i viventi, con la chiara consapevolezza dell'ineluttabilità di tale destino. Di fronte a questa tragica condizione alcuni rinnegano tale mistero, credono di poter vivere immersi nel mondo delle contingenze avvinti ai sensi e alla razionalità e sopravvivono sazi e disperati. Altri invece colgono, perfino dietro la trama della quotidianità, la presenza di quel mistero che tutto permea, non si accontentano delle rassicurazioni razionali e si interrogano dibattendosi in acque tanto profonde quanto misura la potenza dell'intuizione spirituale di cui dispongono. Sono i cercatori. Ma vi è un altro genere d' uomo che per buona sorte, per misteriosi meriti o per grazia divina sembra possedere ciò che questi cercano disperatamente e che gli altri hanno dimenticato: costoro sono le guide nel Tramonto, i fari nella notte, i Maestri di chi ancora cerca.
Nikolaj Kostantinovich Roerich era uno di costoro. Io non lo conoscevo e lo sentii nominare per la prima volta leggendo Le Montagne della Follia, un racconto di H.P. Lovecraft dove il protagonista, un geologo che partecipa a una spedizione polare, descrive il fantastico e inquietante paesaggio antartico paragonandolo ai dipinti di Roerich. Conoscendo le fonti reali o immaginarie dello scrittore americano e le potenti suggestioni evocate dai suoi racconti, cercai di sapere qualcosa di più riguardo l'enigmatico pittore e, non senza difficoltà, scoprii una straordinaria figura di uomo, di esploratore e di artista.
Figlio di un noto avvocato, nacque in Russia al tempo dell'ultimo Zar e attraversò la tempesta che squassò l'Europa nei primi anni del secolo scorso. La sua gioventù si formò nella natura forte e selvaggia di quella terra ove riconobbe la Bellezza del Mondo e amò l'arte, sua ancella. Come sempre accade, un giovane spirito, sensibile e innamorato della vita, attraverso la Natura cerca un maestro che ne guidi la venerazione e Roerich lo incontrò ben presto nel suo insegnante di pittura Mikalojus Ciurlionis. Individui così particolari, per quanto rari, si cercano e si attraggono perciò quando Nikolaj incontrò Helena Ivanovna Shaposhnikova, pronipote del generale Kutuzov che sconfisse Napoleone e nipote del compositore Mussorsgkj, la riconobbe immediatamente quale iniziata nel suo stesso cammino e da allora non si separarono più.
Helena era una donna bella, colta e raffinata, dotata di una profondissima sensibilità e, cosa rara in caratteri simili, di una tempra eccezionale nonché di una grande forza d' animo. Come Helena Petrovna Blavatskj, veniva "visitata" da entità che lei chiamava “Maestri della grande fratellanza Bianca” e insieme a Nicholas intraprese uno straordinario cammino che li portò nel cuore dell'Asia, lungo vie sconosciute, e dischiuse loro orizzonti lontani e misteriose contrade di una bellezza inimmaginabile. Le loro spedizioni godettero dell'appoggio di organizzazioni internazionali essendo Roerich un uomo di grande successo sia in patria che all'estero perché il carisma, l'autorevolezza e la portata delle sue conoscenze nei campi dell’arte, della filosofia e delle scienze naturali facevano sì che egli venisse ricevuto ovunque con i più alti onori. Era accolto non come un semplice viaggiatore ma come un venerato maestro perfino nei più sacri e remoti monasteri del Tibet, residenza di Lama custodi di antiche e profonde tradizioni.
Il suo sogno era di ricongiungere, attraverso le origini comuni ricostruite sulla base di minuziose ricerche storiche e Tradizionali, le antiche civiltà eurasiatiche, ponendo le fondamenta di una nuova èra in cui il meglio del mondo antico, alla luce del rinnovamento sociale e politico che allora agitava il mondo, sarebbe dovuto confluire in un'epoca di pace, di prosperità e di armonia. Il progetto di Roerich contemplava un nuovo ordine fondato sui pilastri della scienza, dell'arte e della spiritualità sotto l'egida della cultura che egli rappresentò nella Bandiera della Pace: tre sfere circondate da un cerchio color magenta su sfondo bianco.
Egli qui recuperò un simbolo antichissimo già raffigurato in pitture rupestri neolitiche, su frammenti di vasellame greco, su codici miniati, sulle armature dei Templari e nei mandala del Tibet. Quindi è un simbolo senza tempo e come tale appartenente a tutta l'umanità: le tre sfere nel cerchio rappresentano: il passato, il presente e il futuro racchiusi nella eternità, ma anche la pace, l'arte e la religione tenuti insieme dalla cultura. Come ben sappiamo il grandioso disegno di Nicholas ed Helena Roerich non si realizzò e “Il Patto Roerich”, siglato nel 1935 alla Casa Bianca con il presidente Roosvelt e firmato dalle più grandi personalità della politica e della cultura dell' epoca, allo scopo di preservare i beni artistici e culturali in tempo di pace e di guerra, ben poco ha potuto contro le catastrofi che da allora hanno continuato a desolare il mondo come dimostrano gli scempi di Cassino, di Bamyan e dei tesori della Siria.
In effetti quale spazio possono avere oggi, in questo tempo così cinico e disincantato, i grandi ideali di pace, cultura e spiritualità di cui i Roerich sono stati araldi appassionati? Nessuno! E infatti il mondo li ha dimenticati. Della loro straordinaria avventura rimangono quei dipinti che Nicholas ha sempre riportato come testimonianza redazionale e spirituale dei suoi lunghi viaggi e che ora sono custoditi a New York nel museo a lui dedicato. Sono raffigurazioni di fantastici paesaggi Himalayani dove dalle brume che ammantano valli incantate si sollevano cime prodigiose in un susseguirsi di vette immacolate.
A volte personaggi umani simbolici varcano la soglia di monasteri ultramondani fluttuanti in una beatitudine rarefatta di cristallina purezza. Gli azzurri, i viola e i rosa di quei cieli e il candore di quelle montagne ci inquietano e ci sconcertano perché non sono i colori di questo mondo. Guardando a lungo queste pitture e assaporando fino in fondo le suggestioni che da esse promanano si potrà allora forse cogliere, oltre il fallimento dei progetti politici e culturali, la cifra ultima del messaggio di Roerich: solo se l' anima saprà immergersi nella luce minerale degli elementi, identificandosi col volo di un aquila o col lento dissolversi delle brume nella luce sfolgorante del sole, solo così potrà trascendere la condizione umana con le sue angustie rifluendo nel Cosmo, finalmente trasfigurata in una vertigine metafisica di sconfinata pienezza.