Nella scorsa estate il Castello Estense di Ferrara ha visto terminare i lavori di restauro iniziati a seguito del terremoto del 2012, che provocò danni notevoli alla struttura. Ora ospita, nell'allestimento museale predisposto una decina d'anni fa da Gae Aulenti, una mostra, L'arte per l'arte, che rende omaggio agli artisti più rappresentativi della città, Giovanni Boldini e Filippo De Pisis, protagonisti della scena internazionale tra Otto e Novecento.
Le opere arrivano dalle collezioni delle Gallerie d'Arte Moderna e Contemporanea di Palazzo Massari e rimarranno in esposizione fino alla riapertura di questo edificio, dove sono ancora in corso i lavori per cancellare i segni lasciati dal sisma. Così nell'appartamento al piano nobile del castello estense si respira aria di Belle Époque attraverso il percorso boldiniano e la sensualità decadente dei ritratti di flessuose nobildonne dell'aristocrazia parigina e italiana, mentre i camerini di Alfonso I, aperti per l'occasione, sono dedicati alle opere di De Pisis, dal periodo giovanile, quello del suo trasferimento a Parigi e della sua adesione alla pittura metafisica, fino ai tempi della maturità, contrassegnati da un profondo mal di vivere e da uno stile poetico e personalissimo. La mostra è curata da Maria Luisa Pacelli, direttrice Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, Barbara Guidi e Chiara Vorrasi, conservatrici Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea.
Dall'altra parte dell'Italia, a Catania, l'inverno si accende dei colori dell'arte di Marc Chagall: fino al 14 Febbraio le sale del Museo Civico, ospitato tra le mura del Castello Ursino, espongono 140 opere, tra disegni, olii, gouache, litografie, acqueforti e acquerelli, provenienti dalla collezione dell'Israel Museum di Gerusalemme. La Sicilia del mito incontra così la magia dell'universo di Chagall, popolato di immagini ispirate al folclore e alle leggende della tradizione ebraica russa. E non solo: un intreccio favorevole del destino ha portato in uno dei castelli fatti edificare da Federico II di Svevia, che nella sua corte itinerante vide il volgare italiano utilizzato per la prima volta nelle liriche d'amore, delle opere di grafica e pittura che esaltano il rapporto tra arte e letteratura, tra forma e contenuto.
La mostra, curata da Ronit Sorek e prodotta da Arthemisia Group, si concentra, infatti, quasi interamente sull’attività di illustratore editoriale di Chagall. E' splendida la raccolta di 96 incisioni che illustrano Le anime morte di Nikolaj Gogol’, il primo di tre progetti che Chagall realizzò per conto dell’autorevole mercante ed editore francese Ambroise Vollard. Il lavoro lo tenne occupato dal 1923 al 1927. Il frutto fu un’edizione di 368 esemplari, 335 dei quali furono poi messi in vendita. Le stampe rimasero nei depositi di Vollard fin dopo la morte di questi, avvenuta nel 1939, quando furono acquistate dal critico d’arte ed editore Tériade, che le pubblicò nel 1948. In mostra, comunque, c'è anche l'universo familiare dell'artista, quello della sua infanzia, quello che racconta della sua vita con Bella, l'amatissima compagna, e quello dei rituali e degli aneddoti popolari del mondo contadino della sua Vitbesk, dove il 7 luglio del 1887 era iniziata la sua lunga vita.