Da quasi venti anni tengo corsi in Italia e in diversi paesi d’Europa per aiutare gruppi privati ed aziende a sviluppare le potenzialità, la comunicazione, gestire lo stress, insomma a vivere meglio. E ogni anno nei miei corsi incontro migliaia di persone. Non so quante ore ho trascorso ad ascoltare uomini e donne estremamente in gamba che mi raccontavano quanto fossero frustrati nella loro vita personale, relazionale o professionale (o tutte e tre). Alcuni di loro sentivano che non stavano esprimendo a pieno le loro potenzialità. Altri erano addirittura convinti di non possederne. Alcuni non si sentivano compresi, stimati o amati. Altri sostenevano che bisogna accontentarsi, ma erano più rassegnati che contenti.
Qualcuno aveva individuato il «colpevole» di questa situazione: il lavoro, il capo, il partner, la solitudine, la famiglia, il luogo dove vivevano, la crisi mondiale. Altri erano nella più totale confusione e non sapevano a cosa fosse dovuto quel senso di insoddisfazione sempre più frequente. Alcuni erano stati messi in ginocchio dalla vita ed erano demoralizzati e stanchi. Altri avevano superato brillantemente mille difficoltà ed erano stressati. Qualcuno stava impegnandosi per raggiungere i propri obiettivi: amore, salute, denaro, successo. Ma poiché queste cose tardavano ad arrivare, era scoraggiato.
Altri avevano tutto ciò che desideravano, amore, salute, denaro, successo. Eppure non riuscivano a goderselo appieno e non erano felici.
Ogni volta che vedo un essere umano in queste condizioni, sento molto dolore. E mi addolora ancora di più rendermi conto che anche io sono più volte caduta in questa trappola, ho sprecato momenti preziosi della vita impantanata in questi meccanismi e ho voltato le spalle alla felicità.
La scienza ha scoperto che le persone felici hanno dei vantaggi notevoli. La ricercatrice americana e psicologa Sonia Lyubomirsky e i suoi colleghi della University of California hanno analizzato oltre 250.000 persone e hanno scoperto che la felicità rende più sociali e socievoli, più altruisti, più abili a risolvere conflitti, più produttivi sul lavoro e più sani. Essere felici infatti alza il sistema immunitario. Alcuni studi sostengono addirittura che le persone felici vivono dai quattro agli undici anni in più!
Viceversa, quando siamo infelici siamo più irritabili, meno flessibili, e tendiamo a creare più problemi a noi stessi e agli altri. La ricerca della felicità non è quindi, come qualcuno potrebbe erroneamente pensare, un gesto egoistico. Tutt'altro. È un dono per noi stessi e per il mondo. Un dono che tutti meritiamo.
Ma allora, se la felicità fa così bene a noi e agli altri, perché non siamo più spesso felici?
Purtroppo nella nostra società ci sono molti falsi miti che ci impediscono di raggiungere la felicità. Così spesso finiamo per vivere tutta la vita correndo dietro a falsi ideali, senza conoscerci veramente, senza cercare di capire perché siamo qui, qual è il significato della nostra esistenza, come potremmo essere davvero felici.
Il primo falso mito riguarda ciò che ci serve per essere felici. Se lo chiedete in giro la maggior parte delle persone vi risponderà: più soldi. Più soldi per fare ciò che desidero, per lasciare il lavoro, per comperare casa ecc.
Ma è proprio vero?
Negli anni '70 uno psicologo della Northwestern University, Philip Brickman ha fatto una ricerca per capire quanto questo mito della ricchezza legata alla felicità fosse accurato. Brickman e i suoi colleghi hanno contattato tutte le persone dell’Illinois che negli ultimi anni avevano vinto grandi somme di denaro alla lotteria e le hanno sottoposte ai loro test sulla felicità. Poi hanno scelto a caso altrettante persone dall'elenco del telefono dell'Illinois e hanno fatto loro le stesse domande.
Contrariamente a quello che ci si potrebbe aspettare le persone che avevano vinto grosse somme non erano per niente più felici degli altri. Non c’erano differenze tra il gruppo di controllo e i ricchi, se non che il gruppo di controllo aveva un punteggio più alto nella capacità di godere delle piccole cose di ogni giorno!
Questa ricerca ha portato a studi più ampi sulla correlazione soldi/felicità. In tutte le ricerche i risultati hanno svelato lo stesso tipo di schema: in uno stato di estrema povertà il tasso di felicità si abbassa ma una volta che le necessità di base sono soddisfatte, il tasso di felicità si stabilizza ed avere più reddito non lo cambia.
Un altro falso mito riguarda la nostra possibilità di influenzare la felicità. Molti credono che il livello di felicità sia qualcosa che non possiamo controllare, qualcosa che non dura e che può sparire in un attimo. Invece non funziona così. La felicità, quella vera, quella duratura è possibile ma non avviene così per caso. È un lavoro interiore, uno stato di serenità che ha ben poco a che fare con quello che succede fuori di noi.
I recenti studi sulla felicità dimostrano infatti che la felicità non è una caratteristica innata ma una capacità, come giocare a tennis, e come tale possiamo apprenderla. Possiamo imparare a essere felici indipendentemente da tutto. E proprio come giocare a tennis, va allenata. Nessuno si sogna di vincere un torneo o fare un bella partita prendendo in mano la racchetta una volta all’anno.
Non esistono persone senza risorse, esistono solo persone che ignorano le proprie risorse. Oppure, non vi investono il tempo necessario.La maggior parte delle persone accettano l’idea di fare esercizio fisico regolarmente per tenersi in forma, che differenza farebbe se accettassimo l’idea di investire regolarmente un po' di tempo per migliorare mente e spirito ed essere più sereni?
Esercizio: esci dalla Dimensione del Tempo
Uno dei meccanismi che ci impedisce la felicità è l’essere fagocitati dal tempo e soprattutto il vivere schiacciati come in un sandwich tra i fantasmi del passato e le ansia per il futuro. Ecco un esercizio per allenarvi a riportare la vostra mente nel presente, che è l’unico momento in cui possiamo essere felici. Potete farlo anche solo pochi minuti al giorno.
Scopo:
Fare amicizia con il momento presente. Fate diventare pratica di ritirare l’attenzione dal passato e dal futuro quando non sono necessari.
Svolgimento:
Mettete una sveglia più volte durante il giorno e quando suona chiedetevi: a cosa sto pensando? Dov’è la mia mente ora? Se la trovate immersa nel passato o nel futuro, riportatela dolcemente nel presente. Usate completamente i vostri sensi. Siate dove siete. Guardatevi attorno. Guardate soltanto, non interpretate. Siate consapevoli dello spazio e della presenza silenziosa di ogni cosa. Ascoltate i suoni; non giudicateli. Ascoltate il silenzio sotto i suoni. Toccate qualcosa – qualsiasi cosa – e percepite e riconoscete il suo Essere.
Permettete lo “stato” di tutte le cose. Muovetevi profondamente nell’Ora.
Le domande dell’Ora
Chiedetevi:
dove sono?
cosa vedo?
cosa sento?
cosa percepisco nel corpo?