Discendente da una delle più nobili famiglie lombarde, che ha lasciato importanti testimonianze artistiche e architettoniche, ha trasfuso questa sua vena in un incondizionato amore per l’arte, che le ha permesso di aprire a Milano, a due passi dalla Scala, la succursale del Dorotheum, storica casa d’aste, nata più di 300 anni fa a Vienna.
Cosa vuole raccontarci di lei?
Non è facile parlare di se stessi. Quando ero bambina ho sempre amato le cose belle e le opere d’arte in particolare, perché mi davano una forte emozione e un senso di pace e tranquillità. Mi ricordo che quando andavamo in vacanza d’estate nelle Marche, nei giorni in cui non si poteva andare al mare per il brutto tempo, mia madre ci portava a visitare le città e i paesi dei dintorni. È capitato molte volte di andare a Urbino e visitare il Palazzo Ducale dove c’era la Muta di Raffaello che per me era il quadro più bello del mondo; appena entrati io mi fiondavo davanti al dipinto e ci rimanevo finché tutta la famiglia mi raggiungeva per continuare insieme a vedere il resto del palazzo e in particolare lo Studiolo del Duca con i bellissimi intarsi in legno (da qui anche la mia passione per i mobili). Un anno, non mi ricordo quale, il Palazzo subì un furto tra cui la Muta di Raffaello e mi ricordo perfettamente che appena lo seppi mi misi a piangere a dirotto perché pensavo che non l’avrei mai più vista. Per fortuna ritrovarono i tre dipinti rubati e la Muta tornò al suo posto e per me fu un grandissimo sollievo! Amo tutti i settori dell’arte, moltissimo i dipinti antichi e i mobili, ma m’incuriosiscono anche le opere di arte contemporanea, che forse non capisco appieno, ma certe volte riescono a darmi un’emozione. Nel mio percorso professionale ho fatto di tutto, ho restaurato mobili, ho fatto l’interprete per l’Ente Fiera, ho lavorato in banca e poi in una società, ho fatto ufficio stampa e PR e da 10 anni dirigo la sede milanese di una casa d’aste austriaca. Mi sento una persona completa e soprattutto soddisfatta ed entusiasta di ciò che faccio, sia dal punto di vista professionale che privato. Penso che sia estremamente importante stare bene con se stessi per vivere al meglio.
La sua immagine esteriore come “personaggio” e il suo sentire come “persona”.
Non mi sento un “personaggio” ma una persona che ama moltissimo il suo lavoro e mi reputo una persona semplice e alla mano.
Si sente di raccontare il suo sogno?
Purtroppo non ricordo i sogni che faccio, ma ogni tanto la mattina mi ritrovo a pensare di averne fatto uno e mi sforzo di ricordarlo ma non mi riesce.
Per lei il piacere è…
Sentirsi e stare bene in qualunque situazione e con chiunque, riuscendo ad affrontare le cose con saggezza, calma e intelligenza.
La donna oggi: liberazione o integrazione?
Nessuna delle due. La donna oggi lavora, ha una famiglia e riesce a conciliare le due cose.
Donna e/è potere… cosa ne pensa?
Con intelligenza la donna affronta entrambi.
Stereotipo e realtà della donna milanese.
La donna milanese è una donna che spesso lavora e ha una famiglia e, come ho scritto in precedenza, riesce abilmente a conciliare le due cose. È una donna organizzata e decisa che riesce ogni giorno ad essere molto professionale nel suo lavoro, e mamma e donna di casa appena mette piede fuori dall’ufficio, oltre ad essere molto attiva nella vita sociale.
Il rapporto della donna con l’uomo contemporaneo: confronto o scontro?
Confronto costruttivo e intelligente sia professionalmente sia nella vita privata, cosa non sempre facile.
Sessualità, maternità, lavoro: tre fili che s’intrecciano, confliggono o si elidono?
S’intrecciano, ma ognuno differisce dall’altro. Sta a noi trovare il giusto tempo per ognuno. Sono tre fili molto importanti della vita di una donna e che devono convivere.
Lei ha aperto nel 2005 e dirige tuttora la Casa d’aste Dorotheum di Milano, succursale dell’omonima, storica, istituzione viennese risalente agli inizi del ‘700 e nata come Monte di Pietà e Banco dei Pegni. Quali motivazioni l’hanno spinta ad assumere questo importante impegno?
L’arte. Per mia fortuna, sin da piccola, ho sempre vissuto tra le opere d’arte in una casa del ‘500 affrescata e che amo moltissimo, dove spesso mi rifugio nei weekend, e da qui è nata la mia passione per l’arte e il suo mondo. Prima di Dorotheum ho lavorato per due case d’aste importanti, una inglese e una italiana. Quando mi è stato chiesto di aprire la prima sede di Dorotheum in Italia ne ero entusiasta e lo sono ancora dopo 10 anni. Una componente molto importante, che mi ha spinto ulteriormente ad accettare questo incarico, è che la famiglia di mia madre è austriaca. Mi è sempre piaciuto il mondo delle aste sin da quando studiavo a Firenze e ho iniziato a frequentarle proprio lì. Mi affascinavano, e il mio primo acquisto fu un bastone da passeggio con un pomello in argento che tengo in campagna.
E’ difficile conciliare l’aspetto del marketing con quello della passione per l’arte?
Secondo me no, anzi la passione per l’arte è uno stimolo in più che mi aiuta a riuscire a trasmettere il messaggio in modo quasi personale, come se stessi facendo un ragionamento con me stessa.
Un’asta, oltre all’aspetto specifico dell’offerta e della contrattazione, è connotata da una corrente di emozioni coinvolgenti: ci potrebbe citare i meccanismi psicologici di un organizzatore e di un frequentatore di un’asta?
Ognuno vive il momento dell’asta secondo il proprio carattere. E’ certo che subentrano emozioni, dato che si è coinvolti e si fa il massimo per i propri clienti, sia i mandanti sia i compratori.
Ha visto passare nella sua casa d’aste capolavori di ogni epoca, ci può citare quelli che l’hanno più colpita?
In questi 10 anni mi hanno colpita emotivamente 4 opere: una di Mario Schifano che, a 6 mesi dall’apertura della nostra sede nel 2005, ha fatto un record; una di Giovanni Boldini, un bellissimo ritratto di un’attrice francese; una di Vittorio Matteo Corcos che raffigurava una conversazione di due belle dame nei Jardins du Luxembourg a Parigi; una Lucrezia di Guido Cagnacci che nel 2007 fece un fantastico record per un dipinto antico. Mi hanno colpita, non tanto per i risultati ottenuti, ma perché erano opere che mi hanno trasmesso, ognuna nel suo genere, una vera e forte emozione.
Quale tipo di pubblico si appassiona o è comunque interessato all’acquisto di opere d’arte?
Prevalentemente collezionisti, ma anche giovani che si avvicinano a questo mondo, oltre agli amanti dell’arte.
Dorotheum offre arte antica, moderna, contemporanea, gioielli, preziosi, ecc., verso quale di questi settori si orienta maggiormente il collezionista?
Il collezionista compra quello che gli piace e che lo appassiona o che può arricchire la sua collezione. In questi ultimi anni, e ancora adesso, è un momento molto favorevole per l’arte contemporanea, ma anche le opere antiche di qualità sono molto richieste; i gioielli si comprano bene in asta e sono, a mio avviso, sempre un ottimo investimento.
A dieci anni dall’apertura della sede di Dorotheum a Milano che bilancio fa della sua “creatura” e come si è inserita nell’ambiente culturale della città?
Sono molto contenta, ogni anno c’è stato un miglioramento e ci avvaliamo di ottimi esperti presenti nella sede milanese e che hanno contribuito moltissimo alla crescita della casa d’aste. Cerchiamo di coinvolgere i milanesi con le nostre esposizioni, che sembra vengano molto apprezzate.
Proviene da una storica famiglia lombarda, che cosa la lega maggiormente alla sua tradizione?
La passione per l’arte e una grande unità familiare che è la cosa in assoluto più importante.
Come intenditrice e ricercatrice d’arte, quali capolavori nascosti di Milano vorrebbe farci conoscere?
I capolavori nascosti di Milano sono i palazzi che celano un giardino come nella nostra sede in Palazzo Amman, ma oltre a questo, Milano è piena di giardini nascosti e luoghi segreti che ogni tanto si intravedono camminando per le vie della città.
La sede di Dorotheum si trova nello storico Palazzo Amman: che cosa la affascina di più nell’essere nel cuore di Milano?
A parte il fatto di poter fare due passi nel giardino del palazzo, un’altra cosa di questo posto che mi affascina è sentire quasi tutti i giorni le prove della Scala seduta alla mia scrivania in ufficio.