Una delle mie passioni più lontane nella memoria, è profondamente legata al corpo. Per pomeriggi interi camminavo spostandomi sospesa nell'aria. Volavo in cima al grande abete nel giardino dei nonni, e quando i miei piedi toccavano la terra, i loro erano passi di danza. Il desiderio di disegnare viaggiava in compagnia del movimento armonioso del corpo. Infanzia e adolescenza si sono concentrate nell'ascolto e nel movimento in uno stato di libertà assoluta.
Ci sono eventi nostri contemporanei e ce ne sono altri che sono avvenuti prima di noi. Questi ultimi riguardano l'infanzia e l'adolescenza. Sono eventi a noi precursori e sono proprio questi che dobbiamo ascoltare e mantenere vivi nella memoria. A volte, infatti, accade che entrando nel mondo adulto, si nega e si dimentica la felicità e la libertà del nostro corpo quando, nell'azione, traccia segni di grazia e di bellezza. Ecco, nei movimenti di Selina, ho rincontrato me bambina.
Ho conosciuto Selina nella primavera del 2012. Cercavo una coreografa per l'azione di un gruppo di ragazze. Ero impegnata alla realizzazione del mio evento Giuliana Anicia è qui? e Gerardo, un amico comune, l'ha accompagnata nel mio luogo. Mi ha subito incantata la sapienza del suo corpo. I gesti e i movimenti esprimevano una personalità autorevole e coinvolgente. Camminare, correre, inchinarsi, raccogliere conchiglie, gettare sassi, segnare l'acqua del fiume; gesti semplici, quotidiani che sotto la direzione di Selina diventano azioni potenti. Quando, come in questo caso, sono segnata da un profondo coinvolgimento, desidero comprendere le origini di tanta forza creativa.
Oggi è il 7 novembre e l'estate di S. Martino è esplosa in tutta la sua bellezza. Giornate miti e luminose esaltano la bellezza dei caldi colori autunnali. Gli alberi si preparano al riposo invernale donandoci trionfi d'oro e di corallo. Qualche giorno fa ho incontrato Selina. Ci eravamo date appuntamento in un bar pasticceria che si trova nella piazza che accoglie la basilica di S. Francesco. In questo luogo di grande bellezza dove l'architettura ci riporta alla sapienza dei nostri antenati vedo e sento Selina bambina. E ritrovo nelle sue parole, ora, l'origine della sua fucina e il percorso di una passione che ha arricchito di senso la città intera. La vedo giocare con Monica, la sua piccola amica alla quale impone la creazione di "figure" e "ogni giorno creavamo un personaggio diverso. Spettatrice d'eccellenza dei miei spettacoli era nonna Rina".
È qui e a scuola, dove un bravo maestro incoraggiava la sua creatività e quella dei compagni di classe, che prenderà forma il progetto di tutte le scelte future. Ci sono poi gli allenamenti rigorosi del corpo e della mente nei corsi di ginnastica artistica. E qui mi ritrovo perché anch'io ho frequentato corsi simili. Ma la sua è una passione assoluta che non prevede divagazioni. Insieme a Monica, nella prima infanzia, è l'antenata, la preveggente di se stessa. Il suo è un percorso senza cedimenti, senza sentieri laterali. Partecipa al festival di Comacchio organizzato da Vittoria Ottolenghi che negli anni '80 porta i gruppi di danza contemporanea italiana e internazionale tra la gente: di giorno gli stage e di sera gli spettacoli sui "tre Ponti". In questo momento ha inizio la consapevolezza di una passione.
Di qui in un crescendo, con tutte le difficoltà del caso, nasce la collaborazione con Monica Francia che scaturisce nel festival Ammutinamenti. Il disinteresse delle istituzioni alle istanze dei coreografi impone un cambio di strategia. Viene il momento di ammutinarsi invadendo i luoghi pubblici. La danza urbana, con le incursioni di danzatori negli spazi della quotidianità o nelle case di privati cittadini e nella darsena della città, crea vivacità e rende questa città meno conformista e distratta. È un piacere dell'anima incontrare bravi professionisti regalarci emozioni e bellezze gratuite. Mentre Selina racconta, ricordo quando realizzai "a mano" i manifesti di Ammutinamenti proprio uno alla volta e pensavo di non farcela più. Ritorno al racconto di Selina. Nel corso degli anni il festival diviene un contenitore di eventi e di progettualità condivise in cui confluiscono le due principali vocazioni che hanno reso celebre l'iniziativa sulla scena italiana: la danza urbana e la giovane danza d'autore. Tutte e tutti noi dovremmo avere il coraggio di danzare. Ho seguito "a lato" la sua esperienza e quando mi parla del lavoro che più l'ha coinvolta ho di nuovo la conferma che la danza contemporanea è lì pronta ad accoglierci per riportarci a quella grazia e a quella bellezza di cui si è persa traccia.
Allora Selina, prima di salutarci, mi racconta il percorso artistico che più l'ha coinvolta; è lo spettacolo Tangaz realizzato insieme alla sua amica Claudia Bruni. È un lavoro per quattro danzatori, tre musicisti e un attore. Lo spettacolo evoca l'atmosfera tipica della balera. La luce cruda e senza colore rivela qualche sedia, tavoli, una orchestrina e ritratti di provincia tra la malinconia struggente del tango argentino e l'allegria scanzonata del liscio romagnolo. Ognuno in qualche modo racconta la propria storia, che diviene poi, nell'intreccio delle diverse azioni parte della vita di ognuno di noi. E sorridendo mi dice che in tournée, con questo spettacolo, ha vissuto uno dei periodi più belli della sua vita.