Nella storia dell’uomo ci sono da sempre testimoni silenziosi che non appaiono nei libri e che non lasciano traccia alcuna del proprio passaggio. Ci accompagnano su questa terra altri esseri viventi ancor più silenziosi e alieni: le piante. Intelligenti e invisibili, non sempre riconosciute dall’uomo, le piante sono segretamente legate alla nostra esistenza ma sfuggono alla percezione come succede per le dinamiche complesse. La loro dimensione vitale appartiene alla terra, alla luce e alla forza di gravità che le collega al mondo. Le differenze macroscopiche col mondo animale le aliena inevitabilmente dal nostro tempo e le sottrae facilmente al nostro sguardo.
Eppure l’energia delle piante e dei boschi sono il risultato di migliaia di anni di evoluzione dove un luogo diventa un campo energetico generato da complesse dinamiche olistiche e sistemiche. Le piante ci spiegano le nostre origini, l’inizio del pensiero mistico e la scoperta della bellezza. Questa dimensione magica completa la nostra esistenza e il nostro equilibrio molto più di quanto non siamo in grado di ammettere. Il tempo delle piante, così diverso e antico è fortemente connesso alla time-line evolutiva del mondo, mentre l’uomo appare a se stesso e al mondo come l’ultimo colonizzatore aggressivo e vorace, incapace di stabilire equilibri. Ma è proprio così?
Probabilmente nella storia di questo pianeta siamo anche l’unico essere vivente che vive emotivamente le rivoluzioni e i cambiamenti del mondo. Non è di certo la prima volta che qualcosa si estingue su questo pianeta. Ne abbiamo prova tutti i giorni senza scomodare i nostri lontani parenti o gli eventi catastrofici del giurassico. Tuttavia l’uomo è legato al mondo vegetale sia biologicamente (condividiamo con le piante il 26% del Dna) che spiritualmente e anche se abbiamo perduto il contatto primario con questi esseri viventi possiamo tentare di recuperare ancora in parte questa dimensione ancestrale. Attraverso la dimensione astratta del pensiero e della memoria possiamo cercare un modo per avvicinarci al tempo immobile e apparentemente inesistente delle piante. Si tratta di un tempo senza direzioni, fatto di attimi che si ripetono, probabilmente privo di azioni esterne che lo generano così come la struttura profonda del nostro pensiero e in un certo senso sospeso come un’immagine fotografica. Non so se sia possibile trovare in questo approccio una connessione che restituisca anche un senso nel suo diventare scelta e quindi azione. Mi domando se la nostra evoluzione del pensiero e della memoria possa passare attraverso la dimensione astratta del mondo primario e vegetale.
Unchecked nasce da una ricerca fatta sul catasto Teresiano e sull’Inventario dell’Intendenza Politica del 1700 presso l’Archivio di Stato di Mantova. Su alcune carte e documenti rimane traccia della storia della piccola comunità ebraica di Mantova legata dalla seconda metà del 1700 a quella dei moroni da gelso, impiantati nei terreni Camerali del Ducato per la produzione del bozzolo da seta. Nel Ducato di Mantova alla metà del secolo XVIII la comunità ebraica intraprende una nuova avventura e scrive con le piante una storia oggi completamente scomparsa fatta di simbiosi, economia e lavoro esempio antico della sopravvivenza umana nel rispetto della conservazione del proprio territorio. Grazie a un accordo esclusivo e a una concessione gratuita per 27 anni la Famiglia Finzi e la ditta Leon Vita già impegnati nella produzione della seta pianteranno più di 20.000 gelsi o moroni su tutto il territorio di proprietà Camerale sopratutto nelle aree di Rivarolo, Sabbioneta, Bozzolo e Isola Dovarese. Solo dopo il 27° anno la Regia Camera avrebbe riacquisito i moroni impiantati.
Fu questo l’inizio di un periodo nuovo per la comunità ebraica che beneficiava anche dell’apertura politica da parte del potere asburgico di Maria Teresa d’Austria ispirata alla dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1791 della Rivoluzione Francese. Il Catasto Teresiano è stato in questo progetto un elemento di ricerca e la testimonianza scritta di come un documento tecnico ispirato agli ideali illuministi potesse addirittura tener conto del numero degli alberi attivi in quei territori. Strano, ma non troppo, che nelle accurate mappe e nei documenti del Catasto Teresiano l’unico albero censito su tutto il vasto territorio mantovano sia proprio il Morone. Che si tratti di terreno boschivo, arato, vignato o di pertinenza di casa (urbana e colonica) il morone viene indicato con il numero esatto di esemplari e certificato dalle squadre che ne hanno fatto il rilievo. Di questi alberi, oggi, non ne restano che pochi esemplari.
Con la fine della produzione della seta le piante di gelso scompaiono dal territorio mantovano lasciando qualche albero monumentale e alcuni esemplari selvatici cresciuti nelle aree riforestate o spesso abbandonate. In questa ricerca è emersa un’altra singolare testimonianza della “complessa relazione” uomo-pianta. L’Antico cimitero ottocentesco Ebraico di Mantova viene trasferito nell’ottocento in un’area recintata ai margini del centro urbano. Dimenticato per un certo tempo dalla memoria dell’uomo, per varie vicissitudini, scompare immerso in una nuova foresta. Le piante lo invadono e si riappropriano del proprio spazio. Solo per caso il guardiano del cimitero si accorge della presenza di alcune lapidi sommerse dalla foresta secondaria. Le tombe erano state invase dalle piante che vi erano cresciute potenti. Le loro radici avevano invaso gli alvei, sollevato ribaltato e nascosto le lapidi.
Unchecked parla di perdita e di riappropriazione, parla del tempo dell’uomo e del tempo delle piante. Parla della capacità che ciascuno di noi ha di pensare e dare un giudizio. Ciascuno di noi ha bisogno di connettersi al complesso e delicato equilibrio con il proprio ambiente per ritrovare in una dimensione sistemica ciò che abbiamo perso. In questo possiamo vederci una scommessa sulla nostra sopravvivenza futura o più semplicemente una delle tante estinzioni possibili.
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