“L'arte non è un oggetto da ammirare e da studiare ma un modo di fare e vedere le cose”. [1]
“L'arte di Manifesto Brut diviene documento, pratica, percorso, informazione e il problema del valore si sposta dal campo estetico a quello etico”. [2]
Gli artisti aderenti al Manifesto Brut si sono radunati nuovamente per una mostra collettiva in Italia. Le opere esposte sono legate da un tema, L'Inferno necessario che come un filo, lega a sé tutte le opere e apre alla lettura dell’esposizione d’arte. Questa scelta è ampiamente esposta nel testo di Maya Pacifico, curatrice dell’esposizione nonché artista del Manifesto: “… gli artisti del Movimento Brut si spingono nell'indagine delle pieghe del negativo, un campo non ancora esplorato, e tentano di rivelare una nuova realtà che l'evento ha in sé: la totalità del quotidiano, il binomio tra arte e vita”.
La lettura del testo che accompagna la mostra, ci trasporta in quel percorso ideale dove ogni artista, durante la creazione, è costretto a confrontarsi con la sua opera. Di seguito riporto alcuni frammenti del testo:
“(…) L'Inferno è necessario perché la verità di un fatto è ombra, è l'oscurità che non può essere rivelata che come tale. Il viaggio nel profondo dell'inferno è nell'offrirsi al rischio di non essere compresi, e, al limite, neppure capiti come uomini o come simili, allora è la terra a offrirsi senza nessun orizzonte e la pietra a
coprire una vastità senza riferimento in una oscurità in cui la notte è senza il giorno”.
“(…) Nella profondità dell'Inferno va ritrovata la consapevolezza della propria spaesata e casuale esistenza sulla terra, il cui senso si mostra devastante nella sua vastità, nella sua totale indifferenza. Risalire il fiume Negro significa risalire verso l'origine, attraverso l'acqua impregnata dalla morte dove l'odore della menzogna è essa stessa corruzione e morte, in quella solitudine che costringe i nostri pensieri a non mentire più”.
“(…) Il viaggio nel Nero Inferno deve far uscire gli artisti dall'abituale e quindi dalle loro abitudini per esporli all'insolito, per costringerli a capire. Il modo in cui le rocce incombono sopra la testa, il modo in cui la stalattite si è formata nei millenni, il fiume si fa ansa e la terra si fa solco e il sole si congeda all'orizzonte e che anche se arriviamo fin dove la profondità è vertigine e paura si può sempre salire a rivedere le stelle”. [3]
Attraverso l’osservazione delle opere esposte sentiamo aprirsi una finestra da dove è possibile addentrarsi per una riflesssione profonda sul nostro tempo. L’osservatore che si addentra in questa “realtà” è “guidato” verso una comprensione dell’esposizione grazie al sapiente allestimento degli artisti del Manifesto Brut. L’esposizione, è ospitata in un luogo carico di storia. L’eremitaggio dello *Jesus” di Auletta, un’antica cappella già documentata nel 1540 e rimasta aperta al culto fino al 1857. Al suo interno, piccoli spazi sovrastati da archi, aperture a volta, stretti passaggi, ne caratterizzano l’unicità del luogo dove regna il silenzio e la solennità. Il sito è gestito dalla fondazione Mida.
La Fondazione MIdA - Musei Integrati dell’Ambiente - è costituita dalla Regione Campania, la Provincia di Salerno e i comuni di Auletta e Pertosa. MIdA nasce con il fine di valorizzare la ricchezza di questo territorio unico nel suo genere, dando vita a iniziative senza fini di lucro, mirate a promuoverne le risorse ambientali e culturali. La Fondazione gestisce diversi siti. In primo luogo le Grotte di Pertosa-Auletta, quindi una sede museale (MIdA 01) che permette di scoprire la storia geologica del luogo, indagando le profondità della terra attraverso l’esplorazione diretta delle Grotte. In prossimità delle Grotte vi è anche un Museo Botanico (MIdA02), dedicato alla flora spontanea del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano. Ulteriori spazi espositivi della Fondazione si trovano nella suggestiva località di Auletta, dove oltre al Complesso Monumentale dello “Jesus” (MIdA 03), sede amministrativa della Fondazione, è presente il ”Parco Urbano a Ruderi” (MIdA 04) che è costituito dalla parte del borgo antico del Comune di Auletta che affaccia sulla rupe del torrente Cretazzaro.
Artisti partecipanti:
Michaël Beauvent, Santino Campagna, Dario Carmentano, Anna Colmayer, Irina Danilova, Elena Dell’Andrea, Pina Della Rossa, Peppe Esposito, Roberta Filippi, Mauro Kronstadiano Fiore, Stefanie Krings, Pino Lauria, Eric Legrain, Angelo Riviello, Roberto Scala, Rocco Sciaudone, Giorgio Scotti, Alejandrina Solares, Rino Telaro, Winny Tewes.
Citazioni [1], [2], [3] dal testo critico di Maya Pacifico